I tassisti oltre i luoghi comuni: «Ecco chi siamo veramente». L'intervista

RadioTaxi5966

Genova, 11/05/2020.

Ci avete mai fatto caso? In ogni commedia che si rispetti, da quella romantica a quella comica, il taxi non può mai mancare. È il filo diretto tra due innamorati, il viaggio rocambolesco che precede il bacio finale, è un grande salotto, teatro di grandi storie, di incontri incredibili, come quelli di Alberto Sordi nel film Il Tassinaro, a bordo della sua Zara 87. Talvolta, è anche il luogo dove ci si può innamorare (ve li ricordate James e Molly in Senti chi parla?). Eppure, appena fuori dal mondo del cinema o dei libri, il taxi diventa tutt'altro. Nella vita di tutti i giorni, tra lo smog delle città, il taxi è l'ultima spiaggia, è a detta di molti il metodo più costoso per spostarsi, oggetto di critiche, di fraintendimenti.

E guardando quell'auto bianca percorrere la città, ci dimentichiamo di chi c'è dentro, seduto proprio di fronte al volante. Sicuri di conoscere tutto sui tassisti, di sapere cosa vuol dire davvero essere un tassista? Noi di mentelocale abbiamo ascoltato la voce di Radiotaxi Genova, una cooperativa che riunisce 720 soci tassisti genovesi su un totale di 869, presenti nel Comune di Genova e 1300 su tutto il territorio regionale. Niente slogan stavolta, solo la testimonianza di chi ogni giorno guida il taxi. Abbiamo parlato con Valter Centanaro e Stefano Gallo, rispettivamente presidente e vice presidente di Radiotaxi, Renato Patanè, Luciano Pitto e Luca Gianni del Consiglio di Amministrazione, anch'essi tassisti e membri della cooperativa. L'obiettivo? Rappresentare la categoria dei tassisti in Italia cercando di dare una risposta diversa alla domanda... chi è davvero il tassista?

«Bella domanda - risponde Valter - Dal punto di vista istituzionale, il tassista è parte del trasporto pubblico locale... ma la definizione dice tutto e non dice niente. Bisognerebbe osservare le cose da una prospettiva diversa. Tassista lo diventi quando, dopo aver acquisito la licenza, scegli quella che diventerà la tua auto per una vita, la tua seconda casa, per così dire. Da quel momento ti accorgi di essere solo all'inizio dell'avventura. Io faccio il tassista da 35 anni e probabilmente ho visto tutto quello che di strano si possa vedere nella vita... soprattutto se fai il turno di notte. E allora potrei rispondere così: il tassista è chi ti porta di filata da tua figlia che sta per partorire, chi ti traghetta verso l'affare della tua vita, magari un colloquio di lavoro, chi ti riaccompagna a casa dopo una serata in discoteca quando, svaccato sul sedile posteriore, non sai più chi sei e dove ti trovi. È chi si adopera anche per le persone disabili, che potrebbero trovare qualche difficoltà in più a viaggiare in autobus».

Questo è il tassista secondo Valter, un grande osservatore di storie, ogni giorno diverse: «Non solo, le storie degli altri spesso si mescolano con le tue, che mentre guidi pensi ai tuoi problemi, all'affitto, alla tua giornata storta. Non è sempre facile regalare sorrisi ai clienti, ci possono essere momenti della giornata in cui non sai proprio dove prenderli. Perché non siamo nel telefilm Super Car, il taxi non si sposta da solo ed è pur sempre guidato da una persona, da un essere umano. E allora, da tassista, sorprendentemente, ti capita di ascoltare il passeggero che ti racconta le sue preoccupazioni, perché sa che, una volta sceso, potresti anche non rivederlo più, trasformando l'abitacolo in uno studio da psicologo, mentre fuori dall'auto il traffico in strada si fa sempre più forte. A volte anche il tassista, se si instaura un rapporto con il passeggero, fa lo stesso con lui. Il lavoro da tassista è così, devi saper entrare in empatia con il passeggero e prepararti all'ignoto ad ogni corsa, perché ogni cliente è un mondo inesplorato».

Sbagliato, secondo Valter, ergersi preventivamente in difesa della categoria dei tassisti e chiudersi a riccio davanti alle critiche dei cittadini, a Genova come in Italia. Più utile invece aprire un dialogo con i passeggeri: «Il punto è che i tassisti in Italia non si sentono nel mirino più di quanto non lo siano altre categorie di lavoratori, perchè il tassista è un lavoro come tanti e ogni lavoro riceve le sue critiche da parte del pubblico». Succede anche quando il servizio taxi cerca di adattarsi alle esigenze dei cittadini: «All'indomani dell'emergenza Coronavirus, RadioTaxi ha ricevuto da Regione Liguria una deroga per la consegna di generi alimentari e di prima necessità - racconta Luca - ma forse non tutti sanno che il taxi è adibito per legge al solo trasporto passeggeri e normalmente non può svolgere la funzione di trasporto merci. Cerchiamo di stare vicini ai cittadini e a chiunque abbia bisogno di noi, ma in fondo questo lo abbiamo sempre fatto. Certo, non siamo perfetti: come in ogni lavoro, c'è il tassista più o meno bravo, ma non siamo una categoria a parte, anche noi abbiamo mutui, problemi, difficoltà economiche e una famiglia a cui pensare».

