Ghitta Carell: ritratti del Novecento, mostra fotografica

© Barbara Verduci 2025 / Fai
Villa Necchi Campiglio Cerca sulla mappa
DA Giovedì15Maggio2025
A Mercoledì15Ottobre2025

Dal 15 maggio al 12 ottobre 2025 è aperta al pubblico presso gli spazi di Villa Necchi Campiglio, a Milano in via Mozart 14, una mostra dedicata a Ghitta Carell (1899-1972), fotografa ritrattista che nell’Italia tra le due guerre fu la più celebre e richiesta. Davanti al suo obiettivo posarono i massimi protagonisti dell’epoca: dall’aristocrazia all’alta società, dal mondo della politica a quello della cultura, e perfino della Chiesa, in Italia e oltre i confini. I suoi scatti nitidi, intensi ed eleganti, dallo stile inconfondibile, capace di fondere classicismo e modernità in un’estetica nuova e seducente, e di infondere bellezza, carattere, prestigio, e un sofisticato glamour, in ogni ritratto, costituiscono una galleria affascinante che attraverso volti, sguardi, pose, abiti e accessori, firme e dediche, ripercorre la storia e la cultura del Novecento.
 
Curata da Roberto Dulio, l’esposizione si intitola Ghitta Carell: ritratti del Novecento e raccoglie più di cento opere, tra fotografie vintage - recuperate da decine di collezionisti privati - lettere, cartoline, libri, documenti d’archivio e l’attrezzatura fotografica, esposta per la prima volta in una mostra. Tra le fotografie, alcuni ritratti sono legati al luogo, Villa Necchi, come quello dell’architetto Piero Portaluppi, autore del progetto della villa, e delle due sorelle Necchi, Nedda e Gigina, che ne furono proprietarie, e la donarono al Fai; anche Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fai, compare giovane a fianco della madre in un ritratto.

È proprio dalla presenza di questi ritratti familiari che nasce l’idea della mostra a Villa Necchi Campiglio, con un progetto di allestimento che presenta un display museale nello spazio dedicato alle mostre e dispone poi altre fotografie negli ambienti della casa, sugli arredi, con le loro cornici originali, come fossero state collocate lì dagli stessi proprietari. Villa Necchi, del resto, non è un museo, ma una casa, e mostre come questa sono pensate dal Fai proprio per valorizzarne l’identità e l’atmosfera speciali, e per raccontare da un altro punto di vista lo spaccato di vita, di società e di cultura del Novecento che questo luogo di per sé testimonia ed esprime.


© Barbara Verduci 2025 / Fai

Nata nel 1899 nella contea ungherese di Szatmár da una famiglia ebrea, Ghitta Klein, in visita a Firenze nel 1924, decide di fermarsi in Italia e intraprendere la professione di fotografa. Ribattezzatasi Carell per l’occasione, in breve tempo, entra in contatto con l’aristocrazia, l’élite intellettuale e la classe politica italiane. Davanti al suo obiettivo hanno posato, nell’arco di quarant’anni, personalità di spicco, come Vittorio Emanuele III e la regina Elena, Umberto e Maria José di Savoia, Margherita Sarfatti, Benito Mussolini, Cesare Pavese, Neville Chamberlain, la regina madre d’Inghilterra Elizabeth con la figlia Margaret, le famiglie Mondadori e Pirelli, Walt Disney, Pio XII e Giovanni XXIII. Le personalità italiane più note - o aspiranti alla notorietà - degli anni Trenta si susseguivano nello studio di piazza del Popolo 3 a Roma, dove Ghitta Carell si era ormai trasferita dopo l’esordio fiorentino. Negli anni di più intensa attività aprì uno studio anche a Milano, in via Conservatorio 20, dove fotografò la famiglia Necchi Campiglio e lo stesso Piero Portaluppi, progettista della loro casa milanese.

