Suq a Genova: premiato il progetto MigrArti

Sabrina Losso

Genova, 04/05/2017.

Sono 36 in tutto i progetti vincitori del bando ministeriale MigrArti 2017. Quest'anno c'è anche La mia casa è dove sono, quello presentato dal Suq di Genova e realizzato in strettissima collaborazione con il Comitato Casa del Migrante Ecuadoriano, con Mabota A.S.A. (associazione Speranza per l'Africa) e la Federazione nazionale ACLI. 

Collocatasi tra le prime dieci selezionate, la proposta ha senz'altro risposto bene ai requisiti del bando grazie all'allargata partnership che il Suq Genova è riuscito a costruire coinvolgendo molte altre realtà genovesi e non: Museo delle Culture del Mondo-Comune di Genova, Teatro Stabile di Genova, Social Community Centre dell’Università di Torino, ARCI Liguria e Altrove - Teatro della Maddalena, Endofap Liguria, Consolato Ecuador, Associazione Amici della Tanzania, Associazione di solidarietà Italo Etiope Eritrea, Associazione Luanda, Officina Letteraria. 

Il titolo del progetto La mia casa è dove sono è tratto «dall'omonimo romanzo di Igiaba Scego - spiega Carla Peirolero, attrice, regista e direttrice del Suq Festival - che tratta del suo spaesamento quando si è trasferita dalla Somalia a Roma. Un libro che ci ha molto colpito anche per l'acuta riflessione offerta da Goffredo Fofi nella prefazione, dove il concetto di casa diventa molto ampio. Casa è ciò che si lascia; ciò che si ha urgenza di ricostruire; il luogo dove si cerca conforto, ma anche dove si festeggiano i momenti felici della vita».

Intorno a questo tema il progetto si articola attraverso laboratori di scrittura e teatrali, incontri di approfondimento e riflessione sulle migrazioni, ma anche sulle relazioni interculturali e uno spettacolo. «Partiamo dal tema della casa-simbolo, che non vuole restare costretto solo nei confini di chi migra arrivando in Italia, ma vuole affrontare anche il vissuto dei nostri giovani all'estero - in Germania, Francia o Inghilterra - quando vanno alla ricerca di un particolare cibo, di un odore, o scoprono di essere rappresentati diversamente rispetto alla propria identità culturale. Uno spunto, dunque, ma anche una guida è quello che tratteniamo della scrittura della Scego. Non intendiamo utilizzare il testo come drammaturgia dello spettacolo, che si svilupperà invece attraverso un lavoro laboratoriale guidato da Suq, Officina Letteraria (Emilia Marasco) e la consulenza di Marco Aime e lo scrittore Omar Rizq (suo il romanzo Cento querce, ndr). Cuciremo in maniera sartoriale un copione di questo spettacolo finale anche sulla base del vissuto dei partecipanti, attraverso il laboratorio di scrittura (dal 16 maggio al 3 giugno) e quello teatrale (dal 10 giugno all'8 luglio) con Daouda Diabate e Aram Kian».

Coniugando la dimensione artistica, culturale e inclusiva il progetto crea l'opportunità per 15 persone di essere parte attiva attraverso i laboratori (gratuiti), ma prevede di coinvolgere anche la cittadinanza attraverso gli incontri e lo spettacolo conclusivo in scena negli spazi del Museo delle Culture del Mondo - Castello D'Albertis, dal 28 al 30 luglio 2017, con un prova aperta il 26 luglio.

Chi può candidarsi per partecipare? Quali i requisiti: età? o altro?: «C'è una callCall Laboratori MigrArti (online sul sito www.suqgenova.it) già aperta, a cui si deve rispondere entro il 14 maggio 2017 - spiega Alberto Lasso Montesinos, collaboratore al progetto e assistente alla regia per lo spettacolo - e i requisiti sono indicati già dal bando del ministero: dunque occorre essere migranti di prima o seconda generazione, quindi anche cittadini italiani (come nel mio caso), dai 16 ai 60 anni. Rispetto all'età, volevamo essere inclusivi, ma abbiamo anche avuto una suggestione, attraverso il tema della casa, rispetto al ruolo delle madri migranti. Ci siamo chiesti: che cos'è stata la prima cosa che hanno avuto urgenza di comprare le madri che, lasciata la loro casa, ne hanno creata una nuova? Mi ricordo che nel mio caso è stata la pentola per cucinare il riso, oggetto che non può mancare in una casa del Sudamerica». A proposito dell'ampia fascia d'età, Peirolero aggiunge: «Non ci dispiaceva aggiungere una nota intergenerazionale al progetto, che in fondo affronta il tema dell'identità oltre che dell'interculturalità e delle migrazioni».

