Numero zero: Stabile e Archivolto un unico grande teatro?

Genova, 17/02/2017.

Il dado è tratto secondo Gian Enzo Duci, presidente del Teatro Stabile di Genova: «Non c'è un piano B, stiamo lavorando a un progetto comune Stabile-Archivolto che potrebbe portare a uno dei più grandi teatri italiani. Il piano di sostenibilità economica, patrimoniale e finanziaria è in stadio estremamente avanzato e, dopo la presentazione agli azionisti, per i primi di marzo dovremmo riuscire a presentarlo anche alla Fondazione San Paolo».

Decisa anche la voce del Comune di Genova, principale fondatore e azionista insieme alla Regione dell'istituzione, che si esprime attraverso la figura dell'assessora alla Cultura e al Turismo Carla Sibilla: «Il piano di sostenibilità è già al vaglio di certificatori terzi, un passaggio importante che indica la serietà con cui si sta procedendo. Vorrei anche ricordare che, al contrario di quanto si possa immaginare, questo progetto porterà certo a un'economia di scala, ma significa anche che andremo a fare di più, non di meno. E aggiungo che andare indietro, a questo punto, costringerebbe a fare i conti con una parabola negativa».

Numero zero, dunque, la nuova formula di abbonamento congiunto Stabile+Archivolto: 4 spettacoli a 40 Euro, offre l'occasione per rompere gli indugi e dare corso a intenti già proclamati nel tempo in diverse occasioni, ufficialmente dai due attuali direttori (Rando e Pastore) nel dicembre 2015. «Vuole essere un esempio concreto in cui soggetti che hanno fatto percorsi paralleli e magari distanti, nel momento in cui si siedono intorno a un tavolo, fanno sì che uno più uno faccia un po' più di due. Nell'impostazione poi, seguiamo la tradizione inaugurata con Quartetto, l'abbonamento congiunto con il Teatro Carlo Felice: questo progetto nasce con un abbonamento ma vuole portare a un grande teatro».

Restano da sciogliere alcuni «nodi importanti» aggiunge Duci, che hanno a che fare con questioni tecnico-legali, ma è chiaro che questa fusione sollecitata e sostenuta dal ministero (Mibact), dal Comune, dalla Regione e persino dalla Fondazione San Paolo è una missione. Secondo Duci, poi, la ricaduta di questa impresa coglierebbe la città a 360 gradi, date le dimensioni che il nuovo soggetto culturale andrebbe a giocare sul panorama nazionale, insomma «una voce forte rispetto a quanto deve fare la città e al suo futuro».

Molto concreta la visione sul progetto di Pina Rando, che lega il progetto di fusione alla nuova formula di abbonamento tirando in ballo l'elemento cruciale: il pubblico. «Sono tre, non due, i titoli inclusi dall'Archivolto nell'abbonamento, essenzialmente perché, avendo teniture basse, volevamo dare più opzioni perché gli spettatori abbiamo voglia di venire a Sampierdarena. La speranza è infatti quella di unire i nostri pubblici e smuovere chi è in centro e viceversa».

A proposito di spettatori, Angelo Pastore aggiunge: «Tra fine febbraio e fine di marzo distribuiremo un questionario nelle nostre sale per testare il nostro pubblico, perché la sfida è interna, ma è anche tesa a dare un servizio». Un'occasione, dunque, anche per fare una radiografia del pubblico affiliato alle due realtà.

Nella sostanza tocca ai direttori artistici Giorgio Gallione e Marco Sciaccaluga raccontare i titoli inseriti in Numero zero. In un gioco di cordialità e precedenze, Gallione rompe qualsiasi imbarazzo, ricordando che allo Stabile è di casa: «Qui mi hanno battezzato e per me è facile tornarci. Mi auguro che il Numero zero non resti a zero. Noi proponiamo tre prime assolute: un adattamento di long seller, due libri di Francesco Piccolo, in Momenti di trascurabile in/felicità (30 marzo - 8 aprile). Due scherzi, o come piace a me definirli, due varietà dell'animo, per raccontare inciampi e abitudini di noi tutti. In scena Ugo Dighero e Maurizio Lastrico. L'altra è una produzione a cui tengo molto intorno alla figura di GianMaria Testa e al libro che ha lasciato inedito andandosene: Da questa parte del mare (27-28 aprile) è l'altra faccia del suo concept album, e frutto della fase finale della sua vita, in cui fu spinto a scrivere quelle storie che avevano ispirato il suo album: incontri con persone migranti e le loro vite. Da questo libro lui stesso mi ha chiesto di farne uno spettacolo. Sul palco Giuseppe Cederna, suo amico. Terza proposta, coincide con un nostro appuntamento fisso Carta Bianca, l'esplorazione di un autore, che quest'anno prevede due serate su Giancarlo De Cataldo - in abbonamento abbiamo proposto quella più teatrale (3 maggio). Speriamo che questo gioco di incroci sia fertile».

Mentre ricorda che al Teatro della Corte attualmente è in prova, in contemporanea con la regista Irina Brook (figlia di Peter Brook, ndr), Marco Sciaccaluga parla della fusione come di un «progetto illuminato e difficile, sentivamo il dovere di provarci davvero, per il futuro di questa città».

Saranno proprio le due nuove produzioni attualmente in prova, due grandi classici, Il gabbiano di A. Cechov e L'isola degli schiavi di P. de Marivaux (al Duse, 21 marzo-9 aprile), le proposte per il nuovo abbonamento. «Non entro nel dettaglio - afferma Sciaccaluga - di queste due grandi storie, che vengono dal passato e che per questo parlano del futuro. Come scriveva Samuel Johnson, critico letterario, saggista e poeta inglese del '700: Nulla è più necessario all'uomo che sentirsi raccontar le storie che già conosce. Anche perché queste storie vengono raccontate da generazioni diverse».

Un'interessante anticipazione arriva comunque su Il gabbiamo - in scena dal 28 febbraio al 19 marzo - e parte dalla «traduzione dell'edizione Ur, cosiddetto copione della censura - prosegue Sciaccaluga - quello che Cechov sottopose agli uffici di Mosca, in cui sono tanti i tagli, ma non si tratta solo di censura ma anche del risultato di un fuoco amico, quello di Stanislavski, per esempio. Questo elemento crea intorno allo spettacolo una grande novità perché alcune varianti sono davvero straordinarie».

Di Laura Santini

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