Chiara Bertola è la nuova direttrice della GAM: ecco come sarà il Museo

GAM - Galleria d'arte moderna e contemporanea Cerca sulla mappa

Torino, 21/02/2024.

Chiara Bertola è la nuova direttrice della GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino e ha presentato le linee guida del suo mandato, la sua visione per il futuro del museo e il ricco e variegato programma espositivo del 2024.

«Rilanciare il ruolo e il prestigio della GAM a livello nazionale e internazionale, riprendendo e sviluppando quello spirito avanguardistico che ne caratterizzò la nascita - ha dichiarato il Sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo - è uno degli obiettivi del nostro mandato. Per questo siamo davvero molto contenti dell’avvio del piano strategico di riqualificazione, durante il quale il Museo resterà sempre accessibile a torinesi e turisti, e di dare il benvenuto alla nuova direttrice Chiara Bertola, cui auguriamo buon lavoro. Per quella che è stata la prima Galleria d’arte moderna d’Italia si apre oggi un nuovo corso».

«La GAM è la più antica istituzione museale d’Italia dedicata all’arte moderna e contemporanea – ha sottolineato Chiara Bertola –e, in quanto tale, è il luogo ideale per mettere in atto la consapevolezza che conservare ed esporre le opere d’arte è una missione centrale e imprescindibile, ma non sufficiente a interpretare le nuove funzioni del Museo oggi. L’obiettivo è creare un’Istituzione in grado di mettersi in relazione con il mondo, dentro e fuori dalle proprie mura. Mi piacerebbe dunque che la GAM si trasformasse il più possibile in un luogo complesso, vivo e inclusivo, che riuscisse ad accendere e riattivare le opere e le idee del patrimonio ereditato, proponendole sotto una nuova luce e riposizionandole in una nuova costellazione di senso».

Le linee guida della direttrice Chiara Bertola

La GAM del futuro sarà un'istituzione che non solo viene visitata dalle persone, ma che visiti essa stessa il territorio e le sue istituzioni culturali, che lo esplori, che lo permei con le proprie opere e le proprie forme espressive.

Il Museo, attraverso le proprie opere, è depositario di una identità plurale e, tramite questi fattori, si apre alla comunità, raggiungendo pubblici eterogenei e diversificati attraverso le sue collezioni e i suoi allestimenti, diventando uno strumento di cultura ed educazione.

La GAM deve porsi in stretta relazione con la rete istituzionale della città, per evitare che diventi un’entità isolata e sganciata dalla vita sociale.

La Fondazione Torino Musei, con la GAM e le sue istituzioni, potrebbe diventare la porta principale di entrata nella città, e contribuire sia allo sviluppo dell’arte, sia alla creazione di una nuova consapevolezza, in seno alla propria comunità. L’obiettivo sarà quello di coinvolgere il più possibile, con una partecipazione attiva, le associazioni culturali, le realtà dei piccoli musei, gli artisti, i curatori e il mondo underground.

 La GAM deve porsi come un luogo in cui si collezionano, si ospitano e si espongono opere importanti in modo corretto ed esemplare, ma è imprescindibile che un’istituzione storica come la GAM si renda capace di un “deragliamento” rispetto alle consolidate sicurezze e convinzioni.

Nella programmazione di mostre di autori contemporanei e storici deve poter esistere, trasversale e sempre viva, un’anima sperimentale, vitale, gioiosa, che si sintonizzi con i fruitori, soprattutto i giovani, ma anche con il territorio, la sua storia, le sue ragioni, il suo presente, i suoi artisti e le sue creatività. Questo è ciò che significa per un Museo essere luogo di inclusione.

Il nuovo corso della GAM riparte dalla consapevolezza della storia dell’edificio e dell’Istituzione, facendone la radice immaginativa dello sviluppo culturale del Museo. Partendo da questa importante memoria, l’obiettivo è armonizzare a ogni stagione i diversi progetti espositivi presentati in contemporanea, dando vita, attraverso tutti gli spazi del museo, a una risonanza che sappia far vibrare tra loro, all’unisono, i suoi fulcri: le collezioni, le mostre e gli eventi.

Collezioni, mostre e progetti devono influenzarsi e rafforzarsi a vicenda all’interno di un disegno organico dell’intera attività del Museo. Il programma terrà conto delle risonanze che si possono innescare tra le opere, creando intrecci sotterranei e concettuali, ma soprattutto immaginari e visivi.

Ogni stagione espositiva ruoterà attorno a un ideale fil rouge che darà il tono all’accordo generale della Risonanza: si tratterà di evidenziare attraverso il tempo affinità poetiche, tematiche, linguistiche.

Si tratta di sottolineare, accendere e riattivare opere e idee, proponendole però in modo rinnovato, facendo emergere interpretazioni insolite di fatti abituali, lasciando che i linguaggi scivolino uno dentro l’altro e che soluzioni dimenticate possano tornare a sorprendere artisti delle nuove generazioni.

Ma la GAM è anche dipartimento di educazione, che deve coinvolgere tutte le tipologie  di pubblico per ottenere una didattica inclusiva, con azioni mirate e svolte dentro e fuori dal Museo contro la solitudine e la discriminazione.

Il Museo inoltre presenterà una programmazione interdisciplinare che andrà dalla poesia alla letteratura, dalla danza alla performance, dal sound alla conversazione.

La videoteca non raccoglierà solo video, ma anche dischi, sound, documentari e libri d'artista, i quali saranno fruibili dal pubblico in spazi più ampi e immersivi.

