Centri diurni per disabili o parcheggi?

Genova, 24/11/2017.

I centri diurni per disabili o anziani sono una realtà sociale ormai da decenni e fanno parte di quella rete di servizi ai cittadini che servono le categorie più svantaggiate. Essi offrono o dovrebbero offrire opportunità di svago e aggregazione, ma anche arricchimento culturale personale e spunti di riflessione e confronto.

Chi scrive ha frequentato uno di questi centri per moltissimi anni e non può che avere un giudizio più che positivo, per varie ragioni. Grazie a una politica di inclusione, di attenzione alla persona, e ad un personale preparato e attento ai bisogni e voleri degli utenti la sottoscritta ha potuto continuare gli studi interrotti, a laurearsi, a prendere coscienza di sé, a preparare e allestire, col loro aiuto, mostre varie e ad arricchirsi culturalmente.

Ma questo, probabilmente, è solo un caso felice di buona programmazione e politica gestionale. É più plausibile pensare che la maggior parte dei centri diurni o presidi riabilitativi, come vengono definiti ora, siano luoghi in cui le persone stazionano per qualche ora al giorno, facendo attività più o meno interessanti ma molte sono lasciate in balia di se stesse, per difficoltà soggettive o disinteresse del personale addetto.

É pur vero che molti di questi soggetti hanno problemi mentali, relazionali o di linguaggio e per loro diventa difficile trovare una qualche forma di comunicazione, che non sempre gli operatori-educatori sono pronti o hanno voglia di provare pur avendo le capacità e le qualifiche necessarie.

A qualcuno può sorgere il dubbio che queste strutture possano essere delle specie di “parcheggi”, dove vengono portati ragazzi e persone che altrimenti sarebbero da sole o lasciate tali dalle famiglie, per lavoro o altro. Soluzioni di ripiego, dunque? Il dubbio è legittimo ma bisogna considerare i benefici emotivi, psicologici e relazionali che queste strutture comportano, senza contare l’area occupazionale che offrono.

Un’attenta e oculata valutazione di ogni singolo soggetto trattato, le sue reali capacità e potenzialità, dovrebbero essere considerate da chi gestisce questi centri e, attraverso un lavoro d’equipe, renderli efficienti, dinamici  e attive.

Di Maria Pia Amico

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