8 marzo: sciopero globale delle donne anche a Genova

video: DiRe Donne in rete contro la violenza/YouTube; foto: Federica Burlando
  • Per lo sciopero globale delle donne dell'8 marzo 2017, guarda anche il teaser 1 e il teaser 3 (© DiRe Donne in rete contro la violenza/YouTube)

Genova, 02/03/2017.

In un palazzo del centro giace una scrivania: vuota. Lontano, panni sporchi languono in una lavatrice che non verrà fatta, mentre uno straccio si abbassa floscio.
A chilometri e chilometri di distanza, un rumore scende in strada. Scarpe che si uniscono a scarpe, voci che si uniscono a voci. Donne - non ragazze, madri, mogli, nonne, professioniste e lavoratrici - per un giorno, solo Donne. Come sarebbe il mondo senza il loro fare?

Anche la Rete Non Una di Meno aderisce alla sciopero globale che mercoledì 8 marzo 2017, Giornata internazionale della donna, percorrerà tutta l'Italia e vedrà insieme 40 paesi. Uno stop generale di 24 ore in cui tutte le lavoratrici del pubblico impiego e del privato potranno incrociare le braccia (per maggiori informazioni su come scioperare l'8 marzo, consultate nonunadimeno.wordpress.com).

Non Una di Meno, che continua a lavorare per un Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, dopo la manifestazione nazionale a Roma del 26 novembre 2016 e l'incontro a Bologna il 4 e 5 febbraio 2017, ha indicato 8 punti per l'8 marzo. Al centro, la volontà di ribadire che la «risposta alla violenza è l'autonomia delle donne» e che «senza effettività dei diritti non c'è giustizia né libertà delle donne»; ma anche che la lotta contro la cultura della violenza passa attraverso la formazione e il rifiuto dei «linguaggi sessisti e misogini». Sotto i riflettori anche la libertà di decidere in materia di salute e sessualità, le relazioni interpersonali e temi come il welfare e il reddito e anche le migrazioni con la richiesta, per esempio, di asilo per chi ha subito violenza e rischia la vita nel proprio paese.

Anche Genova - dove Non Una di Meno vede la partecipazione di associazioni femministe e singole di diverse generazioni e orientamenti - dà appuntamento all'8 marzo con due iniziative.

Si partirà alle ore 10.30 con un presidio davanti all'Ospedale Galliera per portare all'attenzione la questione dell'applicazione della legge 194. Tra gli obiettivi, anche quello di costruire «una mappatura dell'obiezione di coscienza, iniziando da questo 8 marzo a chiedere ai medici se sono obiettori o meno affinché le donne possano essere consapevoli e scegliere a chi affidare la propria salute», afferma Laura Guidetti, Rete di donne per la politica.

La giornata continuerà alle ore 18 con l'appuntamento presso Porta di Vacca per iniziare una camminata per i vicoli di Genova, direzione Porta Soprana fino a De Ferrari.
L'invito è quello di portare qualcosa di fucsia o di nero, nell'abbigliamento o fra gli accessori, i colori dello sciopero che vogliono rappresentare il proposito di cambiamento e la libertà dalla violenza di genere. Sarà anche l'occasione per una mini invasione di matrioske, dalle diverse forme e dimensioni, pronte a cambiare il volto dello spazio pubblico. Quelle matrioske che «rappresentano la donna dentro la donna, il nostro essere multitasking e il fatto di essere una diversa dall'altra», continua Guidetti. In piazza anche gli assorbenti - in una versione made in Genova del progetto dell'artista tedesca Elone, che l'8 marzo del 2015 tappezzò le vie di Karlsruhe con assorbenti sui quali scrisse messaggi contro sessismo e violenza di genere. L'obiettivo è quello, portando nello spazio pubblico un oggetto per molto tempo considerato tabù, di costringere a guardare la donna e il suo corpo in maniera libera dagli stereotipi.

A essere coinvolti anche i Centri Antiviolenza, sui quali si vuole accendere l'attenzione non solo per quanto riguarda i finanziamenti, ma anche per il proposito che tornino ad essere punto di incontro per le donne. «Anche il Centro Antiviolenza Mascherona, che fa parte della rete D.i.Re, che raccoglie 77 centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale, aderisce alla giornata dell'8 marzo - afferma Debora Bottani. Il centro chiuderà per tutta il giorno, garantendo il servizio di un'operatrice a turno per non danneggiare le donne». Un'adesione per ribadire la volontà che «i centri anti violenza vengano coinvolti nelle decisioni istituzionali in materia di metodologia e prevenzione della violenza di genere».

Lo sciopero Lottomarzo, questo il titolo per sottolineare un 8 marzo di lotta, lanciato da un gruppo di donne argentine al grido di Se le nostre vite non valgono, non produciamo, però non vuol dire solo astensione dal lavoro, ma mira a coinvolgere le donne a 360 gradi, anche in quei ruoli che, per tradizione, sono stati visti come loro naturale prerogativa. «È la prima volta che viene messo in atto una sciopero globale delle donne - afferma Giulia Iuvara, Collettivo Degeneriot - e non è solo legato al mondo del lavoro. Chiediamo alle donne di prendersi del tempo per sé, di portare lo sciopero anche nella vita quotidiana, domestica, abdicando al ruolo di cura che si usa attribuire loro. Un'astensione totale per portare le donne a parlare, a occupare lo spazio pubblico».

Anche per le strade di Genova, dunque, aperti gli otto tavoli di lavoro, i punti che la Rete Non Una di Meno ha individuato come «lente di ingrandimento per guardare il reale», per usare un'espressione di Iuvara. Una mobilitazione, dunque, per dire ancora una volta no alla violenza di genere, una violenza che, sottolinea, può manifestarsi in molteplici forme: «dall'ambiente domestico a quando non si è liberi di determinare le proprie scelte o, nella comunicazione, dove il linguaggio non tiene conto della differenza di genere». Quando il segno più diventa segno meno.

Di Federica Burlando

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