Già lo scorso anno era stata presentata una proposta, ma non era passata perché «avevano puntato troppo sulla formazione - prosegue Peirolero - e non abbastanza sull'equilibrio tra artisti professionisti e non e sull'aspetto del coinvolgimento ampio del territorio. Questa volta, una delle valutazioni positive del ministero è proprio arrivata rispetto all'accostamento tra artisti di sicura professionalità e giovani che hanno già lavorato nel campo delle arti, tra scrittura, recitazione, musica e danza, dimostrando il loro talento attraverso altri eventi e altre organizzazioni». 

Lo spettacolo itinerante proporrà a un gruppo ristretto di circa 50 spettatori un percorso in vari spazi del Museo D'Albertis e sarà interpretato da vari artisti: «tra cui Aram Kian, già ospite del Suq festival con un bellissimo monologo, Mi chiamo Aram e sono italiano, scritto insieme a Gabriele Vacis. Kian è un interprete diplomatosi alla Paola Grassi di Milano, che ha al suo attivo diversi spettacoli; Miriam Selima Fieno che ha lavorato tra gli altri con Ricci e Forte e Stefano Massini; Daouda Diabate, che viene dal Burkina Faso da una famiglia di Griot, poeta e cantore che coniuga la tradizione orale, la danza e la musica. Accanto a loro artisti più giovani dal Mozambico, per esempio, dall'Albania, e, in qualche caso già attivi nella compagnia Suq, come Jo Choneca, Erjomina Shahaj, Michell Cazco, Melissa Zhingre, Mulumba bin Kasarghi»

Anche gli incontri sono stati un elemento funzionale all'interno del bando perché «il Ministero chiedeva uno spettacolo però anche che il percorso formativo fosse rivolto a tutta la cittadinanza. Quindi il progetto non resta chiuso solo a chi partecipa ai laboratori, ma si apre agli operatori e alla città con tre appuntamenti: Nuovo teatro per un nuovo pubblico al Teatro Stabile di Genova a maggio (data da definire), vorrebbe ragionare su come allargare l'offerta a un pubblico nuovo offrendo spazio al tema della migrazione e interculturalità e sul tema del ricambio generazionale tra gli artisti.

Quindi ci sarà un seminario, L'arte come motore per la costruzione di una Comunità plurale, (23 giugno sede ARCI Liguria), a cura di Alessandra Ghiglione  e di Social Community Theatre dell'Università di Torino. Infine,  il 31 luglio, al Museo D'Albertis, si terrà una conferenza finale per tirare le fila e qualche conclusione sul progetto stesso. Partiamo infatti dall'idea che questo progetto possa avere una sua sostenibilità nel tempo, che sia un modello da offrire per altre repliche, altri musei, o altri contesti interessati a conoscere artisti al lavoro sull'interculturalità, là dove intendiamo mettere in contatto anche culture molto diverse tra loro, spesso chiuse nelle varie associazioni di afferenza ma scarsamente in dialogo fra loro».

A livello economico il Ministero contribuisce al progetto per «25mila Euro - conclude Peirolero - a copertura del 75% dei costi, il resto lo trova Chance Eventi, che conta anche sui biglietti per lo spettacolo, che costerà 6 Euro (di cui 3 al gruppo e 3 al museo). Un contributo ministeriale di cui il Suq va certamente fiero, essendo anche l'unico festival teatrale, insieme a Borgio Verezzi, capace di attrarre risorse statali sul nostro territorio».

Di Laura Santini

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