Passaggi: e se parlassimo della morte? Alla Tosse 5 spettacoli

Teatro della Tosse Cerca sulla mappa

Genova, 14/03/2017.

Secondo il dottor Michele Gallucci «il teatro, come il cinema e l'arte, sono gli unici modi che abbiamo per parlare davvero della morte». Per questo oggi, (14 marzo), al Teatro della Tosse, si è seduto accanto a Emanuele Conte e Marina Petrillo per la presentazione di Passaggi - sguardi sulla morte, rassegna di 5 spettacoli, in scena dal 16 al 26 marzo 2017. Il progetto nasce dalla casualità di alcune proposte arrivate alla Tosse, tutte legate a una riflessione sul tema, utilizzando varie tecniche e registri, da cui è nata l'idea di creare un progetto più ampio che affrontasse uno dei grandi tabù. Oltre a Gallucci, direttore della scuola italiana di medicina e cure palliative e dirigente dell'Hospice Maria Chighine, nel Padiglione Maragliano all'ospedale San Martino di Genova, anche Elena Cosulich – presidente dell'associazione di volontariato Braccialetti Bianchi a sostegno delle persone, pazienti e familiari, che si avvicinano alla fine della vita.

«Forse è rischioso - commenta Conte - ma è un tema di cui si parla e si scrive tanto. Tra i cinque spettacoli in programma siamo felici di riportare a Genova la compagnia Familie Flöz, con Infinita, uno spettacolo straordinario già ospitato, dedicato alla morte ma anche all'essere anziani e in generale alla vita e ai momenti di passaggio. Gallucci e Cosulich li abbiamo incontrati grazie a Marco Taddei e al suo spettacolo La palla rossa, che vuole spiegare la morte ai bambini». Questa è la prima volta che Braccialetti Bianchi si lega a un'iniziativa teatrale - nel 2016, primo anno di vita attiva, l'associazione ha partecipato al Festival della Scienza con un evento sulla Terapia della dignità e la medicina narrativa di fine vita su cui ha organizzato anche un incontro alla Biblioteca Berio.

La rassegna si apre (16-17 marzo) con una nuova produzione del Teatro della Tosse: Non c'è limite alpeggio. «Più che sulla morte - prosegue Conte - questo è uno spettacolo sul suicidio e sull'idea folle di farci un business da un testo di Andrea Begnini e Alessandro Bergallo che ne è anche interprete. Il gioco c'è, la comicità anche, ma direi che Bergallo tira fuori una parte di sè diversa che diventa emozionante sia come interprete che come autore».

Si prosegue il 17 e 18 marzo con lo spettacolo di Taddei. «La palla rossa è uno spettacolo adatto a tutti e i bambini si divertono. Devo ricordare - afferma Marco Taddei - l'incontro con Braccialetti Bianchi: una coincidenza davvero fortunata. Loro sono venuti in Svizzera dove lo spettacolo è stato prodotto, l'hanno visto e gli è piaciuto. Solo dopo hanno saputo che ero io il regista, un genovese. Il testo è nato grazie a Sonia Lurati, psicopedagoga che prepara i vivi all'evento morte. Mi ha fatto studiare tanto per capire cosa succede a un bambino, che tipo di immagini ha quando pensa alla morte. Attraverso la commedia riusciamo a superare i pregiudizi e finalmente a far pronunciare in scena la parola morte. Sul palco abbiamo un'attrice che ha 10anni, intorno a lei tutti cercano metafore diverse per spiegare la fine della vita e si ride moltissimo perché intorno alla morte ne combiniamo tantissime, le tiriamo persino una bottigliata in testa». Alla fine dello spettacolo, Sonia Lurati partecipa a un dibattito con il pubblico.

Il 18 e 19 marzo (con doppia replica giornaliera), va in scena Noccioli. Esercizi di presenza per 36 spettatori «non uno spettacolo, un'esperienza», spiega Luigi Marangoni che ne è ideatore e regista. «Sembra un paradosso, ma l'idea che sottende lo spettacolo è che pensare alla morte porti ad essere più presenti nella nostra vita. In scena nove persone che non sono attori e hanno voluto seguirmi in questo percorso alla scoperta di che tipo di eredità hanno ricevuto da padri e madri, anche spirituali, e quale lasciaranno loro. I loro sono episodi di vita, testimonianze di quel complesso di Telemaco, descritto da Massimo Recalcati per cui solo nel momento in cui la persona è morta, si rivela ciò che resta di lei in noi». Nelle stesse date (18-19 marzo - sala Trionfo) Familie Flöz, con Infinita presentato già nel 2005, «che parla della vita, dell'inizio della fine, senza neanche una parola. Uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto», commenta Marina Petrillo.

Si chiude con la compagnia Teatro dei Gordi e Sulla morte senza esagerare, ideazione e regia di Riccardo Pippa, «un altro spettacolo senza parole, con le maschere - conclude Petrillo - con al centro una morte incapace e distratta, che non riesce ad uccidere, da cui scaturiscono scene esilaranti. Il titolo riprende un verso di una poesia sulla morte appunto di Wislawa Szymborska. Questa rassegna non vuole porre le basi per una riflessione pesante e difficile, tutt'altro, semplicemente affrontare anche questo aspetto della vita».

