Genova, 21/01/2019.
Da edicola a vivaio fiorito. Questo il processo
di metamorfosi che i passanti potranno ammirare in
via Luccoli a Genova. Nella
giornata di venerdì 18 gennaio, infatti,
il Civ Luccoli ha inaugurato
il restyling del vecchio
chiosco nell'omonima piazzetta genovese, trasformato
in vivaio dagli operatori del Consorzio con il patrocinio e la
partecipazione finanziaria del Comune di Genova e del Municipio I
Centro-Est.
Una trasformazione che affonda le sue radici, è il
caso di dirlo, nella storia: «Il nome stesso della strada, Luccoli,
deriva dal luculus latino, un
bosco sacro dedicato a Diana, dea dei boschi. Qui,
infatti, nell'antichità si estendeva
un'ampia macchia di vegetazione -
spiega Francesca Recine, presidente del Civ - Ed è
proprio a questo passato che si ispira il nostro intervento che,
realizzato in collaborazione con il vivaio Vecchio Frantoio di
Pieve Alta ed il Municipio, ci ha permesso di
recuperare e riqualificare la vecchia
edicola dei giornali ormai dismessa da
diversi anni, e trasformata in un vero e proprio boschetto urbano,
simbolo di rinascita e di continuità con la nostra storia».
«Sono estremamente soddisfatta - aggiunge l'assessore al commercio del Comune di Genova, Paola Bordilli - Le edicole dimesse possono essere valorizzate e promosse e questo ne è un caso bello e concreto. Ringrazio il Civ di Via Luccoli che, con questa operazione, ha aiutato il mio assessorato non soltanto per la parte legata alla delega sul commercio, ma anche a quella sul turismo: la piazzetta così recuperata risulterà molto più attrattiva e funzionerà ancor meglio come invito a scendere nelle vie del nostro bellissimo centro storico».
Anche l'assessore del Municipio I Centro Est, Federica Cavalleri ed il consigliere Marco Ghisolfo hanno presenziato all'inaugurazione, ribadendo a loro volta, insieme al presidente Andrea Carratù: «La collaborazione con il Civ, in continuità con la storia della nostra città e ad ulteriore valorizzazione di una zona che rappresenta il cuore del nostro tessuto commerciale».
Di Fabio Liguori