Lorenzo Lotto, particolare della Natività, 1525 (Siena, Pinacoteca Nazionale)
Dal 28 ottobre 2025 al primo febbraio 2026 le sale del Museo Diocesano di Milano (piazza Sant'Eustorgio 3) ospitano, in occasione della diciassettesima edizione dell'iniziativa Capolavoro per Milano, la Natività (1525) di Lorenzo Lotto (1480-1556), artista definito il genio inquieto del Rinascimento per la sua straordinaria originalità, in prestito dalla Pinacoteca Nazionale di Siena.
Il dipinto affronta il tema della Natività secondo un’iconografia insolita: oltre alla Sacra Famiglia, è rappresentata in primo piano la figura di una anziana levatrice, non presente nei Vangeli canonici, ma introdotta dai Vangeli apocrifi. La scena, intima e raccolta, si svolge all’interno di una semplice stalla, in un’ambientazione notturna, che l’artista riprende dai modelli nordici che circolavano in quegli anni a Venezia, e, in generale, nell’Italia settentrionale. Maestro nella sperimentazione delle potenzialità della luce, Lotto ricorre a una doppia fonte luminosa: la prima è l’alone generato dal Bambino, che si diffonde sui visi e sugli abiti degli altri personaggi, per poi riflettersi anche sugli oggetti sparsi attorno a loro; la seconda è la fiamma del focolare in secondo piano, dove in un ambiente retrostante compare un’altra figura femminile.
Dall’opera emerge l’abilità di Lorenzo Lotto nel costruire un’ambientazione intima e domestica, dove gli strumenti di lavoro di Giuseppe e gli oggetti di casa si uniscono ai gesti affettuosi e spontanei dei personaggi, tra cui si innesca anche un sottile gioco di sguardi. L’anziana levatrice osserva commossa la Vergine che a sua volta si concentra con struggente tenerezza sul Bambino, il quale con un gesto di grande naturalezza sembra ritrarsi dall’acqua fredda, mentre dietro di loro Giuseppe con le braccia spalancate assiste alla scena in disparte.
L’identificazione della anziana levatrice è tutt’altro che certa. Secondo alcuni Vangeli apocrifi dell’Infanzia, si tratterebbe dell’incredula Salomè, punita con la paralisi dell’arto a causa della sua diffidenza nei confronti della verginità di Maria e poi guarita grazie all’intervento di un angelo che la invita a toccare il neonato. In un altro testo, il Vangelo arabo dell’Infanzia di Cristo, che circolava anche in Europa, si tratterebbe invece di Anastasia, un’anziana donna con le mani paralizzate, accorsa ad aiutare Maria: rimanendo stupita dall’eccezionalità dell’evento, ottiene la grazia della guarigione. È forse più corretto lasciare aperte entrambe le ipotesi, immaginando che Lotto abbia volutamente sovrapposto le due figure, concentrandosi sugli sguardi dell’anziana che osserva il viso di Maria, a sua volta impegnata a guardare il Bambino.
Dal punto di vista iconografico si notano ulteriori dettagli inconsueti, come il gesto stupito di San Giuseppe e la presenza nel Bambino del cordone ombelicale non ancora reciso, a sottolineare l’umanità di Cristo.
Per quanto riguarda la provenienza, si ipotizza che la tavola sia appartenuta in origine alla collezione Gonzaga di Mantova saccheggiata nel 1630 durante la guerra dei Trent’Anni. In quella occasione, alcune opere, sottratte dal capitano Piccolomini sarebbero giunte a Siena. In seguito al matrimonio dell’ultima erede Piccolomini con Giuseppe Spannocchi il dipinto passò alla famiglia dello sposo che lo donò alle raccolte senesi nel XIX secolo. Nel corso di un recente restauro del 2018 sono emerse alla base dell’opera, in basso a destra, la data e la firma del pittore, sempre citate nei documenti ma ormai considerate perdute, celate dallo sporco e da vecchi interventi di integrazione pittorica. La critica è oggi concorde nell’interpretare la data 1525 e non 1521, come erroneamente ritenuto in precedenza.
L’opera sarebbe stata quindi eseguita al termine del lungo soggiorno bergamasco del pittore (1513-1526), tra i più sereni e fecondi periodi della sua attività artistica, in cui mette a punto uno stile assolutamente originale. L’opera viene presentata in un percorso espositivo che consente un approfondimento sia storico-artistico che spirituale, con l’ausilio di apparati didattici, immagini, video e musiche, che permettono una riflessione sul dipinto e sul suo significato.
La mostra - curata da Axel Hémery, direttore dei Musei Nazionali di Siena, e Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano - è visitabile presso il Museo Diocesano Carlo Maria Martini (piazza Sant’Eustorgio 3, Milano) dal 28 ottobre 2025 al primo febbraio 2026 nei seguenti orari di apertura: 10.00-18.00 dal martedì alla domenica (la biglietteria chiude alle ore 17.30), con chiusura tutti i lunedì, oltre a 25 e 26 dicembre e primo gennaio. I biglietti sono in vendita ai seguenti prezzi: intero 9 euro; ridotto 7 euro per bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, gruppi, studenti universitari muniti di tesserino, invalidi e portatori di handicap (biglietto cumulativo con visita ai chiostri di Sant'Eustorgio 12 euro, ridotto 10 euro); ridotto 4 euro per under 25; ingresso gratuito pre bambini di età inferiore ai 6 anni.
Sono inoltre previste visite guidate ogni domenica, laboratori per i bambini e un ciclo di conferenze di approfondimento nel mese di gennaio. Per info 02 89420019.