NeveR Alone, mostra collettiva

Luca Campestri, Like velvety scars 1, 2025 © Petrò Gilberti, courtesy of Palazzo Monti Luca Campestri, Like velvety scars 1, 2025 © Petrò Gilberti, courtesy of Palazzo Monti
Casa Testori Cerca sulla mappa
DA Mercoledì22Ottobre2025
A Sabato28Marzo2026

Dal 22 novembre al 28 marzo 2026 gli spazi espositivi di Casa Testori, in largo Testori 13 a Novate Milanese (Milano) ospitano la mostra NeveR Alone, collettiva di giovane arte contemporanea curata da Giacomo Pigliapoco (1991), parte dell'omonimo progetto multidisciplinare curato da Davide Dall’Ombra (che intreccia arte contemporanea, fotografia, cinema, scienza, storia e letteratura) e dedicato all’eccezionale nevicata che imbiancò (e paralizzò) Milano nel 1985.

NeveR Alone trae ispirazione da un celebre articolo di Giovanni Testori, Benedetta tu, sorella neve, uscito il 17 gennaio 1985 sul Corriere della Sera, in cui lo scrittore e intellettuale novatese rifletteva sulla straordinaria nevicata che in quei giorni imbiancò Milano e gran parte d’Italia. In quelle righe Testori evocava una neve che non copre ma rivela, capace di risvegliare un senso di umanità spesso smarrito nella frenesia e nel rumore della produttività.

L'inaugurazione è fissata per le ore 17.00 di sabato 22 novembre. La mostra è visitabile a ingresso gratuito, questi gli orari di apertura: dal martedì al venerdì 10.00-13.00 e 14.30-18.00; sabato 14.30-19.30 (domenica e lunedì chiuso). Apertura straordinaria sabato 3 gennaio 2026 e martedì 6 gennaio 2026. Per info 02 36586877.

L’esposizione, al piano terra di Casa Testori, prende avvio da un'immagine poetica e ambigua: la neve che cade, si posa e infine si scioglie. Negli spazi di Casa Testori, la neve si libera della sua dimensione puramente atmosferica e meteorologica per farsi presenza trasformativa. Una presenza che, permeando la realtà, agisce simultaneamente sul paesaggio e sulla psiche umana. In questa visione, che riecheggia quella di Giovanni Testori, la neve è una presenza effimera, stratificazione silenziosa, un atto di copertura che, paradossalmente, rivela. In NeveR Alone, dodici artisti interpretano la neve come simbolo di connessione: ciò che sembra isolare, in realtà avvicina.

Un percorso che trasforma la solitudine in dialogo e la malinconia in fiducia collettiva. Come Luca Campestri (1999) in cui la matericità delle tele di velluto restituisce la sofficità della neve; Silvia Capuzzo (1996) i cui quadri affrontano il tema dello scioglimento; Sara Cortesi (1999), con interventi scultorei minimi ma ritmati lungo tutto il percorso espositivo; Stefano De Paolis (1992), in dialogo con gli elementi che caratterizzano le architetture di Casa Testori; Chiara Gambirasio (1996), che presenta un dittico inedito e la scultura Niveo; Nicola Ghirardelli (1994), con sculture dedicate alla neve di scarto, che si deposita ai bordi delle strade; Gaia Ginevra Giorgi (1992), con un intervento sonoro diffuso; Arianna Marcolin (1998), che indaga l’atmosfera sospesa che solo la neve sa generare; Martina Rota (1995), con un’installazione esito della performance realizzata durante l’inaugurazione; Bianca Sophia Schröder (1993), che presenta dipinti astratti dedicati al ghiaccio; Sofie Tobiášová (1996) con le sue tele, tra giochi invernali e creature fantastiche; e Lei Lei Wu (1997), con una serie di opere di dialogo tra il contesto urbano e quello paesaggistico a Novate Milanese.

Un dialogo condiviso, un invito a riconoscere, anche nei momenti più fragili e sospesi, una trama di relazioni che trasformano la tristezza di ciascuno in forza collettiva. Una coperta che unisce attraverso un linguaggio comune e contemporaneo che ristabilisce legami dimenticati, aprendo spazi di incontro, solidarietà e cura. Angolature sempre diverse che saranno al centro del public program dedicato alla mostra per esplorare e approfondire il tema insieme a curatori, artisti e editori.

Insieme alla mostra, dal 22 novembre 2025 al 17 gennaio 2026 c'è la prima project room, a cura di Greta Martina, dal titolo Melatonina: in mostra il lavoro di Elena Francalanci (1994), realizzato in collaborazione con Gaia Nanni Costa (2000) e ispirato alle fiabe scandinave. Francalanci trasforma lo spazio in un luogo sospeso tra sonno e veglia, isolamento e reclusione. Ispirandosi alle fiabe Frau Holle e La regina delle nevi, l’intervento esplora il sonno come metamorfosi, solitudine e pericolo: il dormire come atto di fiducia e sottomissione profonda, legato all’inverno e al sonnambulismo. La voce, che richiama il carattere orale della fiaba, acquisisce fisicità e gestualità, modulandosi dal sussurro al grido, fino al silenzio. 

La seconda project room, a cura di Rosita Ronzini e intitolata La Via dei Laghi, è aperta invece dal 24 gennaio al 28 marzo. Il progetto presenta l’opera di Simone Scardino (1995), una reinterpretazione poetica e fantastica dei laghi montani. L’idea nasce dall’osservazione dei nuovi laghi alpini generati dallo scioglimento dei ghiacciai, simboli fragili e insieme potenti del cambiamento climatico. Attraverso un approccio che intreccia ricerca scientifica, immaginazione e partecipazione collettiva, questa project room si trasforma in un laboratorio condiviso: bambine e bambini sono invitati dall’artista a inventare nuovi laghi, dando forma, nome e vita a geografie immaginarie. L’opera finale, costruita a partire dai gesti e dalle visioni dei partecipanti, propone una riflessione sul paesaggio come spazio in trasformazione, in cui natura e comunità si incontrano per immaginare insieme il futuro.

Il progetto NeveR Alone, che prevede anche un ciclo di laboratori e talk a tema, si inserisce all’interno dell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma diffuso che anima l’Italia per promuovere i valori Olimpici attraverso la cultura, il patrimonio e lo sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali in programma rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026.

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