Marina Cvetaeva in Easy to remember di Ricci e Forte al Duse. L'intervista

Giovanni Chiarot
Teatro Eleonora Duse Cerca sulla mappa

8 - 9 marzo 2019 @ Teatro Duse

Easy to remember
drammaturgia ricci/forte
con Anna Gualdo e Liliana Laera
regia Stefano Ricci
movimenti Piersten Leirom
suono Andrea Cera
voce registrata Anna Terio

Note di regia:

«Prendi una donna fuori dall’ordinario, Marina, abbracciata esclusivamente dal cielo, che cresce isolata afferrandosi alla memoria, come un fatale testamento in bottiglia da affidare alla Storia. Prendi un vecchio immobile. Prendi un piano qualunque di questo immobile. Prendi una stanza del piano. Indicata dal Caso. Alveolo. Cella candida per sussurrare un’asimmetria che fonde insieme scarti esistenziali. Prendi i suoni. Prendi i racconti bisbigliati. Prendi le immagini che vomitano i quotidiani, i social network. Tetris animistici. Vite meno reali della tv satellitare a circuito chiuso. Chiavi per entrare nei vasi comunicanti di un organismo che pulsa di vite disordinate. Pulsa simultaneamente. Mantice-mastice, che imbriglia e incastona una polifonia semiotica che graffia la gola. 

Una stanza. Singola. Loculo. Con il suo peso specifico. Inondata di luce. Foderata da lampi radiografici. Scartavetrata dal suono. Agita da presenze, bambole russe che si celano sotto i copriletto intonsi, tra le intersezioni delle maioliche.  Rammendare le reti della propria fantasia, quando tutto sembra sciogliersi in un benessere fittizio. Voci femminili sepolte, sovrapposte, infrante, in questo istituto di “apparente” sanità, che sgretolano le ore della propria esistenza, feroci come le graminacee che attecchiscono sul cemento. Singulti. Alterazioni che rimbalzano sottopelle e si unificano sciogliendo i tramezzi di frontiera. Respirando l’aria mossa degli altri respiri. Trasformando l’apnea in un valore aggiunto.

La follia è davvero una malattia o una manifestazione divina, un’espressione di libertà? E come e in nome di chi vengono tracciati gli steccati di quella discutibile libertà?

Un caleidoscopio di porte irreali unito da un corridoio emotivo che impianta link tra una toppa e l’altra verso una dimensione onirica, vivida, iperreale, implacabile: il nostro domani».
ricci/forte

Di Laura Santini

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