Come cambia il Museo del Novecento: i vincitori del concorso Novecentopiùcento

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Milano, 13/07/2021.

«Il progetto è apprezzabile per la maturità e consapevolezza con cui tiene ampio conto delle esigenze museali e dei relativi servizi, valorizzando la preesistenza architettonica, il contesto urbano e garantendo il carattere pubblico e la permeabilità del piano terra del secondo Arengario. La proposta presenta caratteri di concreta realizzabilità rispetto agli obiettivi del bando legati all’integrazione della fruizione museale del complesso degli Arengari».

Con queste motivazioni la commissione giudicatrice ha scelto il progetto del team con capogruppo l’architetto Sonia Calzoni insieme a Pierluigi Nicolin, Ferdinando Aprile, Giuseppe Di Bari e Bruno Finzi come vincitore del Concorso Internazionale di Progettazione Novecentopiùcento, pubblicato a dicembre 2020 dal Comune di Milano, con l’obiettivo di ampliare il Museo del Novecento di Milano all’interno del Secondo Arengario, con un incremento di oltre 1000 mq di spazi espositivi. Il Museo del Novecento si amplierà anche grazie alla generosità della mecenate milanese Giuseppina Antognini che donerà al museo 5 milioni di euro e un nucleo di preziose opere del XX Secolo. 

«Il Museo del Novecento raddoppia e diventa unico», commenta il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: «dieci anni e mezzo dopo la sua apertura conquista il secondo Arengario, occupato fino ad oggi da alcuni uffici comunali. Un’espansione architettonicamente esemplare che permetterà la nascita di un moderno e spettacolare complesso espositivo dedicato all’arte contemporanea. Milano sta vivendo una fase di grande trasformazione in ogni suo quartiere e in ogni suo ambito, non ultimo quello culturale: dal Museo Nazionale della Resistenza, al Teatro Lirico, dalla nuova torre del Teatro alla Scala al secondo Arengario, tutto contribuisce a raccontare una città che cresce, si rigenera e diventa sempre più bella da vivere». 

Novecentopiùcento: il progetto vincitore 

Obiettivo del progetto è raggiungere una sintesi architettonica tra i due edifici gemelli in modo da formare un unico organismo. Si prevedono, come da indicazioni concorsuali, due possibili soluzioni per il collegamento tra i due edifici. La prima soluzione prevede una passerella aerea posta a 19,65 metri, all’altezza del terzo livello dei due Arengari, costituita da una trave reticolare fissata direttamente alle colonne laterali esistenti degli edifici. Questo intervento può essere considerato completamente reversibile. Il collegamento tra i due edifici avrebbe così le caratteristiche di un terzo esile ponte di attraversamento dell’asse piazza della Scala-piazza Diaz, complementare ai primi due costituiti dagli archi portali monumentali della stessa Galleria progettata da Giuseppe Mengoni. Vista dall’Ottagono della Galleria, la passerella si poggia infatti sul tetto dell’edificio basso senza spezzare la vista della Torre Martini. Concepito come una sorta di proscenio, il progetto della passerella presenta un fronte rivolto a piazza Duomo caratterizzato da pareti leggere trasparenti e da una struttura specchiante convessa nella parte sottostante, in grado di riflettere gli scorci e i movimenti della piazza. Il collegamento aereo garantisce un percorso continuo che, superata la sala apicale del primo Arengario, attraversa la passerella per scendere al piano terra delle nuove sale, risolvendo in questo modo l'unità museale e dando continuità al percorso dei visitatori.

La seconda soluzione, alternativa ma comunque realizzabile anche in presenza della passerella aerea, prevede la trasformazione di via Marconi in un atrio esterno del museo in diretto contatto con la città, una piazza-cortile in relazione con piazza Duomo. Questo spazio raccoglierebbe tutte le funzioni di passaggio e di scambio tra i due edifici, in modo da attuare in ogni caso la ricomposizione dei due Arengari in un unico organismo. In questo caso la fruizione museale delle sale del secondo Arengario avverrebbe dal basso verso l'alto. Il progetto propone quindi la riduzione delle barriere fisiche e la valorizzazione delle aiuole e aree verdi di piazza Diaz.

Entrambe le soluzioni proposte confermano il principio di valorizzare la distinzione tra i quattro piani destinati alle zone espositive e museografiche e gli spazi del basamento.

