Si intitolo Kozo, carta giapponese d'artista ed è la mostra dello scultore nipponico Nobushige Akiyama che s'inaugura sabato 11 maggio 2024 al Museo d'Arte Orientale Edoardo Chiossone, dove resta aperta fino al 22 settembre 2024 (per orari e giorni d'apertura, consultare la pagina facebook del museo o il sito Musei di Genova). La mostra, curata dalla critica Stefania Severi, offre al pubblico una serie di opere che si inseriscono armonicamente nel Museo, sia per la leggerezza del materiale sia per l'uso di colorazioni naturali. Si va dalle sculture tridimensionali ai pannelli bidimensionali, caratterizzati da tracce di elementi naturali che li differenziano e li caratterizzano, alle installazioni site specific pensate proprio per la particolare architettura del museo. Quello utilizzato da Akiyama è un linguaggio criptico, sempre sussurrato, che invita alla meditazione e promuove l’equilibrio dei sensi, in una visione di recuperato rapporto con gli elementi naturali.
La mostra si pone quindi come un’occasione di approfondimento dell’arte artigianale della lavorazione della carta, frutto di conoscenze specifiche e profonde. Akiyama costruisce da solo la sua materia prima, infatti la sua carta giapponese (washi), è in particolare della tipologia Kozo, cioè una carta ricavata dalla fibra del gelso da carta (Broussonetia papyrifera) dopo lunga e laboriosa lavorazione.
Una serie di pannelli si presenta come un esercizio di stile, infatti la base, costituita dalla carta Kozo, viene, di volta in volta, arricchita da tracce, lasciate da aghi di pino, frammenti di foglia d’oro, interventi di varia natura. Il colore base è quello giallino chiaro-beige della carta appena prodotta, senza l’intervento di sbiancanti, ma talvolta l’artista aggiunge sostanze vegetali per dare lievi colorazioni fino all’uso dell’inchiostro di china per il nero. Proprio osservando il pannello Suono di pioggia ci si accorge che i piccolissimi interventi che caratterizzano la superficie sono stati prodotti da gocce d’acqua. Viene subito alla mente il giardino secco, karesansui, il giardino senza acqua, elemento che invece è fondamentale negli altri tipi di giardino, tanto che la sua presenza è suggerita da distese di ghiaia bianca modellata per imitare le onde. E qui ad essere “imitate” sono le gocce. Una serie di opere ha il titolo Soul, anima, e per rendere questo concetto astratto Akiyama ricorre a forme globulari irregolari, quasi imprigionate nella cornice, come l’anima che vorrebbe comunque dilatarsi ma è frenata dal corpo. Un'altra serie è rappresentata dagli Hikari, dal nome dell’ideogramma giapponese che indica luce. In queste colonne di luce, dal bianco all’azzurro al rosso, sono inseriti frammenti di carta che diventano entità fantastiche fluttuanti che attirano lo sguardo dell’osservatore intrigandolo ed orientandolo verso interpretazioni oniriche.
«La modernizzazione e le riforme durante l'era Meiji in Giappone videro i contributi personali di figure come Edoardo Chiossone e Vincenzo Ragusa, italiani che contribuirono a insegnare e a formare nuovi artisti giapponesi con uno scambio di contaminazione reciproca - racconta Nobushige Akiyama -. Il loro interesse per l’arte nipponica è testimoniato dalla grandissima collezione raccolta da Chiossone durante i suoi lunghi anni trascorsi in Giappone. Le esposizioni in musei d'arte con profonde connessioni con il Giappone mi evocano sentimenti particolari. Il mio lavoro si basa partendo dalla produzione della carta washi, realizzata con le mie stesse mani, che poi utilizzo per creare le mie opere. Trovo affascinante lavorare con tecniche uniche della produzione di carta prima che diventi carta vera e propria. Creare grandi fogli di carta e installazioni in luoghi aperti mi dà la sensazione di essere avvolto nell'ampiezza, mentre lavorare su opere in materiali misti come la serie della carta washi sigillata in resina trasparente mi permette di condensare pensieri ed emozioni. Con questa mostra ho il piacere di presentarvi questo straordinario materiale e le sue tecniche tradizionali di produzione, miste con un pizzico della mia fantasia e divertimento».
Nobushige Akiyama è nato a Yokohama nel 1961, vive e lavora a Roma. Laureatosi all’Università d’Arte e Design di Tokyo nel 1985, si iscrive al corso di scultura dell’Accademia delle Belle Arti di Roma. Nel 2000 insegna scultura all’Università AICHI di Nagoya e nel 2003 restauro della carta presso l’Istituto Centrale per il Restauro a Roma. Ha tenuto personali in Italia a Carrara, San Benedetto del Tronto, Brescia, Toscolano Maderno (Museo Cartiera), Trieste (Museo d’Arte Orientale), Busto Arsizio (Museo Civico) e Roma (2014, “Il Peso della Leggerezza” Museo Nazionale D’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”) ed in Giappone a Tokyo, Fuij e Mino, città che lo ha nominato ambasciatore della carta.