Dal 2 ottobre 2014 al 19 gennaio 2025 nelle Salette della Grafica del Castello Sforzesco di Milano (ingresso Porta Santo Spirito) è aperta al pubblico la mostra Alberto Martini: la danza macabra, curata da Paola Bonifacio e Alessandro Botta, organizzata in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della morte dell’artista, pittore e disegnatore Alberto Martini (Oderzo, 1876 – Milano, 1954).
Il progetto si fonda sull’importante nucleo di lavori grafici di Alberto Martini presenti nelle collezioni del Gabinetto dei Disegni e della Civica Raccolta delle Stampe Bertarelli e si sviluppa intorno ai temi prediletti dall’artista e da sempre apprezzati da critica e pubblico: l’allegoria della morte e la danza macabra, soggetto affrontato da Martini in alcuni importanti lavori, come L’albo della morte (1894-1896), ciclo eccezionale di disegni di chiara ispirazione nordica, per spingersi fino alle celebri cartoline della Danza macabra europea pubblicate dall’editore Longo di Treviso in occasione del primo conflitto mondiale.
Artista affermato nel circuito espositivo del tempo - partecipa a quasi tutte le edizioni della Biennale di Venezia - e sostenuto da critici come Vittorio Pica, illustra nel 1906 la copertina della rivista marinettiana Poesia e presenta all’Esposizione Universale di Milano del 1906 e alle mostre torinesi. La straordinaria puntualità calligrafica dell’Albo della morte esposto in mostra, così come la lettura dissacrante e satirica che l’artista fornisce agli eventi politici e sociali legati all’avvio della Prima Guerra Mondiale, restituiscono la visionarietà e la capacità onirica propria del coevo Simbolismo europeo, che Martini apprende grazie ai suoi viaggi in Europa. Il ciclo litografico evidenzia infatti le fasi iniziali del conflitto e la sua dimensione propriamente europea, proponendo una lettura degli eventi bellici particolarmente originale e beffarda, spiccatamente espressionista.
Il tema della Totentanz (Danza della Morte) si ritrova in numerosi e preziosi esempi di grafica europea, custoditi anch’essi nelle raccolte del Castello Sforzesco, prodotti sia in altra epoca (tra i tanti autori spicca la figura di Hans Holbein il Giovane), che nel corso dell’Ottocento (Alfred Rethel, James Ensor, Félicien Rops e Michel Fingesten), sino ad arrivare alle prove dei suoi contemporanei (come Gaetano Previati e Luigi Russolo).
La rassegna apre inoltre lo sguardo verso tutta quella cultura figurativa popolare - sempre molto cara a Martini - altrettanto prolifica nell’affrontare, talvolta in maniera inaspettata e dissacratoria, il tema della morte.
La mostra è visitabile a ingresso libero e gratuito nei seguenti orari di apertura: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 16.30). Per info 02 88463700.
Alberto Martini nasce a Oderzo nel 1976, ma si forma a Treviso dove il padre, unico suo maestro, insegna disegno presso l’Istituto Tecnico cittadino. Tra il 1890 e il 1895 inizia a dipingere e a disegnare, dopo aver studiato a lungo la tradizione grafica tedesca, in particolare Dürer e Cranach. Dal 1897, grazie all’incontro con Vittorio Pica, suo grande sostenitore e mecenate, espone a quasi tutte le edizioni della Biennale. La sua copiosa produzione di illustratore e incisore comincia negli anni intorno al 1895 con L'albo della morte e con i disegni della serie dedicata alla Secchia rapita i quali, esposti alla IV Biennale di Venezia del 1901, vengono subito acquistati dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Nello stesso 1901 esegue il primo ciclo di 19 disegni a penna acquarellati per l’edizione illustrata della Divina Commedia, lavoro commissionato a Martini da Vittorio Alinari.
Nel 1905 inizia a eseguire le tavole illustrative per i racconti di Edgar Allan Poe, a cui lavorerà sino al 1909 e oltre, inaugurando un periodo di grande intensità creativa nell’ambito della grafica a spunto letterario. Appartengono a questo periodo anche le interpretazioni grafiche dell'Inferno dantesco, delle opere di Shakespeare e delle poesie dei maudits francesi (Verlaine, Rimbaud e Mallarmé) che contribuiscono a renderlo famoso all'estero come uno dei maggiori rappresentanti del tardo simbolismo italiano.
Alla pittura, che pure aveva affrontato sin dai primi anni della sua attività, l'artista si dedica con impegno costante soltanto successivamente. Tra il 1928 e il 1931 Martini soggiorna a Parigi, dove si incontra con i rappresentanti del movimento surrealista, dal quale tuttavia, nonostante gli elementi onirici e psicologici presenti nella sua poetica, mantiene sempre le distanze.
Al termine della Prima Guerra Mondiale nasce il suo interesse per il teatro: realizza 84 disegni a penna e acquarello colorato e sei tavole a tempera per i costumi del balletto Il cuore di cera; in tale occasione si occupa anche della coreografia e del canovaccio letterario. Risale invece al 1923 l’idea di Martini del Tetiteatro: un teatro sull’acqua dedicato, come suggerisce il nome, alla dea del mare Teti. Nel 1940, a causa della precaria situazione finanziaria, Martini rientra a Milano, dove muore nel 1954.