L'archivio dello scrittore Leone Ginzburg al Polo del '900

Torino, 24/11/2022.

La famiglia dello scrittore Leone Ginzburg ha affidato le lettere, manoscritti e documenti a lui appartenuti alla Fondazione Polo del '900, nella sede dell’Istoreto. Da questo punto di arrivo prendono avvio iniziative e progetti legati alla memoria di un uomo tra i principali animatori della cultura italiana degli anni Trenta.

Tra le carte presenti nell’archivio, il nucleo più consistente è costituito dalle lettere di Natalia a Leone (1934-1936) e degli anni 1936-1939 dopo la prigione e durante la promulgazione delle leggi razziali che lo privano della cittadinanza italiana. A queste si aggiugono le lettere di Leone a Natalia dal carcere nel 1935 e dal confino di Pizzoli (giugno-ottobre 1940).

Esistono poi un gruppo cospicuo di lettere di Leone a Bobbio; un gruppo di cartoline di Benedetto Croce a Leone (1931-1932); lettere di Leone a Anita Rho (1932-33), alla madre, al fratello Nicola, a Carlo Muscetta; lettere di Manlio Rossi-Doria e Carlo Muscetta dal carcere di Regina Coeli (1944); una lettera di Pavese a Natalia Ginzburg del 18 giugno, 1948. Tra i manoscritti, un quaderno di appunti del 1921; una novella del 1925; la traduzione di Taras Bul'ba di Nikolaj Gogol'. Anche appunti per l’edizione dei Canti di Leopardi e vari saggi (Sulla toscanità dell’Ariosto, La tradizione del Risorgimento ecc.) poi inclusi nell’edizione degli Scritti.

Leone Ginzburg

Nato ad Odessa in una famiglia cosmopolita, Leone si ferma a Torino nel 1924. Al liceo Massimo D’Azeglio i suoi compagni di classe sono Sion Segre Amar, Giorgio Agosti e Norberto Bobbio; tra gli insegnanti Ugo Cosmo, Zino Zini, Franco Antonicelli e Augusto Monti con cui s’incontra consolidando rapporti culturali destinati a tradursi in azioni politiche.

Fondamentali sono gli amici dell’università tra cui Cesare Pavese, Massimo Mila, Vittorio Foa con i quali aderisce al movimento antifascista Giustizia e Libertà. C’è anche Giulio Einaudi tra i suoi amici con cui avvia la storica casa editrice torinese della quale di fatto è il primo direttore editoriale.

Nella stessa città a casa di Carlo Levi incontra la futura moglie Natalia Levi. Torino è anche la città da cui più volte Leone è costretto ad allontanarsi. Arrestato la prima volta nel 1934, esce nel 1936 come vigilato speciale e in seguito è inviato al confino a Pizzoli. Liberato nel 1943 alla caduta del fascismo, a Roma è uno degli animatori della Resistenza. Nuovamente catturato e incarcerato a Regina Coeli, è torturato dai tedeschi fino alla morte a soli 35 anni dopo una vita breve e straordinaria, devoluta alla difesa della libertà di associazione, di stampa e di pensiero contro il regime.

Di Giulia De Sanctis

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Torino e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter