Frate Ezio: «all'Antica Farmacia Sant'Anna usiamo i social per far conoscere l'antica arte dell'erboristeria»

Frate Ezio

Genova, 29/01/2024.

C'è un luogo a Genova che si trova al di fuori delle tradizionali rotte turistiche, un luogo di pace e silenzio, una piccola oasi che unisce spiritualità e antichi saperi che probabilmente non è così conosciuta nemmeno a coloro che in termini contemporanei chiamiamo local ma che, attraverso i social, sta riscuotendo un interesse sempre crescente. Stiamo parlando del Convento di sant'Anna e della sua Antica Farmacia, in piazza sant'Anna 8.

Ma com'è possibile che le parole social e convento possano stare nella stessa frase? Se ci aggiungiamo anche frate, allora l'hype si fa altissimo (aggettivo quanto mai azzeccato in ambito religioso!). Frate Ezio è il fautore di questa rivoluzione: attivissimo su Tik Tok con i profili @erboristeriadeifrati e @frate Ezio Battaglia racconta l'attività della farmacia e dell'erboristeria, con il carisma di un vero influencer.

Lo abbiamo incontrato proprio al Convento di sant'Anna, una meravigliosa struttura edificata nel Cinquecento, che da secoli ospita i frati Carmelitani Scalzi. Il complesso monastico comprende la chiesa, l'area dedicata alla clausura, un'antica biblioteca che assomiglia a quelle descritte nel romanzoIl nome della rosa di Umberto Eco, un grande roseto e la Farmacia.

Iniziamo il nostro tour, sotto la guida gentile, sorridente e benevola di Frate Ezio, proprio da qui: «Ci troviamo nella bottega storica più antica di Genova, attiva dal 1652. È nata come erboristeria-spezieria, oggi è una vera e propria farmacia aperta al pubblico, dove noi dispensiamo i prodotti da noi preparati».

Quando si entra nell'erboristeria, si viene subito accolti dal classico profumo che sa di antico, di naturale, un misto di erbe e fiori che immediatamente calma i sensi. Da dietro le vetrinette si scopre un fornitissimo mondo di oli essenziali, ricostituenti, tisane, sciroppi (quello di rose è il più famoso), ma anche liquori e pozioni. Avete letto bene, pozioni, un termine che riporta alla mente immagini di fattucchiere e calderoni. Niente di più sbagliato, perchè la pozione altro non è che un medicamento liquido. Tutti i prodotti si possono trovare anche sul sito erboristeriadeifrati.it.

Preservare la salute di corpo e anima è senza dubbio il core business di questo luogo antico, ma contemporaneo allo stesso tempo: «Il nostro motto è Nos medicam paramus, Deus dat nobis salutem, letteralmente Noi prepariamo i rimedi, Dio ci dà la salute. Riassume un po' la nostra missione, in quanto frati che operano all'interno del campo salutistico. In poche parole, Dio ha messo in natura tutto l'occorrente e ha dato a noi la capacità e l'intelligenza di saperle individuare e utilizzare nel modo giusto».

La salute, sia fisica sia mentale, al centro di tutto. Una visione che al giorno d'oggi ha una grande eco sul web , anche se trattata in maniera a volte un po' confusa, con richiami raffazzonati alle filosofie orientali oppure a ciò che qualche anno fa chiamavamo New Age, ma che in realtà, se discussa in maniera seria e professionale, è un fatto ormai scientificamente provato: spesso alcuni disagi fisici sono provocati da stati d'animo negativi. «Facciamo dell'accoglienza un altro punto focale della nostra attività. Le persone vengono qui perchè hanno bisogno di equilibrio tra mente, anima e corpo. C'è grande richiesta di spiritualità, di approfondimento, di domande, anche su Dio. Per questo nella farmacia, oltre a tutti i nostri preparati, abbiamo anche quelle che noi chiamiamo medicine per l'anima, ossia piccole preghiere e rosari».

Rimanendo in tema di medicina, Frate Ezio ci racconta la figura di colui che viene definito l'inventore di quella curativa, il dottor Luigi Leroy, medico chirurgo parigino che verso la metà dell'Ottocento arrivò a Genova per sperimentare i suoi metodi curativi proprio al Convento di Sant'Anna. Accanto alla porta di entrata alla farmacia spicca il busto in marmo del dottor Leroy, autore dell'opera in quattro volumi La medicina curativa. Frate Ezio ce ne mostra uno, dalle pagine ingiallite dal tempo: «Con medicina curativa si intendeva la purgazione. Forse oggi ci fa sorridere, ma dobbiamo pensare che nell'Ottocento purgare era un concetto molto simile all'odierno detox o meglio la detossificazione, la depurazione. Fu lui a dire che quando abbiamo una malattia, non dobbiamo curare il sintomo, ma la causa di esso. Ora ci sembra logico, ma ricordiamoci sempre che stiamo parlando di qualche secolo fa. In realtà molti di noi, anche oggi, se si alzano con il mal di testa, prendono un caché e pensano di aver risolto il problema, ma a lungo andare questo potrebbe addirittura peggiorare, per questo è necessario scoprirne l'origine. Nei volumi di Leroy ci sono procedimenti che noi utilizziamo ancora oggi per i nostri preparati».

