Conca di Viarenna e Naviglio Vallone: storia del canale su cui viaggiò il Duomo di Milano

Laura Cusmà Piccione

Milano, 13/07/2018.

Come il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese, la Vettrabbia e il fiume Olona, anche il Naviglio Vallone (o di Viarenna) aveva il suo ingresso principale dalla Darsena di Milano. Di questo naviglio, oggi completamente interrato, è rimasta, in via Conca del Naviglio, soltanto la Conca di Viarenna, sulla quale edicola campeggia un bassorilievo dedicato alla Madonna Salvatrice con la facciata del vecchio Duomo e un'epigrafe celebrante Ludovico il Moro. La Conca di Viarenna venne costruita dalla Veneranda Fabbrica del Duomo tra il 1551 e il 1558 in sostituzione della precedente e omonima conca realizzata nel 1438 e demolita durante i lavori di costruzione delle mura spagnole di Milano.

Il Naviglio Vallone fu realizzato tra il 1438 e il 1439 per volere di Filippo Maria Visconti al fine di facilitare la costruzione del Duomo di Milano, che venne interamente ricoperto di marmo di Candoglia; era quindi attraversato, tra l'altro, anche dai barconi provenienti dal Lago Maggiore, dove si trovavano le cave di questo materiale da costruzione. Le imbarcazioni adibite a tali trasporti erano esenti dal pagare il dazio (il decreto che lo stabiliva si legge su una delle edicole della Conca di Viarenna, dove è incisa la formula Ad Usum Fabricæ, da cui ebbe origine l’espressione a ufo per indicare chi non paga). 

Le conche sono piccoli bacini regolati da due chiuse. Costituivano un'invenzione geniale, risalente al primo Quattrocento. Grazie ad esse diventava relativamente rapido il passaggio dei barconi da un livello d'acqua a un altro. Leonardo, cui è attribuita la Conca dell'Incoronata a Milano, le trovò già funzionanti da più di quarant'anni, però suggerì delle migliorie. La Conca di Viarenna fungeva da cerniera tra i 50 km del Naviglio Grande, in naturale discesa dall'alto Ticino, e il sistema navigabile urbano, cinque braccia più in alto (circa 3 metri).

Ludovico il Moro aveva finanziato la costruzione e se ne era fatto vanto, mentre negli anni '30 del Novecento si vantò del contrario il senatore Giuseppe Capitani di Arzago, podestà di Milano VII E. F., ossia era fascista: «Basta con le barche viva l'automobile». Il Naviglio Vallone fu completamente interrato contestualmente agli analoghi lavori di chiusura della Cerchia dei Navigli, ovvero tra il 1929 e il 1930, per necessità viabilistiche ed igieniche: queste ultime erano la conseguenza degli scarichi abusivi degli immobili costeggianti i canali, che finivano nella Cerchia dei Navigli anziché nella rete fognaria. Alla Conca di Viarenna si interruppe così la via d'acqua che l'alimentava, e quindi è rimasta in secca.

La prima conca di Santa Maria fu ideata da Fioravante da Bologna e da Filippo da Modena, attivi alla fabbrica del Duomo, e fu realizzata nel 1438 per superare il dislivello tra il laghetto di Sant'Eustorgio e il Naviglio Interno, a quota superiore, che rendeva difficoltosa la navigazione. La conca che si trovava all'interno del Naviglio Vallone testimonia l'invenzione della prima conca d'Europa, di cui si conserva nella Darsena parte del fondo ligneo, come reperto archeologico. Quando nel XVI secolo si decise sotto il governo spagnolo di recintare la città con possenti mura, si pose l'esigenza di portare all'interno della cinta un obiettivo strategico come la Conca di Viarenna, realizzata dagli architetti Lombardo e Seregni nella forma pervenuta fino alla sua parziale usura degli anni '20 del Novecento. Oggi della Conca di Viarenna rimangono la lunga vasca con la lapide che ricorda l'esensione del dazio concessa alla fabbrica del Duomo da Ludovico il Moro e l’edicola, posta originariamente su uno dei lati, che riporta il decreto ducale ad ufo (Ad Usum Fabricæ).

Il bassorilievo con la Madonna, che pare partoriente, mostra la madre aprire - come fosse un sipario - la propria veste a mostrare la facciata del vecchio Duomo di Milano. I lineamenti della Vergine sono grossolani, com'è tipico dell'arte lombarda, che ritrae molto realisticamente i suoi soggetti. Qui la Madonna pare una contadina stanca dal lavoro nei campi per il quale ci vogliono mani grosse e poco curate. Il pancione diventa cupola dell'edificio sottostante di cui la cuspide diventa tamburo balconato. La basilica vetus, poi ampliata nella cattedrale di Santa Maria Maggiore, ebbe la funzione di cattedrale invernale dell'arcidiocesi di Milano, mentre la vicina basilica di Santa Tecla (che sorgeva nell'attuale piazza del Duomo) era la cattedrale estiva. Tra le due chiese sorgeva il battistero di San Giovanni alle Fonti. Non c'era nulla dell'attuale corsa verso l'alto, resa attraverso lo stile gotico, e mancava tutto l'incredibile apparato scultoreo, fatto di 3400 statue dell'odierno Duomo di Milano. Quella nel bassorilievo ricorda piuttosto la tipica facciata gotico-veneziana curvilinea e divisa in tre navate, scandite da altrettanti portoni sormontati da lunette, con grande rosone centrale, sottolineato da cuspide.

Mentre è entrato nel vivo il dibattito sulla riapertura dei Navigli di Milano, si può sempre raggiungere la vasca rimanente del Naviglio Vallone: basta attraversare viale Gabriele d'Annunzio, all'altezza della prima uscita con scalinata della Darsena.

Di Laura Cusmà Piccione

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