Alondra de la Parra torna sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano: «la musica classica regala speranza»

Angelica Concari
Auditorium di Milano Cerca sulla mappa

Milano, 03/03/2023.

«Dirigere un’orchestra significa connettere quegli esseri umani, quell’energia in un’unica idea e intenzione: il cambiamento che noi direttori vogliamo apportare attraverso i nostri gesti, parole e idee, è motivare i musicisti a fare diversi passi avanti rispetto a dove si trovano». Parole di Alondra de la Parra, direttrice d’orchestra di fama internazionale, che si presenta e torna nuovamente protagonista all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, dopo la prima apparizione all’esordio della stagione sinfonica 2021/2022.

La musicista messicana è al suo debutto nella veste di direttrice principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano: nei due concerti di venerdì 3 e domenica 5 marzo 2023 (il primo alle ore 20.00, il secondo alle ore 16.00), Alondra de la Parra offre al pubblico una propria lettura della Sagra della Primavera di Igor Stravinskij (qui info e biglietti). Insieme a lei il cornista tedesco Felix Klieser, impegnato nella composizione musicale Soundscape, concerto per corno e orchestra di Rolf Martinsson in prima esecuzione italiana.

Un concerto dall’alto tasso di difficoltà dunque, come affermato da Ambra Redaelli, presidentessa dell’Orchestra Sinfonica di Milano: «Il programma è davvero sfidante, tutti siamo curiosi di sentire come sarà. Solo un’eccellenza della musica classica come Alondra de la Parra poteva cementarsi in un brano scolpito nella memoria di tutti i nostri musicisti e del pubblico milanese. Ci ha fatto proprio un bel regalo in occasione dei 30 anni della fondazione della nostra Orchestra Sinfonica». 

Una straordinaria occasione dunque per il pubblico milanese appassionato di musica classica, per vedere all’opera un’artista di assoluta caratura internazionale, come dimostrano le esperienze di altissimo livello vissute nel corso della sua carriera. Alondra de la Parra infatti ha diretto alcune delle più importanti orchestre europee, come l’Orchestre de Paris, la Tohnhalle Orchester Zurich, la London Philarmonic Orchestra o la RundfunkSinfoierorchester Berlin, così come diverse del panorama sudamericano, come la Filarmónica de Buenos Aires e la Filarmónica de Montevideo. Tanti poi sono stati i riconoscimenti internazionali da lei ricevuti come El Micrófono de Oro nel 2005 o il Montblanc Culture Arts Patronage nel 2015. Nel 2016 inoltre è stata nominata dal governo messicano Ambasciatrice Culturale del Messico, in quanto eccellenza del proprio paese nel mondo.

Come sottolineato infatti dal Console Generale del Messico a Milano, María de los Ángeles Arriola Aguirre, «Alondra è un talento straordinario del nostro paese, un punto di riferimento per la cultura musicale messicana. Per noi consolato e per me donna è emozionante ospitarla qui a Milano, per rafforzare ancor di più il legame culturale tra l’Italia e il Messico. Due paesi in cui le ricchezze culturali fanno da padrone, così come la secolare tradizione musicale». 

Un’artista a tutto tondo poi, Alondra de la Parra, molto impegnata anche nel sociale e nel sostegno delle categorie più fragili, sempre tramite l’impiego della musica classica. Durante la pandemia di Covid-19 infatti ha ricomposto virtualmente La Orquesta Imposible, formata da musicisti di alto livello di 14 nazionalità, per sostenere le donne e i bambini vittime di violenza. Per lei infatti la musica classica non è solo un insieme di composizioni musicali, ma tanto altro: «la musica classica è un linguaggio universale, che racconta storie di uomini. Purtroppo c’è una concezione diffusa sbagliata di questo mondo, ma la verità è che c’è moltissima umanità al suo interno. Attraverso le composizioni di musica classica si possono esprimere gioie, dolori e tantissimi sentimenti, anche perché coloro che la compongono e la suonano sono normalissimi esseri umani. Per questa ragione credo fortemente nel suo potere in ambito sociale, per regalare una speranza e un aiuto a chi si trova in situazioni di maggiore fragilità».

Di Simone Caravano

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