Luca Caracciolo, orafo con la passione dell'oro verde: «My Golden Age è il regno della mia creatività»

Genova, 12/04/2024.

Lo sapevate che l'oro verde è nato a Genova? Non stiamo parlando di Pesto! Non parliamo neppure di un metallo dalle sfumature color prato, ma di un oro molto brillante, luminoso e dai bagliori piuttosto freddi, che deriva da una specifica percentuale di rame e argento inserita fusa nella lega. Nacque qui in città negli anni Sessanta, dalla creatività di un orafo famossissimo, il Maestro Pietro Sforza, fautore di quell'oreficeria caratterizzata dalla lavorazione un po' grezza, che ricorda i gioielli di epoca etrusca e che ancora oggi viene apprezzata ovunque.

Uno degli estimatori di questa arte è Luca Caracciolo, che di mestiere fa proprio l'orafo, anzi si può dire che in oreficeria ci sia proprio nato: «Ho iniziato da bambino, mentre gli altri giocavano a palla, io giocavo con le pietre nel laboratorio di mio papà, che mi portava lì soprattuto nelle lunghe estati quando le scuole erano chiuse e in qualche modo doveva tenermi occupato», ci racconta in quello che è diventato il suo mondo, fatto di pietre preziose e oro, soprattutto quello verde, il suo preferito, ma anche rosso, dai toni più ramati.

Ci troviamo da My Golden Age, laboratorio orafo in via di san Donato 7, a pochi passi dai Giardini Luzzati e dal fascino romanico della chiesa di San Donato, per scoprire i segreti di un'arte antichissima e affascinante, che sarebbe forse più giusto chiamare artigianalità, vista l'abilità manuale e creativa che impilica.

«Il mio primo braccialetto l'ho creato a 12 anni, era in argento e ad un certo punto ero diventato talmente bravo da fabbricarne parecchi, da regalare agli amici. Dopo le scuole superiori è stato quasi naturale per me diventare un orafo, anche se in realtà mi sarebbe piaciuto fare il musicista! Ho avorato anche come educatore, ma l'oro è sempre stato nel mio Dna».

Partendo dalle riparazioni, che secondo Luca sono state proprio il segreto per iniziare a fare questo mestiere con successo, deve la sua abilità anche allo spirito di osservazione: «Sembra una battuta, ma guardare gli altri lavorare è la prima regola. Anche mio padre iniziò facendo il garzone e per i primi due anni si limitò a spazzare solo per terra, ma intanto controllava ciò che facevano i più anziani ed esperti».

Oltre ad orafo Luca è anche incassatore: «Può sembrare strano ma sono due lavori totalmente diversi e per acquisire questa qalifica ho frequentato la scuola delle Arti Orafe di Firenze e ora posso montare le pietre nelle mie creazioni».

Ma come nasce un gioiello? Molto semplice (si fa per dire!): dal fuoco. Prima Luca pesa su una bilancia oro giallo, rame e argento che, a seconda della nuance che si vuole raggiungere, variano di volta in volta, poi si sposta nel laboratorio, accende una grossa fiamma e fonde il tutto, facendolo colare poi in uno stampo. La trafila o la piattina di metallo che ne derivano si fanno poi passare in un macchinario che le appiattisce in modo tale da poter essere lavorate, a forma di anello, oppure di ciondolo o di decorazione per un orecchino».

Luca si muove con agilità tra macchine che hanno un aspetto molto simile a quelle che si possono trovare in un'officina e ci racconta che per a lui non sembra di fare niente di particolare: «Per me è praticamente come bere un caffè! Mi sono reso conto, però, che quando ne parlo mi guardano un po' tutti straniti, perchè effettivamente creare anelli, collane e orecchini, forse non è proprio cosa di tutti i giorni».

Mentre ce lo racconta sta creando una fede nuziale, che non è solo un gioiello, ma in tutte le culture è un vero e proprio simbolo, un sigillo d'amore: «Questa è in oro verde, il mio preferito, ed ha una lavorazione grezza, quasi etrusca. L'ho chiamata Koi, che in giapponese significa amore ed è ispirata all'arte Kintsugi, secondo cui la ceramica rotta nonn si butta via, ma si rinsalda con l'oro. Ogni anello è diverso dagli altri, un po' come tutti noi, insomma».

Nell'arte dell'oreficeria, ma non solo, le pietre occupano un posto speciale. Che i diamanti siano i migliori amici delle ragazze è un fatto risaputo, ma quali sono i migliori amici di Luca, ossia le sue pietre preziose preferite? «Io ho la passione per le tormaline, sono affascinato dalle loro sfumature, che cambiano a seconda della diversità della pressione e del calore della Terra che influisce sul loro processo di fusione. Ce ne sono alcune addirittura bicolore, le Watermelon, metà verdi e metà rosa». 

Mentre parla di pietre a Luca brillano gli occhi: «La mia preferita in assoluto è l'indicolite, la versione blu della tormalina, che ha un range di colore che va proprio dal blu al verde e dà il suo meglio nella sfumatura tra il petrolio e l'ottanio».

Insomma, la Terra crea meraviglie e l'arte dell'oreficeria le trasforma in gioielli. Concludiamo la nostra affascinante chiacchirata con una curiosità che forse non tutti sanno: anche l'oro si può riciclare. Non stiamo parlando di riutilizzare regali che non ci sono piaciuti, ma proprio di crearne dei nuovi:  «In questo periodo storico l'oro ha raggiunto dei costi elevatissimi, quindi evitare gli sprechi penso sia fondamentale. Nei nostri cassetti possiamo trovare magari vecchi braccialetti o catenine del Battesimo oppure della Cresima. Qui da noi li possiamo trasformare, attraverso processi di affinazione e dargli nuova vita».

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