Trittico Weill (Die sieben Todsünden, Mahagonny Songspiel e The Songs of Happy End), dirige Riccardo Chailly con la regia di Irina Brook

© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala
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DA Mercoledì14Maggio2025
A Venerdì30Maggio2025

Nel 2021, nei mesi in cui la pandemia chiudeva i teatri, il Teatro alla Scala di Milano produsse un dittico di lavori di Kurt Weill destinato alle telecamere di Rai Cultura. Die sieben Todsünden e Mahagonny Songspiel andarono in scena nella sala vuota con la direzione di Riccardo Chailly e la regia di Irina Brook.

Dal 14 al 30 maggio 2025 il dittico torna in scena in sei recite incontrando finalmente il calore del pubblico e si arricchisce di un terzo elemento: i songs da Happy End. Si forma così un trittico inedito che riunisce tre momenti della breve ma esplosiva collaborazione tra Kurt Weill e Bertolt Brecht, iniziata proprio con Mahagonny Songspiel, che andò in scena a Baden-Baden nel 1927 (una nuova versione espansa fino a diventare una vera e propria opera andò poi in scena a Lipsia nel 1930) per proseguire con Happy End a Berlino nel 1929, mentre l’ultimo lavoro comune fu Die sieben Todsünden che vide la luce nell’esilio a Parigi nel 1933.

Irina Brook (regia, scene e costumi) ha concepito uno spettacolo che unisce idealmente le tre pagine in un unico progetto drammaturgico su un mondo portato allo stremo dallo sfruttamento e dall’avidità. Un mondo in cui è facile riconoscere un’attualità segnata dall’aumento vertiginoso delle disuguaglianze e dall’incombere della catastrofe ambientale, riflessa anche nella scelta di una scenografia interamente realizzata con materiali riciclati. Solo al termine un barlume di speranza, rappresentato dall’inserimento della canzone Youkali, dedicata a un’utopica isola dove ogni desiderio trova soddisfazione.


© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

Il nutrito cast vede Alma Sadé nei panni di Anna I, Bessie e Mary, Lauren Michelle come Anna II, Jessie e Jane, Elliott Carlton Hines come Bruder I, Bobby e Sam Worlitzer, Andrew Harris come Mutter e Jimmy, Matthäus Schmidlechner come Vater, Charlie e Ein Mann, Michael Smallwood come Bruder II, Billy e Hanibal Jackson, Natascha Petrinsky come Die Fliege, Wallis Giunta come Lilian Holiday e interprete di Youkali. Markus Werba torna alla Scala nella parte del gangster Bill Cracker, mentre Geoffrey Carey presta il suo volto iconico al ruolo dell’attore.

Questo il calendario delle sei rappresentazioni: mercoledì 14 maggio, sabato 17 maggio, martedì 20 maggio, venerdì 23 maggio, martedì 27 maggio e venerdì 30 maggio, sempre con inizio alle ore 20.00. Un’ora prima dell’inizio di ogni recita al Ridotto dei Palchi è in programma una conferenza introduttiva tenuta da Fabio Sartorelli. Biglietti da 30 a 250 euro + diritti di prevendita; per info e prenotazioni: 02 72003744.

Die sieben Todsünden

Nell’ultima collaborazione tra Brecht e Weill ormai in esilio dalla Germania nazista la compenetrazione tra i generi raggiunge il suo apice: I sette peccati capitali del piccolo borghese (così il titolo completo) va inscena al Théâtre des Champs-Elysées il 7 giugno 1933 in forma di Balletto satirico con canto con Lotte Lenya come protagonista vocale e la coreografia di George Balanchine. Le protagoniste, Anna I e Anna II, in realtà due aspetti di un solo personaggio, cercano di ottenere abbastanza denaro per costruirsi una casa in Louisiana. Anna II, la danzatrice, rappresenta un impulso naturale alla moralità e alla compassione cui Anna I, razionale e calcolatrice, e la famiglia rimproverano come peccati i comportamenti non finalizzati alla manipolazione del prossimo per accumulare denaro. Nel presente allestimento non è presente la componente coreografica.


© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

Mahagonny Songspiel

Kurt Weill incontra per la prima volta Bertolt Brecht nel marzo 1927; nello stesso tempo riceve una commissione dal Festival di Musica da Camera di Baden-Baden per un’opera breve da eseguirsi l’estate stessa. È l’occasione per scrivere un lavoro preparatorio per un più vasto progetto Ascesa e caduta della città di Mahagonny, che andrà in scena a Lipsia nel 1930. Il Songspiel, sorta di cantata scenica, integra i testi di Brecht con due Songs di Elisabeth Hauptmann e va in scena a Baden-Baden con la regia di Brecht e la voce di Lotte Lenya; l’argomento è la città di Mahagonny, in cui l’unica legge è la legge del denaro. Sorta nel deserto, Mahagonny, attira ingenui e malintenzionati come un’autentica Netzstadt, una città-rete percatturare chi cerca facili guadagni, alimentata dalla pubblicità e dall’egoismo più avido. Ben presto vi regna una totale anarchia, divampa la violenza e l’unica colpa veramente punita è quella di non avere denaro. Ma la totale depravazione porta la città a perdere attrattiva, e molti la lasciano in cerca di altri orizzonti.

The Songs of Happy End

Dopo il successo della Dreigroschenoper, andata in scena allo Schiffbauerdamm di Berlino nel 1928, Brecht e Weill tornano a collaborare con Elisabeth Hauptmann (sotto lo pseudonimo di Dorothy Lane) per una nuova commedia musicale che va in scena sul medesimo palcoscenico l’anno successivo. Happy End, ambientata tra le gang di Chicago, torna a descrivere il mondo della malavita, ma anche il tentativo dell’Esercito della Salvezza di redimere i criminali e l’ambiente delle banche: nel suo libretto si trova il celebre interrogativo se sia più delittuoso svaligiare una banca o fondarne una.

Nello spettacolo scaligero la visione nichilista che unisce i tre lavori sull’umana cupidigia è temperata dall’inserimento in chiusura di Youkali, un tango-habanera che fa parte delle musiche di scena scritte nel 1934 per la pièce Marie Galante di Jacques Deval. Le parole, aggiunte dopo la guerra da Roger Fernay, parlano di un’isola lontana in cui tutti i desideri si realizzano, un luogo utopico lontano dagli orrori dell’Europa: un’isola inesistente ma che illumina con la luce della speranza.

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