Genova, 01/10/2019.
La notizia delle chiusura di Ceres a Genova è datata metà settembre. Purtroppo, l'incontro tra i vertici della storica azienda produttrice di birra e le organizzazioni sindacali (segreterie liguri di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs) non ha portato a una risoluzione, e la chiusura degli uffici genovesi con trasferimento a Milano è confermata. La trattativa, quindi, è terminata.
Un'altra azienda dal nome molto conosciuto lascia Genova. «La rigidità di Ceres non ha reso possibile una conclusione positiva», dicono le organizzazioni sindacali che da settimane provano a salvaguardare la sede in via Paolo Imperiale, dietro al Galata Museo del Mare, e il posto di lavoro di circa 30 dipendenti, che dovranno trasferirsi nel capoluogo lombardo.
«Nonostante i vari tentativi che abbiamo fatto per trovare un accordo che avesse un equilibrio e la soddisfazione di ambo le parti - aggiungono in una nota - la rigidità della Ceres non ha reso possibile una conclusione positiva. Le segreterie su espresso mandato dei lavoratori hanno respinto l’accordo. Filcams, Fisascat e Uiltucs si augurano che questa battuta d’arresto porti la Ceres a più miti consigli».
La chiusura di Ceres, controllata dalla multinazionale danese Royal Unibrew, è un ulterioriore brutta notizia per la nostra città. Il motivo? La non strategicità e funzionalità di Genova, che invece Milano è in grado di garantire. Ma Ceres non è il primo marchio importante che abbandona la Superba, o chiude: si possono fare i nomi di Saiwa o della Rinascente.
Amarezza per il mondo del lavoro e i lavoratori Ceres, costretti a trasferirsi fuori città. C'è preoccupazione per il continuo impoverimento del tessuto sia direzionale sia industriale della città e, soprattutto, per l'assordante silenzio delle istituzioni locali.
Di A.S.