Pirandello: lo scrittore e il suo doppio, mostra

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DA Mercoledì17Gennaio2024
A Venerdì29Marzo2024

Dal 18 gennaio al 29 marzo 2024 la Kasa dei Libri di Milano (largo De Benedetti 4) ospita la mostra Pirandello: lo scrittore e il suo doppio. L'inaugurazione è fissata per mercoledì 17 gennaio alle ore 18.00. La mostra è poi aperta al pubblico fino a venerdì 29 marzo, tutti i giorni in orario 15.00-19.00, a ingresso gratuito e senza necessità di prenotazione. Per info 02 66989018.

Pirandello è un nome noto, notissimo; ma, a ben vedere, per molti la sua conoscenza si limita a un pugno di testi: Il fu Mattia Pascal, i Sei personaggi in cerca d'autore e l’Enrico IV, oltre a qualche racconto. Questo significa non frequentare la grande maggioranza delle sue opere, che costituiscono un corpus vastissimo: 43 titoli teatrali, centinaia di novelle, 7 romanzi, poesie, saggiDi moltissime di queste opere la Kasa dei Libri custodisce le edizioni originali: un patrimonio raro, che va al di là del puro piacere del possesso, ma serve a una migliore comprensione critica dell’autore.

Curata da Andrea Kerbaker, la mostra espone una lunga serie di libri e documenti - spesso poco visti dal pubblico - ma soprattutto vuole proporre un punto di vista per raccontare la vita, la produzione e il pensiero di uno scrittore che ancora oggi, ad oltre 150 anni dalla sua nascita, appaiono attuali. Per far questo l'esposizione prevede un percorso immersivo nello sfaccettato universo pirandelliano che parte con una intera sala dedicata al teatro, una delle tematiche che non si possono ignorare quando si affronta l’autore e che è inoltre funzionale pertratteggiarne la biografia.

All’interno di un allestimento fatto di quinte teatrali e giochi di specchi, si possono ammirare le prime edizioni dell’Enrico IV con tutte le reazioni dei contemporanei fin anche al rapporto con la giovane attrice Marta Abba, sua musa e protagonista di ogni spettacolo degli ultimi dieci anni, che viene raccontata anche con una lettera autografa. In questa sezione ci sono tutte le opere che Pirandello scrive in dialetto siciliano per il teatro, molte delle quali rappresentate anche a Roma, e tutto il resto della sua numerosa produzione che tuttavia diede un esito di pubblico e critica discreto, mettendolo nel novero dei migliori autori italiani ma senza caratteri distintivi tali da farlo emergere in maniera particolare.

La svolta è tutt’altro che precoce: inizia nel secondo decennio del Novecento, quando Pirandello aveva già più di 50 anni, grazie al dirompente successo dei Sei personaggi in cerca d’autore che lo consacrò nel 1921 come autore di fama non solo italiana ma anche internazionale. La sezione, infatti, è colma di edizioni straniere, francesi, tedesche e spagnole, ma tutte successive agli anni ‘20, con qualche rara eccezione di traduzione delle novelle. I Sei personaggi, fisicamente rappresentati intagliati nel legno a grandezza naturale, sono anche un grande successo editoriale, testimoniato dalle edizioni in mostra: ben cinque nei sette anni tra il 1921 e il 1928. I Sei personaggi girano il mondo e sono il primo testo con il quale Pirandello riesce veramente ad entrare in sintoniacon il pubblico. L’idea di superare il dramma borghese attraverso la messa in scena di un vero eproprio teatro nel teatro è un elemento di grande novità che riesce a catturare fin da subito le attenzioni di tutti.

Nella stessa sezione è anche presente materiale come la copertina che la Domenica del Corriere dedicò a Ruggero Ruggeri nei panni di Enrico IV dopo la morte dell’attore nel 1953, testimonianza di un altro grande successo teatrale, così come i libretti del programma di sala di Così è (se vi pare) diretto da Franco Zeffirelli e dei Giganti della montagna e Come tu mi vuoi per la direzione di Giorgio Strehler. Quest’ultimo testo, mutuato dal famoso caso giudiziario e mediatico dello smemorato di Collegno che, tornato dalla guerra, non sapeva più chi era trovandosi conteso da due famiglie, divenne anche un film con Greta Garbo e perfino una linea di profumi pubblicizzata proprio dalla diva: anche di questo aspetto viene dato conto in mostra, per spaziare in ogni derivato della cultura, anche quelli più pop. 

