Emmanuel Tjeknavorian © Angelica Concari
Contenuto in collaborazione con Orchestra Sinfonica di Milano
La Nona di Ludwig Van Beethoven per Capodanno, eseguita all’Auditorium di Milano (largo Mahler, Milano) dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro Sinfonico di Milano, è un rituale, è una certezza, come lo è il torneo di Wimbledon per i britannici, come lo è il Palio per i senesi, come la Notte degli Oscar per Hollywood: un momento topico in cui una comunità si ritrova, puntuale, per celebrare se stessa e, facendolo, si guarda nello specchio, si riconosce, e magari decide insieme in che direzione andare.
Per il secondo anno, la Nona viene interpretata dal direttore musicale Emmanuel Tjeknavorian, con la sua Orchestra e il suo Coro di rosso vestiti: l'appuntamento è per lunedì 29, martedì 30, mercoledì 31 dicembre 2025 alle ore 20.00 e giovedì primo gennaio 2026 alle ore 16.00.
L'Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano - diretti rispettivamente da Emmanuel Tjeknavorian e Massimo Fiocchi Malaspina - sono accompatnati dalle voci di Benedetta Torre (soprano), Laura Verrecchia (mezzosoprano), Davide Tuscano (tenore) e Manuel Walser (baritono).
Biglietti: intero 61,60 euro; ridotto 48,16 euro per over 65 e convenzioni; ridotto 30,24 euro per under 35 (Carta Nazionale Giovani); ridotto 43,12 euro per corporate benefits 25/26. Il concerto di lunedì 29 dicembre è preceduto, alle ore 18.30, nel Foyer Balconata, dalla conferenza di Fabio Sartorelli dal titolo Beethoven: la Nona sinfonia e il sogno di una musica per l’umanità. Per info 02 83389401.
È difficile, per l’ascoltatore dei nostri tempi, capire quanto traumatica possa essere stata per il pubblico contemporaneo a Luudwig Van Beethoven l’introduzione di solisti e coro in una sinfonia, fino ad allora appannaggio della sola orchestra. Così come è difficile comprendere la complessità e la meraviglia dell’opera ed in particolare del suo quarto movimento, che si pone di fronte all’uditorio come summa del pensiero, musicale, ma soprattutto umano, del compositore. L’ultima sinfonia composta da Beethoven fu eseguita per la prima volta a Vienna il 7 maggio del 1824 a distanza di dieci anni dall’Ottava sinfonia, la cui tiepida accoglienza da parte dei critici gli aveva lasciato un po’ di amarezza. Il compositore, ormai completamente sordo, si era dedicato negli anni seguenti alla cameristica, e in particolare all’amato pianoforte, regalando al mondo una serie impressionante di capolavori.
Dedicata A Sua Maestà il Re di Prussia Federico Guglielmo III, la Nona ebbe subito un successo enorme ed è ancora oggi una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico, considerata la più grandiosa composizione musicale mai scritta, il cui testo e spartito sono stati dichiarati dall’Unesco nel 2001 Memoria del Mondo.
Da subito il pubblico comprese appieno la portata del messaggio di Beethoven, di quell’uomo burbero e scontroso che senza arrendersi alle avversità della vita aveva tradotto in musica alcuni princìpi dell’Illuminismo, come la rappresentazione di una tensione finalizzata al raggiungimento della felicità universale, condizione perseguibile nell’esaltazione della fratellanza e nel sincero convincimento della presenza di una Bontà Celeste, di un Essere Supremo che dal caos primordiale fonda un ordine morale a cui ogni uomo è chiamato a contribuire, esercitando virtù come la tolleranza, la giustizia, la fratellanza, la lotta contro i pregiudizi e il diritto di ciascun uomo ad essere felice e il messaggio. Attraverso l’uso del coro, inoltre, la partitura trasmette con maggiore energia un concetto filosofico, un programma che diviene evidente e definitivamente riconoscibile nell’Inno alla Gioia, il grande finale vocale basato sul testo dell'omonimo poema di Friedrich Schiller. Il tema, riadattato da Herbert von Karajan nel 1972, viene eseguito spesso durante le cerimonie dell’Unione Europea, anche se non è mai stato ufficializzato come Inno.
Da quel 7 maggio del 1824 la Nona non smise più di circolare, di essere eseguita e di continuare a commuoverci, simboleggiando con forza il testamento spirituale e la forza morale di un uomo con pochi termini di paragone nell’intera storia della nostra cultura; un messaggio che a duecento anni di distanza arriva ancora forte e chiaro sulle note di una sinfonia che come poche sa toccare il cuore di chi l’ascolta. Impossibile del resto non farsi coinvolgere dalla note dell’Inno alla Gioia.