Carell utilizzava un’attrezzatura tradizionale - un grande macchina con cavalletto della ditta Luigi Piseroni di Milano, esposta in mostra - che imparò subito a padroneggiare. Si tratta di un apparecchio con lastre di grande formato (cm 18 × 24), all'occorrenza sostituito da più agili macchine portatili, ma sempre dello stesso formato. La fotografa dimostrò subito un indubbio talento nel mondo della fotografia, o meglio del ritratto fotografico, con il quale sintetizzava le esperienze che più la interessavano, sia della fotografia che della pittura rinascimentale. Si soffermava sui tagli, le inquadrature, i particolari, l’uso delle luci, arrivando alla definizione di uno stile inconfondibile.

La promulgazione delle leggi razziali nel 1938 sconvolse la vita degli ebrei italiani e anche quella di Ghitta Carell. Non fu perseguitata, ma il suo ruolo e il suo nome iniziarono a essere censurati e omessi. Trascorse in Italia gli anni della guerra, nascosta tra Roma e Milano. Nel dopoguerra continuò la sua attività su cui aleggia il ricordo - drammaticamente espiato - del fascismo e nel 1969 si trasferì ad Haifa, dove vivevano la sorella e la nipote, e dove morì nel 1972, lasciando una serie di stampe e alcune lastre fotografiche all’Istituto Italiano di Cultura della città, che ha concesso il patrocinio a questa mostra (insieme a quello di Regione Lombardia e Comune di Milano).


© Barbara Verduci 2025 / Fai

L’iniziativa rinnova l’offerta di visita di Villa Necchi Campiglio: le mostre come questa sono, per il Fai, occasioni per invitare il pubblico tornare a visitare la villa scoprendone aspetti e dettagli inediti, che permettono di approfondire la sua storia e di raccontare nuove storie. L'esposizione nasce da un contenuto che già Villa Necchi esprime, ovvero la storia della società e del costume in una certa Milano della prima metà del Novecento, e trae lo specifico spunto dalla presenza nell’allestimento storico dei ritratti di Nedda e Gigina Necchi, immortalate proprio dalla macchina fotografica di Ghitta Carell. Alle foto delle sorelle Necchi, nella loro collocazione originale, vengono affiancate nella hall del primo piano una parte dei ritratti raccolti per questa mostra, lasciati all’interno delle loro cornici originali. Le fotografie sono posizionate su un grande tavolo da centro, come se fossero state collocate lì dai proprietari di casa, integrandosi con l’arredo e confondendosi con le fotografie della famiglia, senza turbare l’ambiente domestico allestito e abitato dai Necchi Campiglio.

La mostra prosegue nel guardaroba, che è dedicato ad approfondire la tecnica fotografica di Ghitta Carell, e si espande nel sottotetto della villa: uno spazio propriamente museale dove sono esposti ulteriori ritratti, in gran numero, oltre a lettere, cartoline, libri e documenti d’archivio, per raccontare, anche attraverso video e filmati storici, non solo il lavoro della fotografa, ma anche i rapporti e le relazioni che la hanno legata a esponenti della classe aristocratica e intellettuale del tempo.

Il Fai intende inoltre lanciare una call for portraits, ovvero una ricerca diffusa tramite social e canali digitali, per ritrovare fotografie di Ghitta Carell conservate nelle case delle famiglie milanesi: per segnalare un’opera è necessario contattare i curatori via email fino al 3 ottobre 2025 (le fotografie selezionate possono essere richieste in prestito per la mostra).

La mostra è visitabile nei seguenti orari di apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00). Biglietti: Intero 15 euro; ridotto 9 euro per bambini e ragazzi da 6 a 18 anni e per studenti universitari fino a 18 anni; biglietto famiglia a 39 euro per 2 adulti e figli da 6 a 18 anni; ingresso gratuito per bambini fino a 5 anni e iscritti al Fai e al National Trust. Per info 02 76340121.

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