Anche perché come spesso si dice il territorio ligure è un'eccezione in quanto all'età media della popolazione e questo incide anche su quanti si trovano volenti o nolenti ad affrontare l'esperienza. A ricordare i numeri il dottor Gallucci: «In Italia sono 600mila le persone che muiono all'anno. Genova ha la più grande concentrazione di vecchi in Italia, e siccome l'Italia è il paese più vecchio del mondo, la nostra è la città più vecchia al mondo. Proprio in questi giorni, il nostro parlamento sta impedendo che questi cittadini possano decidere di sè stessi, visto che a discutere la legge sul Testamento biologico ci sono solo 22 deputati. Parlare della morte è molto difficile ma necessario perché si collega all'eros e alla vita. Della morte ne hanno parlato soprattutto le donne, persone straordinarie come quelle che hanno fondato questa associazione, Braccialetti Bianchi, che si è data il compito di promuovere la riflessione sul fine vita. Al San Martino muoiono circa 1100 persone l'anno, 150 persone muoiono al pronto soccorso mentre non dovrebbero neanche arrivarci. La buona notizia è che il direttore generale del San Martino (Giovanni Ucci, ndr) ha valorizzato la collaborazione con i volontari e con questo progetto in particolare, rendendo obbligatorio venire a teatro (con crediti) per il personale sanitario (circa un centinaio) che sta facendo un corso di formazione sulla comunicazione con i pazienti in fin di vita avranno crediti)». Oltre a quello del San Martino in Liguria ci sono altri 4 hospice nelle altre tre provincie e uno a Chiavari.

Gallucci descrive l'hospice del San Martino (attivo da 6 anni) come un luogo dove occorre ascoltare molto e sapersi trasformare anche in un'agenzia di viaggio perché le persone ritrovino il diritto di scegliere e di soddisfare i proprio desideri evitando l'accanimento terapeutico. «Le richieste sono le più diverse: una ragazza ha chiesto di laurearsi e ci è riuscita; c'è chi ha deciso di sposarsi; chi di raggiungere la famiglia in un altro paese; chi di fare un viaggio. Parlare con le persone serve a rendere umanamente accettabile morire. Ci sono 11 leggi in Italia che regolano questo aspetto dell'esistenza, tutte approvate nel giro di dieci anni, l'ultima sancisce il diritto di essere assistiti con tutte le soluzioni tecniche necessarie. Tutte le leggi contengono l'obbligo alla formazione del personale e alla divulgazione dei servizi e dei propri diritti tra la popolazione, ma questo seconda parte è rimasta abbandonata».

Il ministero stima che un 60% di tutti i morenti abbia bisogno di assistenza e cure palliative specialistiche, ma «ogni anno circa un migliaio di persone muoiono - prosegue Gallucci - e molti non conoscono i loro diritti. Curare i sintomi è la parte facile, ma gli aspetti psicologici e spirituali sono molto complessi ci sono persone che hanno più di una famiglia, figli illegittimi, capitali all'estero, morire può diventare una faccenda molto complicata. Il Comune di Genova ha istituito (nel 2009) il Registro delle Direttive Anticipate, ovvero ciò che vorrei o non vorrei, se non fossi più in grado di decidere. Speravamo che il nostro paese tra ieri e oggi arrivasse a prendere la decisione che nella maggior parte dei paesi europei è già legge. Ma non è successo, quindi anche questa iniziativa del Comune ha un grande valore civile ma, non essendoci una legge, è un'altra delle molte manifestazioni che partono dalla società civile o dalla cittadinanza».

Secondo Gallucci il punto è che morire serenamente e nelle corrette condizioni non deve essere un atto di carità né di eroismo individuale. «Bisogna essere malati eroici? No, e fra l'altro sono pochi quelli che riescono a mantenere un ruolo fino alla fine. E gli altri? Tutti devono avere il diritto di essere lasciati in pace».

L'associazione Braccialetti Bianchi, con all'attivo più di trenta volontari all'interno dell'hospice del San Martino, è decisa a portare avanti le iniziative culturali che portino a una maggiore sensibilizzazione e consapevolezza tra i cittadini. «Portare un nuovo messaggio sulla cura del fine vita - afferma Elena Cosulich - questo è il nostro obiettivo. Siamo stufi di evitare la parola morte. Non poterla pronunciare dimostra la paura che abbiamo. La formazione attraverso cui prepariamo i nostri volontari è una crescita interiore e all'ascolto, verso se stessi in primis per riuscire ad ascoltare gli altri». Due gli spettacoli della rassegna direttamente sostenuti dall'associazione: La palla rossa e Noccioli, per cui comprando il biglietto si sostiene l'operato di Braccialetti Bianchi.

Di Laura Santini

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter