Scaramuzzino in scena con Razza di Italiani, per non dimenticare i crimini fascisti

Sara Ciommei

Genova, 24/01/2018.

Anche quest'anno Giorgio Scaramuzzino torna in scena con uno spettacolo di teatro civile: «Parto da un'urgenza, che mi sembra necessario e importante comunicare ai giovani. Con Razza di italiani! - Memorie di Ebrei nell'Italia Fascista, in scena in prima nazionale sabato 27 gennaio al Teatro dell'Archivolto affrontiamo il tema attualissimo del rigurgito fascista». 

Scritto in collaborazione con l'ebraista Matteo Corradini, lo spettacolo che significativamente va in scena nel Giorno della Memoria affronta le leggi razziali e l'antisemitismo che caratterizzò l'epoca fascista, specialmente negli anni tra il '38 e il '45: «Voglio raccontare ai ragazzi con un messaggio forte che il fascismo non è una semplice idea politica, essere fascisti è essere criminali. Durante il fascismo sono state istituite le leggi razziali, abbiamo ucciso seimila ebrei, li abbiamo deportati. Sono pochissimi gli italiani che si sono ribellati a questo. Certo, c'è stato chi ha nascosto e difeso famiglie ebree, ma molti rimasero indifferenti, altri ancora aiutarono il regime a perpetrare il genocidio». 

Lo spettacolo di Scaramuzzino, attraverso testimonianze di vittime e carnefici, parte da una pagina troppo spesso dimenticata dalla storia: «con gli italiani che nel corso degli anni hanno cercato di sotterrare le loro colpe facendo apparire come cattivi solo i tedeschi, quando in realtà i sentimenti di odio e antisemitismo anche in Italia hanno generato le persecuzioni» per approdare all'attualità e parlare alle giovani generazioni: «ma anche agli adulti. Razza di Italiani è uno spettacolo per tutti, perché certe cose non vanno dimenticate. E soprattutto non va dimenticato che la nostra Costituzione da un lato vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista, dall'altro afferma l’uguaglianza di tutti i cittadini,senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua o religione».

«In scena - racconta Scaramuzzino - c'è una porta che si tenterà di aprire, ma che non voglio che si riapra. Perché una volta che sai cosa c'è dietro, quella porta non vuoi che si riapra più». 

Di Chiara Pieri

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