Infine una biblioteca tra le più importanti specialistiche d'arte che deve vedere riconosciuto il proprio ruolo sul territorio e un'imprescindibile raccolta documentaria di opere, mostre, periodi della storia artistica che è l'archivio fotografico: è necessario sviluppare progetti che ne facciano un luogo vivo, di ricerca e di proposta.

Intervento di riqualificazione della GAM

La nuova GAM 4.0 è il grande progetto di rigenerazione della prima galleria civica di arte nata in Italia e dell’avveniristica sede in cui è ospitata, attraverso principi di sostenibilità ambientale e risparmio energetico, innovazione architettonica e tecnologica e nuovi modelli di fruizione museale, che sappiano coinvolgere e attrarre il pubblico di domani.

L’obiettivo è quello di ripensare e riposizionare il Museo a livello internazionale, rilanciandone il ruolo e il prestigio, con un percorso che riprenda e sviluppi lo spirito avanguardista che ne caratterizzò la nascita, facendone un raro esempio sul piano internazionale.

Grazie al supporto tecnico di Fondazione Compagnia di San Paolo e della sua partecipata, la Società Prisma, e con il contributo del Back Office Cultura Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR) si procederà attraverso un Concorso internazionale di progettazione finalizzato alla realizzazione per lotti della riqualificazione

Entro il prossimo mese di maggio la Fondazione pubblicherà il bando per la selezione del gruppo di professionisti a cui affidare la progettazione dell’intervento, con l’obiettivo di aggiudicare il concorso entro la fine del 2024.

Questo ambizioso progetto richiede importanti risorse per la sua realizzazione e non potrebbe essere portata avanti senza il fondamentale contributo degli Enti e Fondazioni ed in particolare della Fondazione Compagnia di San Paolo, che sosterrà gli investimenti per la progettazione dell’intero intervento e per l’esecuzione di una prima parte dei lavori.

La Fondazione Torino Musei confida nel sostegno del Ministero della Cultura, a cui ha presentato candidatura, per il tramite del Segretariato Regionale del Piemonte, ai fondi nazionali previsti nel Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali (PSGPBC) del MiC.

Nelle more dell’avvio del più complessivo progetto di riqualificazione, sarà realizzato un primo nucleo di lavori, definito Lotto zero, che sarà completato entro l’autunno del 2024 e che si concretizzerà in  mirati interventi di temporanea rivisitazione dei locali con la logica dello STRIPPING, propedeutici e anticipatori del futuro cantiere, condotti nel foyer e al primo piano, a cui si accompagna la importante riapertura del secondo piano dove troverà altresì collocazione anche un deposito vivente.

Spesso in arte e in architettura le traiettorie verso il futuro sono percorsi simmetrici verso la conoscenza del passato. Restaurare gli spazi del Museo sarà un percorso di ritorno allo spirito e all’architettura che ne hanno informato la costruzione nel 1959, per liberarlo il più possibile dalle strutture che più fortemente ne hanno tradito l’impianto originario.

Un’azione di stripping, attitudine concettuale dell’architettura contemporanea nata per ripensare edifici di lunga storia, permetterà l’esposizione del palinsesto architettonico formatosi in diverse epoche, attraverso interventi sovrapposti.

Nel progetto originario degli architetti Bassi e Boschetti il foyer del museo era uno spazio aperto e accogliente. Oggi, in attesa del definitivo restauro, si aprirà il Foyer il più possibile per favorire l’accesso e la sosta del pubblico restituendo l’ariosità originaria degli spazi.

Al primo piano del Museo, la Manica corta è attualmente dedicata alle mostre temporanee di natura storica, mentre la Manica lunga, di 800 mq, ora senza alcun affaccio sull’esterno, sarà riconsegnata al dialogo con l’esterno: nelle due salette parallele che si affacciano con un balconcino su Corso Galileo Ferraris e sulla scala esterna, verso via Fanti.

Allo stesso modo sarà ripristinata la luce solare aprendo la testata di fondo che dà su via Vela: si tratta di trasformare le stanze del museo in qualcosa di più intimo e profondo.

Dopo anni di chiusura, nelle more della riqualificazione complessiva, riapre al pubblico il secondo piano della GAM, spazio espositivo imprescindibile per dare respiro alla straordinaria ampiezza delle Collezioni.

La riapertura entro il 2024 è una conquista resa possibile dalla scelta di procedere attraverso un'azione leggera di semplice denudamento delle strutture architettoniche: mostrare lo scheletro dello spazio renderà evidente il rapporto originario tra le opere e il progetto di un edificio che fu disegnato per accoglierle. Sarà dunque una doppia esposizione: sull’architettura, sulle opere e sulla loro relazione storica.

Il secondo piano consente alla GAM di tornare a esporre un patrimonio che da tempo ha superato i volumi previsti dagli architetti nel 1959. L’arte è molto cambiata da allora ed è cambiata la relazione tra opere e spazio che le circonda, per questo il secondo piano non sarà fatto esclusivamente di un percorso espositivo ma anche di un deposito vivente dove le opere saranno visibili dal pubblico attraverso uno sguardo dal di dentro, da dietro le quinte, così come sono abituati a vederle gli addetti ai lavori: appese alle rastrelliere, allineate sugli scaffale, custodite in casse, tutte cariche di un’energia potenziale che le scelte curatoriali devono portare alla luce e far parlare.

Il contrappunto tra il display delle sale, la studiata mise en scene di mostra, e il giacimento grezzo delle opere, tipico invece degli spazi di deposito, sarà un ulteriore modo di far conoscere ai visitatori la macchina museale e gli innumerevoli modi in cui la GAM disvela il senso di ciò che custodisce.

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