Modigliani in mostra a Genova. Poi arriva Picasso

Paesaggio toscano, 1898-1899 Olio su cartone, 20,8 x 35,7 cm Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

Genova, 02/02/2017.

Genova non intende più essere un’idea come un’altra, ma punta ad essere città d’arte e di cultura. L’ambizione parte nel 2004, quando il capoluogo ligure è stato nominato Capitale europea della cultura. E Palazzo Ducale ambisce a divenire centro della cultura artistica e ambientale.

«In 25 anni – spiega l’assessore al Turismo e alla Cultura Carla Sibilla – Genova ha preso una vocazione nuova rispetto a quella di città industriale». Nel 2015 la mostra Dagli Impressionisti a Picasso ha aperto una città come Genova ai grandi musei internazionali per oltre sei mesi e ha contato 230mila visitatori, la metà proveniente da fuori regione.

Quest’anno si spera di replicare, se non superare il successo con un duo che ha fatto grande il Novecento. Primavera-estate ci scaldano con Amedeo Modigliani a Palazzo Ducale, in programma dal 16 marzo al 16 luglio (non più visitabile dal 14 luglio). Organizzare una mostra sul pittore livornese non è semplice se si pensa che nella sua breve vita e ancor più breve carriera Modigliani ha lasciato circa 300 opere di cui un centinaio non possono uscire dai musei o sono disperse, quindi raccogliere i 30 lavori in mostra non è stato semplice.

L’esposizione si concentra sull’arrivo del pittore da Livorno a Parigi nel 1906. L’anno dopo, Picasso dipinge Les Demoiselles d'Avignon e si giunge alla scomposizione e astrazione delle forme. Picasso sostituirà Modigliani a Palazzo Ducale nell’autunno 2017.

Modigliani a Parigi conduce una vita da bohemien e conosce altri artisti, come Picasso, grandi scrittori e mercanti. Paul Alexandre lo introduce nella borghesia parigina. Il loro rapporto si conclude nel 1913. Tra il 1910 e il 1914, Modì si appassiona alla scultura e lascia da parte la pittura cui torna nel 1914, quando scoppia la Prima Guerra Mondiale e molti artisti amici vengono mandati al fronte.

La sua pennellata acquista maggiore naturalezza. Modì si dà ai ritratti di amici e donne. E Palazzo Ducale con il livornese diventa una galleria di ritratti sempre più idealizzati e caratterizzati dal tentativo di penetrazione psicologica. Nel 1916 incontra Léopold Zborowsky, che gli offre la sicurezza di uno stipendio mensile. Nello stesso anno questi gli organizza una mostra che viene fatta chiudere perché ritenuta scandalosa: Modì non si limita più a ritrarre i soli volti-giraffa, ma si allunga ai corpi, spesso nudi.

Di questo periodo, in mostra c’è l’indecente Nudo accovacciato, conservato ad Anversa che, sotto un telo bianco, appoggiato a mo’ di perizoma, lascia intravedere le nudità. Nello stesso anno, Modigliani conosce Jeanne, la studentessa diciannovenne che si lancia dal quinto piano della finestra di casa dei genitori, all’indomani della morte nel 1920 per tubercolosi di Amedeo, da cui aspettava un bambino di nove mesi. Quando conosce la donna, subentra la dolcezza nelle pennellate, c’è meno colore, ma i ritratti sono più caratterizzati.

In mostra anche lavori di Moïse Kisling a esaminare l’intenso rapporto mai affrontato tra i due pittori molto amici.

Di Laura Cusmà Piccione

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