Dopo aver fatto la conoscenza del dottor Leroy che, oltre ai volumi di Medicina curativa aveva anche scritto un libretto con rimedi dedicati alle classi popolari dell'epoca, sempre custodito qui al convento, passiamo a visitare la vera perla di questo complesso monastico, ossia il roseto: «Una volta gli erboristi qui coltivavano il cosiddetto orto dei semplici, formato da piccole aiuole dove crescevano le diverse varietà officinali. Oggi questo non succede più con la stessa modalità, per tre motivi principali. Il primo è lo spazio, che un tempo era più vasto, ma con meno erbe rispetto a quelle di cui avremmo bisogno oggi, vista la grande richesta. In secondo luogo entra in scena l'inquinamento, che non ci permette più di coltivare erbe come in passato, quando i livelli di sostanze nocive nell'aria erano molto più bassi. Infine, tengo a precisare che erbe o basilico sono autoctoni, è logico che crescano qui, mentre invece altre varietà come ginseng, arnica montana o aloe non possono attecchire, quindi evitiamo di forzare il naturale ciclo della crescita».

L'orto dei semplici esiste ancora ed è un orto didattico che, anche grazie all'aiuto di volontari, accoglie visitatori e scuole «per far sì che anche bambini e bambine sappiano riconoscere l'ortica, l'altea, il timo, la calendula e la lavanda», sottolinea Frate Ezio.

Ma cosa fa, in pratica, un erborista? «Partiamo dal principio. Le preparazioni sono a base delle erbe che ancora coltiviamo oppure che ci arrivano dalle aziende certificate. Prendiamo ad esempio la camomilla. Ci sono i semplici sacchetti per tisane oppure gli estratti idroalcolici con una maggiore concentrazione di principio attivo o ancora i prodotti cosmetici come le creme, a base di oleoliti a cui viene aggiunta la cera». Non è finita, perchè anche i prodotti alimentari qui sono di classe superiore, come il famosissimo sciroppo di rose e le marmellate al mandarino, allo zenzero, alle arance amare e alla rosa canina, senza dimenticare gli integratori alimentari.

Dal roseto, passiamo ora all'area riservata alla clausura, che ospita una quindicina di frati, dai 18 ai 67 anni: In realtà questa è una semiclausura, ciò significa che gli esterni possono entrare solo tramite permessi speciali, ma noi possiamo uscire, ovviamente sempre chiedendo il permesso al priore, per svolgere attività pastorali oppure didattiche, ma anche ricreative, come passeggiate.

La sveglia qui suona presto, alle sei del mattino e dopo le preghiere e la messa, ciascuno svolge le proprie attività: «C'è chi studia teologia, chi si dedica alle pulizie e chi, ovviamente, alla farmacia. Prima di pranzo c'è sempre un momento di preghiera e poi si passa alla ricreazione, dopo entrambi i pasti della giornata, in cui chiacchieriamo, raccontandoci la nostra giornata oppure giochiamo a carte. Dopodichè riprendiamo le nostre attività fino alle 18, ora della messa comunitaria. Si passa poi alla cena, ancora un momento di icontro e poi, prima di ritirarsi ancora preghiera. Infine, arriva il momento del riposo, ma prima, si può anche fare una telefonata, quando ormai siamo già nelle nostre stanze. L'importante è mantenere un volume basso!»

Dal volume della voce passiamo ai volumi riposti da secoli sugli scaffali della biblioteca. Ci spostiamo infatti per passeggiare tra gli scaffali di quello che assomiglia ad un ambiente visto in decine di film ambientati in conventi nascosti tra monti innevati, ma qui è tutto reale. Pagine e pagine che custodiscono nozioni di teologia, filosofia, erboristeria e scienza. «In particolare qui custodiamo una lettera scritta a mano dalla nostra fondatrice, Santa Teresa d'Avila, di cui conserviamo anche un dipinto e un Antico Testamento, risalente al 1629, con traduzioni a margine in lingue diverse, tra cui greco, latino, arabo e caldeo, altrimenti detto aramaico».

Frate Ezio si muove tra gli scaffali mostrandoci infine la sezione dei libri all'indice, chiusi dietro a delle grate: «Erano quelli proibiti ai cristiani, ma gli studiosi di teologia li potevano consultare, sempre chiedendo prima il permesso al priore, per conoscerli e quindi contrastare le eresie».

Il tour è quasi terminato, ma prima attraversiamo il chiostro del pozzo, ancora perfettamente funzionante, che raccoglie l'acqua utilizzata per irrigare gli orti perchè, come dice Frate Ezio «questo non è un museo, ma un luogo in cui tutto ha un uso, dove anche gli ambienti più antichi sono vissuti in chiave quotidiana» e il chiostro dei limoni, un giardino silenzioso che in tarda primavera si colora di giallo, avvolto in una fragranza agrumata.

Salutiamo Frate Ezio, un vero fiume in piena di sapere e attitudine social, con la consapevolezza di aver capito che ciò che sempre più andiamo cercando, ossia il benessere fisico e mentale, ma che a volte diamo per scontato ha radici antiche, da custodire e rispettare.

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