E tra tassisti ci si capisce, ci si sostiene, ognuno sa le preoccupazioni che si nascondono dietro al proprio collega, ognuno con un soprannome. A proposito, ma come nascono i soprannomi fra tassisti e le sigle delle loro vetture? A rispondere è Laser6, alias Valter Centanaro: «Tra tassisti è facile chiamarsi per soprannome, un po' come in tutti gli ambienti di lavoro. Certi soprannomi, cuciti addosso dai colleghi, rimangono per una vita e passano di tassista in tassista come un'eredità. Quando è mancato un nostro caro collega, che noi chiamavamo Meraviglia, abbiamo deciso di chiamare Meraviglia anche il ragazzo che lo ha sostituito. Le sigle delle vetture invece nascono come semplici componenti alfanumerici, creati abbinando alcune lettere dell'alfabeto greco ad un numero».

Ma qual è la giornata tipo di un tassista? Valter non ha dubbi: «Semplicemente, non esiste. Certo, abbiamo tutti turni e orari più o meno rigidi, ma di fatto non sai mai cosa ti può riservare la giornata. Ci sono serate in cui telefoni a tua moglie dicendole che sarai a casa per cena, ma poi ricevi una chiamata da un cliente e in pochi minuti ti ritrovi a 30 chilometri da casa... e addio cena». Certe serate, dalle più buffe alle più pericolose, rimangono impresse nella mente di un tassista: «L'episodio più buffo a cui io abbia assistito sul lavoro? Una sera ci siamo recati con sei taxi a Recco, chiamati da un nostro cliente che conoscevamo molto bene. In altre parole, sapevamo che era un personaggio particolare. Arrivati a destinazione, lui è salito sulla sua macchina, una vecchia 500, e ci ha invitati a seguirlo. Arrivati a Nervi, ci ha fatto parcheggiare davanti ad un bar, è entrato all'interno del locale ed è rimasto lì per un bel po', uscendo di tanto in tanto. Alla fine della serata è sbucato dal bar e ci ha pagati dicendoci Ragazzi, per stasera niente da fare, facciamo la prossima volta...». Ma i ricordi di un tassista non sono sempre piacevoli: «Abbiamo accompagnato nei nostri taxi una delle vittime di Donato Bilancia, spesso ci occupiamo di trasportare famiglie dirette al Gaslini e capiamo che quelli sono veri e propri viaggi della speranza».

Impossibile non tenere conto dell'emergenza Coronavirus e di come il trasporto pubblico attraversi oggi fasi delicati e incerte nella lotta al CoVid-19: «Non c'è dubbio che il taxi in questo periodo sia un mezzo più sicuro rispetto all'autobus, ma l'incremento dell'utilizzo del taxi in questo periodo è stato molto relativo - continua Valter - Questo perchè la temporanea crescita dell'utilizzo del taxi è stata accompagnata dal maggior utilizzo della propria auto per gli spostamenti. Chi vuole utilizzare il taxi può farlo in sicurezza: abbiamo adottato tutti i presidi necessari, dai divisori ai guanti, dalle mascherine alle igienizzazioni. Non siamo eroi, ma anche noi rischiamo ogni giorno nel nostro lavoro, cercando di aiutare i cittadini il più possibile nei loro spostamenti». 

«Tanti perdono di vista il lato umano dei tassisti - spiega Renato - In ogni situazione, in ogni momento di necessità noi ci siamo sempre. Il nostro settore non si è mai fermato, così come tanti altri settori, dal medici ai corrieri, dai camionisti al personale sanitario: a loro va il nostro ringraziamento e tutta la nostra gratitudine». E i tassisti sanno esserci anche per piccole grandi iniziative di solidarietà: «Grazie ad una raccolta fondi di tutti gli associati di Tutti Taxi per Amore abbiamo fornito l’unità cinofila dei Vigili del Fuoco di un presidio mobile di rianimazione per animali da soccorso, abbiamo ospitato tante famiglie del comune di Posta all’indomani del terremoto, le abbiamo portate all’Acquario di Genova così come abbiamo portato i bambini oncologici del Gaslini a visitare il porto insieme alla Band degli Orsi. Ma come questi sono tanti i gesti di solidarietà di cui le cooperative di tassisti in Italia sono capaci».

A ringraziare i tassisti invece ci pensano i clienti più affezionati, ma anche quelli occasionali: «Il loro grazie è la soddifazione più grande per noi. In qualche modo, sono messaggi di speranza». Come la testimonianza di una cliente che, nei giorni dell'emergenza Coronavirus, doveva raggiungere l'Ospedale Gaslini con il marito per dare alla luce il loro bambino, una piccola luce nel buio della pandemia: «Il 26 marzo ho prenotato un taxi da Pegli al Gaslini. Ero in pieno travaglio e con mio marito non avevamo la possibilità di muoverci in macchina. Inoltre, visto il momento, non sapevamo se l'autoambulanza ci avrebbe portati a destinazione. Ci ha raggiungo un vostro operatore ed è stato gentilissimo, ha gestito una situazione critica con grande professionalità. Siamo arrivati all'ospedale alle tre e venti: alle tre e cinquantasei è nato nostro figlio, il piccolo Ismael. Non ricordo nulla del nome del taxi, né di quello del tassista, ma io e mio marito lo ringraziamo tanto».

Di Fabio Liguori

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