Stabile e Archivolto, un cartellone condiviso: «Uno + uno fa sessanta»

Bepi Caroli

Genova, 21/06/2017.

Il cartellone 2017-18 di Teatro Archivolto e Teatro Stabile è congiunto. Sono 60 i titoli. Unico l'abbonamento. Alcune produzioni dell'Archivolto saranno in scena sui palchi dello Stabile, e viceversa. Questo è Insieme, come ha dichiarato Gian Enzo Duci, presidente del Teatro Stabile di Genova, «la tappa di un percorso».

Oggi sembra lontano il dicembre 2015, quando di fusione si parlava ancora a bocca stretta, con estrema cautela, nonostante ci fossero già stati i primi timidi tavoli di confronto. Le parole di Duci, per presentare il primo abbonamento congiunto Numero zero, lo scorso febbraio - «Non c'è un piano B, stiamo lavorando a un progetto comune» - non smentiscono la recente determinazione sull'ambizioso progetto. «Oggi ci sono ancora due loghi - prosegue Duci - speriamo che l'anno prossimo si arrivi a un logo unico e a un nome solo, pur riconoscendo e rispettando la storia e l'identità di ciascuna istituzione».

La partita è avviata. Si danno le carte riprendendo alcune produzioni recenti dell'una e dell'altra realtà teatrale. Si scambiano le doppie portando alcuni spettacoli dello Stabile al Modena e alla Sala Mercato - per esempio Geppetto e Geppetto di Tindaro Granata, (22-25 novembre) - e alcuni dell'Archivolto al Duse e alla Corte - per esempio Father and son, con Claudio Bisio (16-21 gennaio). Si punta alto, rimescolando i mazzi, ovvero i pubblici. Fuor di metafora, è Pina Rando, direttrice del Teatro dell'Archivolto, a svelare il gioco: «Questa stagione è fatta da due stagioni che ognuno ha preparato a casa propria. Volevamo dare un segno. Una volta pronte, abbiamo deciso di mescolarle un po', sia le produzioni che le ospitalità, così che anche il pubblico cominci a capire di potersi muovere sui sessanta titoli».

Tra le altre migrazioni: prima al Duse (8-12 novembre), quindi alla Sala Mercato (14-16 novembre), Eracle di Euripide, l'esercitazione degli allievi del Master della Scuola di Recitazione per la regia di Massimo Mesciulam; al Duse anche Ugo Dighero nella rivisitazione Mistero buffo di Dario Fo (9-14 gennaio); alla Corte invece Quello che non ho (13-18 febbraio), con Neri Marcorè impegnato tra parola e musica su testi di Pier Paolo Pasolini e Fabrizio De Andrè. Infine, ripresa con un nuovo cast, capitanato da Dighero, Spoon River (19 ottobre - 5 novembre), lo spettacolo di teatro e danza di Giorgio Gallione su testi di Edgar Lee Masters e canzoni di Fabrizio De André per cui sarà il teatro ottocentesco del Modena a subire una metamorfosi: svuotata delle poltroncine la platea diventerà bosco con le suggestive scene di Marcello Chiarenza mentre il pubblico siederà sul palco.

Varie le intepretazioni sull'esito di questo 1+1: «Uno più uno fa sessanta - afferma deciso e brioso Giorgio Gallione, direttore artistico e regista dell'Archivolto - una proposta vitale, eccitante, dinamica per i due pubblici che poi non sono altro che un grande unico pubblico». Più realista Duci che, venendo dal mondo delle imprese, commenta: «Per esperienza le fusioni sono spesso un uno più uno che fa meno di due, ma noi lavoriamo perché sia più di due. Comune e Regione ci stanno affiancando in una comunione di intenti, con un tale supporto e attenzione al dettaglio, come mi è capitato di vedere più spesso nel privato, il che mi ha riconciliato con l'idea stessa di pubblico».

Decisamente ottimista il magnifico rettore dell'Università di Genova, Paolo Comanducci: «Insieme è un lemma che indica tutte le relazioni che si sono rafforzate in questa città. E dico rafforzate e non create, perché c'è una rete di interazioni che è cresciuta frequentandoci. Si stanno approfondendo tante collaborazioni: bello, ad esempio, l'interscambio per cui avremo musica all'orto botanico con i musicisti del Conservatorio Paganini».

Stesso sentire traspare dalle parole di Carla Sibilla, assessora alla Cultura del Comune di Genova: «Con soddisfazione accolgo questo ruolo della cultura, come fattore trainante nei cambiamenti della città. Con questo Insieme, Genova continua a dimostrare rinnovamento, inclusione, capacità di fare fatica, magari rinunciando a qualcosa di sè stessi per dare qualcosa di più alla città. Oggi siamo qui per Stabile e Archivolto, ma abbiamo già festeggiato il fare insieme per esempio con Palazzo Senarega». Sempre Sibilla coglie all'interno dell'ampio cartellone due spettacoli in lingua inglese provenienti da Edimburgo (già in scena al Piccolo di Milano nel gennaio 2017): A Bench on the Road, sulle donne italiane immigrate in Scozia tra il 1850 e il 1950 e, sempre sulle migrazioni ma per i più piccoli, A Young Woman Who Lived in a Shoe (Teatro Duse 7-9 marzo).