Per quanto riguarda il secondo Arengario, il piano terra si configura come uno spazio in dialogo con via Marconi; nello spazio porticato, dove resterà garantito il transito per i passeggeri che del capolinea tranviario di via Dogana si dirigono in piazza del Duomo, troveranno spazio un bookshop aperto al pubblico e una caffetteria con tavolini, mentre nel mezzanino verrà realizzato un auditorium. I piani museali, che si trovano su 4 livelli ricavati sopra lo spazio porticato, potranno così ospitare oltre un centinaio di opere, con un percorso museologico che proporrà nuove letture e confronti a partire dagli anni Ottanta fino alle esperienze più attuali. Ai primi due livelli si trovano due sale equivalenti di circa 400 mq, che consentono anche di esporre opere di grandi dimensioni, allestire installazioni, realizzare performance. I due livelli superiori ospiteranno invece l’opera di un protagonista della scena artistica internazionale che si porrà in dialogo con la Sala Fontana del primo Arengario, anche per quanto riguarda lo scenario notturno.

Dal punto di vista impiantistico, l’intervento, che prevede il completo rifacimento dei solai fuori terra ad eccezione del piano loggia, soddisferà i requisiti Nzeb (Edifici a energia quasi zero) e otterrà la certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) anche attraverso l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento. Al fine di garantire la miglior qualità dell'aria interna, il progetto prevederà l'immissione di adeguate portate di aria esterna che saranno preventivamente filtrate e sanificate.

Come previsto dal bando, il progetto introduce inoltre trasformazioni nel Museo del primo Arengario riguardo le strutture di servizio come guardaroba, servizi igienici, spogliatoio per il personale di sorveglianza al piano interrato, mentre viene aggiunto un laboratorio di conservazione delle opere in sostituzione di sale conferenze e deposito. Al piano terra viene modificato l'ingresso alle sale dedicato alle mostre temporanee tramite un collegamento più diretto che facilita l'accesso dopo l'acquisto del biglietto. L'ammontare delle opere risulta pari a circa 18,5 milioni di euro.

Il progetto vincitore è stato selezionato tra le 130 proposte arrivate nell’ambito della procedura di concorso, in due gradi in forma anonima, avviata con la piattaforma telematica Concorrimi.it, sviluppata dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano insieme al Comune di Milano e all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano. Al vincitore del concorso verrà riconosciuto un premio di 60 mila euro. Al secondo classificato sarà riconosciuto un premio di 12 mila euro, al terzo un premio di 8 mila euro e ai successivi sette classificati verranno corrisposti, a titolo di contributo per l’attività di progettazione, 4 mila euro ciascuno. 

La donazione di 5 milioni di euro

Il Museo del Novecento si amplierà anche grazie alla generosità di Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli, collezionista e mecenate milanese che ha voluto sostenere il progetto Novecentopiùcentocon una donazione di 5 milioni di euro destinati alla riqualificazione del secondo Arengario, e di un importante nucleo di opere fondamentali del primo Novecento, provenienti dalla Collezione Giuseppina Antognini e Francesco Pasquinelli, il cui valore complessivo supera i 15 milioni di euro. Le opere, selezionate con cura per integrarsi nel percorso del Museo del Novecento, andranno ad arricchire la collezione civica con nuovi capolavori realizzati da alcuni tra i maggiori artisti italiani del XX secolo.

Apre la sequenza l’opera Crepuscolo di Umberto Boccioni, che ritrae Milano nel momento della sua pulsante crescita all’inizio del secolo scorso, seguito da tre tele futuriste: Paesaggio toscano di Severini, il celebre dipinto Velocità d’automobile + luci di Giacomo Balla, e un ritratto di Mario Sironi che andrà a dialogare con altre sue opere già presenti nelle sale civiche. A concludere questa raccolta, un’opera metafisica di Giorgio De Chirico e un lavoro di Alberto Savinio del periodo francese, autore sinora non rappresentato all’interno delle collezioni del museo, che andrà quindi a colmare tale lacuna del percorso della Collezione Permanente. Il generoso e visionario gesto di Giuseppina Antognini, collezionista e mecenate milanese impegnata su diversi fronti, dall’arte, alla musica, al sociale, si inscrive nella migliore tradizione storica di mecenatismo della città di Milano e si propone, nelle intenzioni della donatrice, come incentivo per altre iniziative filantropiche da far sorgere in città.

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