Più che mettere in rassegna i successi di Pirandello uno dopo l’altro, la mostra evidenzia i numerosi temi in cui lo scrittore si è contraddetto in maniera a volte anche clamorosa. È certo incomprensibile l’adesione al fascismo nel 1924, incoerente con tutto lo sviluppo della sua opera. D’altronde Pirandello è stato il teorico della scissione tra l’identità intima degli individui e la loro immagine esterna, sempre coperta da maschere. Questo tema attraversa tutto il teatro ma anche la narrativa, della quale la mostra dà conto nella seconda sezione dedicata al prosatore.

Il pezzo forte della sezione è la prestigiosa Nuova Antologia dove nel 1904 apparve per la prima volta Il fu Mattia Pascal, il romanzo senza dubbio più noto di Pirandello. Esposta tra le tante edizioni anche una curiosa copia dedicata ad una certa signora Maria Pascal, proprio come il cognome del protagonista. Tra il materiale relativo al Pirandello prosatore, compare poi la prima edizione del 1926 di un altro dei suoi testi sacri, Uno, nessuno e centomila, ancora tra i più ristampati, letti, dibattuti. Celeberrimo l’incipit: un’osservazione banale della moglie sul naso del protagonista scatena una serie di riflessioni sull'identità e la sua percezione presso gli altri. Come in moltissimi casi, il titolo è indicativo: se il protagonista è uno, le percezioni degli altri sono infinite. Per sfuggire a questa confusione occorre trasformarsi in nessuno, diventando albero, nuvola, domani libro o vento.

Queste contraddizioni emergono anche nei rapporti con il cinema, enorme file aperto da un altro romanzo, i Quaderni di Serafino Gubbio operatore, inizialmente pubblicato nel 1916 col titolo Si gira... e successivamente riveduto col nuovo titolo nel 1925, che offre un quadro piuttosto buio del mondo del cinema, visto come negativo e privo di valori. D'altro canto per tutta la vita Pirandello cercò di favorire la trasformazione in film di molte sue opere: il soggetto del primo film sonoro prodotto in Italia, La canzone dell’amore, è tratto da una sua novella (in mostra c'è lo spartito della colonna sonora) e anche altre tra le novelle più note, La giara e La patente, ebbero una trasposizione cinematografica: in esposizione, oltre ai testi in prima edizione, anche le locandine cinematografiche.

Poi c’è la Sicilia. In primo piano o sullo sfondo ma costantemente presente nel lavoro dello scrittore, è una delle tematiche che riecheggia in tutta la mostra e che ben si può osservare anche grazie ad un altro scrittore siciliano, Leonardo Sciascia, che, come tutti i letterati di quella terra, ebbe con Pirandello un fortissimo legame. Tra le tante attenzioni che Sciascia ha dedicato allo scrittore di Agrigento, c’è in mostra un divulgativo vocabolario pirandelliano del 1986, Pirandello dalla A alla Z, che ne racchiude le parole e le espressioni più caratterizzanti in ordine alfabetico.

A proposito delle radici dello scrittore, vengono mostrati materiali mai (o quasi) visti dal pubblico, come la tesi di laurea che Pirandello scrisse in Germania, dove si laureò a Bonn: un testo ovviamente in tedesco, lingua che l’autore fin da giovane parlava perfettamente, ma che non gli impedì di occuparsi di un tema che più siciliano non si può, il dialetto di Girgenti. Da quel giorno il giovane studente fece una grande strada: passate tutte le opere, la mostra giunge alla consacrazione dello scrittore con il Premio Nobel del 1934, ricevuto da Pirandello due anni primad ella sua scomparsa.

La notizia del Nobel si trova su tutti i quotidiani e le riviste - accanto alla vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio - dalla Domenica del Corriere al Mattino illustrato. Le stesse riviste due anni dopo avrebbero pubblicato necrologi di Pirandello, quando morì e chiese di avere esequi esobrie e defilate: l’ennesima, ultima, contraddizione di un uomo che è stato uno, nessuno e centomila.

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