Sulla «funzione civile, oltre che culturale, del teatro», si sofferma il sindaco Marco Doria, ricordando le due zone diverse della città in cui operano Archivolto e Stabile, «non posso dimenticare gli altri soggetti che garantiscono teatro in tanti altri quartieri della città e producono cultura teatrale portandola in giro per l'Italia». E aggiunge: «L'altro aspetto di questo cartellone che vorrei sottolineare è il ciclo di conferenze L'invenzione dell'Europa (Duse e Corte, 24 settembre - 6 novembre), per una cultura che non ha steccati, visto che l'Europa non è stato solo un sogno, ma anche qualcosa per cui molte persone hanno dato la vita, si raccoglie quindi il lavoro di artigiani e professionisti per un messaggio di carattere civile». Cultura e territorio riverberano anche nelle parole dell'assessora regionale alla Cultura, Ilaria Cavo,che ricorda la richiesta di «regionalizzazione rivolta a Stabile e Carlo Felice per offrire un servizio culturale sui territori, ma anche costruire i presupposti di una fidelizzazione che aumenta andando a incontrare altri pubblici nei vari comuni».

Difficile scorrere 60 titoli al completo e allora in sintesi ricordiamo solo alcuni dei protagonisti dei 4 palcoscenici genovesi: Emma Dante con La scortecata, tratto dal Cunto de li Cunti di Basile (Modena, 26-27 gennaio), Fausto Paravidino con Il senso della vita di Emma (Duse, 6-11 febbraio); Veronica Cruciani con Das Kaffeehaus, riscrittura da Goldoni di Fassbinder (Corte, 12-17 dicembre); Ascanio Celestini con Pueblo (Modena, 22-24 marzo); Mario Perrotta con il suo Milite ignoto. Quindicidiciotto (Modena 15-16 febbraio); Gabriele Vacis porta in scena il testo di Baricco Smith & Wesson, con Natalino Balasso e Fausto Russo Alesi (Modena, 6-10 marzo); il regista Kostantin Bogomolov rilegge le inquietudini dell'oggi con Delitto e castigo di Dostoevskij (Corte, 7-11 marzo); De Florian / Tagliarini s’interrogano sulla rappresentazione della vita quotidiana in Reality (sala Mercato, 22-23 febbraio); Virgilio Sieni dopo il grande progetto L'Atlante del gesto_Genova torna sul palco con il Cantico dei cantici, (17 novembre); per la regia di Pietro Babina la cronaca sul palco con Thyssen. Opera sonora di Ezio Mauro (Modena, 29 novembre) e storie di camorra con La paranza dei bambini di Roberto Saviano (Modena 9-11 febbraio). Nuovissima drammaturgia con Cous Cous Klan di Carrozzeria Orfeo (Modena, 1-2 marzo) e Nessun luogo è lontano di Giampiero Rappa (Modena, 12-13 aprile).

Sette nuove produzioni di cui due internazionali dello Stabile. La prima, con una compagnia multietnica, è Fine dell’Europa (Teatro Duse 11-20 ottobre): dittico del drammaturgo argentino Rafael Spregelburd su cui tanto ha lavorato Ronconi negli ultimi anni prima della scomparsa - Stabile / Comédie de Reims / Teatro di Liegi / Comédie de Caen. L'altra, sempre in collaborazione con la Comédie de Caen: M come Méliès, omaggio al genio visionario di Georges Méliès, da un'idea e per la regia di Marcial Di Fonzo Bo e Élise Vigier (Duse, 15-18 febbraio). Le altre cinque: alla Corte (17-29 ottobre), l’adattamento di Stefano Massini del capolavoro di Umberto Eco, Il nome della rosa, una coproduzione tra gli Stabili di Genova, Torino e Veneto, diretto da Leo Muscato. In collaborazione con l’ERT, L’esecuzione di Vittorio Franceschi anche interprete sul palco con Laura Curino per la regia di Marco Sciaccaluga. Quindi, diretto da Luca De Fusco e coprodotto con lo Stabile di Napoli Sei personaggi in cerca d’autore, (21 novembre - 3 dicembre) con Eros Pagni protagonista. Poi, Night bar (20 febbraio - 4 marzo) co-prodotto dal Metastasio, una regia di Valerio Binasco - neo-direttore artistico dello Stabile di Torino - che porta in scena tre atti unici di Harold Pinter, Il calapranzi, Tess e L’ultimo ad andare via. E infine, Il padre di August Strindberg (13 al 18 marzo) di cui Gabriele Lavia è regista e protagonista - una co-produzione con il Teatro della Toscana.

Anche artisti e gruppi locali in cartellone: da Laura Sicignano con il suo Vivo in una giungla, dormo sulle spine (Duse, 15-19 novembre) a Circumnavigando Festival al Teatro Modena, con Les idées grises dei francesi Compagnie Barks (7 dicembre) e Diktat di Sandrine Juglair (9 dicembre). Dal 16 al 17 marzo alla sala Mercato un nuovo appuntamento con il teatro per adolescenti di Elena Dragonetti, in scena dopo un laboratorio con Swing Heil! mentre alla Corte, dopo Billy Budd, gli attori detenuti della Casa Circondariale di Genova Marassi sono di nuovo in scena diretti da Sandro Baldacci con Desdemona non deve morire (dal 10 al 15 aprile ). Teatro-canzone con Dalle belle città, spettacolo di Gian Piero Alloisio e, l'ex-direttore dello Stabile, Carlo Repetti (Duse, 24-25 aprile).

L'ultima battuta è del presidente Duci e riguarda i prezzi: «Con l'abbonamento andare a teatro costa meno che andare al cinema». Gli abbonamenti sono scontati fino al 21 luglio e si può scegliere tra le formule: Liberi, + giovani o 20 Eventi, acquistabili anche online a un prezzo promozionale. Nello stesso periodo si avrà una prelazione per la scelta degli spettacoli prima dell’inizio della campagna abbonamenti autunnale, a settembre.

Di Laura Santini

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