Venivamo tutte per mare © Laila Pozzo
Dal 27 novembre al 21 dicembre 2025 la Sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano (corso Buenos Aires 33) ospita in prima nazionale lo spettacolo Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka (traduzione Silvia Pareschi), interpretato da Cristina Crippa, Elena Russo Arman e Carolina Cametti, con la regia di Cristina Crippa e Elio De Capitani (produzione Teatro dell’Elfo).
La storia narrata da Julie Otsuka nel suo romanzo Venivamo tutte per mare è una storia vera e potente, intima e personale, legata alla realtà storica con cui l’autrice ha uno stretto legame familiare. Cristina Crippa, ideatrice di questo progetto, cura la regia insieme ad Elio De Capitani e insieme a Carolina Cametti ed Elena Russo Arman dà voce e corpo alla pluralità di esperienze e racconti che animano il testo.
Ambientata nei primi anni del ‘900, la storia è quella di un gruppo di donne su una nave in viaggio dal Giappone all’America. Sono diverse per età e per estrazione sociale, diversi i motivi che le hanno spinte a partire: ma per tutte di là dal mare c’è un marito e la speranza di una vita migliore. Hanno ricevuto dei soldi, le fotografie dei futuri sposi e hanno inviato le loro. Il viaggio è duro, ma la speranza è forte: «Perché in America le donne non dovevano lavorare nei campi, e c’erano riso e legna in abbondanza per tutti».
L’impatto con la nuova terra è violento, devastante, la realtà molto diversa dalle promesse ricevute, ma non si può più tornare indietro. Ciascuna di loro affronta, come sa e come può, la prima notte di nozze, il rapporto col marito, il lavoro, durissimo, in campagna come in città, l’estraneità e la difficilissima relazione con gli americani e la loro cultura, il parto, i figli, la formazione delle comunità giapponesi, la possibile convivenza e integrazione. Fino a quando eventi tragici - l’attacco a Pearl Harbour e lo scoppio della guerra - trasformano ogni giapponese, anche i giovani che sono a pieno titolo cittadini americani, in un potenziale nemico. Applicando l’Alien Enemies Act (una legge del 1798) intere comunità, su ordine del presidente Roosvelt, vengono costrette ad abbandonare le loro case e le loro attività, a svenderle e abbandonarle in preda a sciacallaggio e rapina, per essere trasferite in campi in località isolate e desertiche. Anche chi sopravvive, chi si adatta e organizza per resistere, anche chi fa ritorno, avrà la vita dolorosamente spezzata.
È una storia disperata e violenta, troppo poco nota, drammaticamente simile a tanti accadimenti della realtà odierna. L’autrice, partita da un vasto lavoro di documentazione, ha trovato, per il passaggio al romanzo, una forma molto interessante ed efficace. L’io narrante è un io collettivo, un noi sfaccettato in cui si fondono tantissime vicende, un ricchissimo intreccio di episodi e di personaggi, che mantengono però ciascuno la propria individualità. Nessuna singola vita è seguita dall’inizio alla fine, eppure quello che veniamo a sapere ci basta per immaginare anche il resto. Le infinite variazioni di una storia corale ci scorrono davanti con un ritmo intenso, una sorta di partitura musicale, accompagnate da uno sguardo lucido e oggettivo ma contemporaneamente emotivo e partecipe.
Orari: martedì e venerdì ore 20.30; mercoledì e sabato ore 19.30; giovedì ore 20.00. Biglietti: intero 34-38 euro; ridotto 15 euro per under 25 e 20 euro per over 65. Per info 02 00660606.