Bruno Morchio torna con il suo Bacci Pagano: «Le ombre della sera è un Giallo che non è un Giallo»

Bruno Morchio © Gianni Ansaldi

Genova, 24/11/2023.

Può un investigatore indagare su una morte sapendo a priori che non c'è nessun assassino? E in questo caso possiamo chiamare questo libro un Giallo? «Il detective può e deve farlo. E in questo caso ci troveremo di fronte a un Giallo che non è un Giallo». A parlare è Bruno Morchio, papà e alter ego di Bacci Pagano. È proprio lui, l'investigatore dei caruggi, ad essere protagonista del nuovo libro Le ombre della sera (Garzanti).

Le ombre della sera è un ritorno al passato, un'indagine introspettiva nella quale Bacci deve guardarsi dentro, affrontando il proprio passato. Katia Airoldi, sua amica ai tempi del Liceo, lo chiama per chiedere il suo aiuto: suo marito, il senatore Cesare Almansi, ha perso la vita in un incidente stradale. Katia sa che Cesare non è stato ucciso, ma chiede a Bacci di scoprire se l'uomo ha perso il controllo della sua automobile a causa di un colpo di sonno oppure se il suo sia stato un gesto suicida.

«L'indagine di Bacci è dentro se stesso: il detective ripercorre tutta la storia della sua lunga amicizia ambivalente con Almansi. Il loro legame era fortissimo, ma poi, per anni, è come se l'uno fosse morte per l'altro: non si sentono più. Nel libro aleggia questa domanda: perché? Cosa è successo? Ho voluto affrontare un tema forte, che è quello della morte che si introduce nella vita quando le persone si perdono. È una cosa che oggi, in un mondo fatto di rapporti da social network, succede molto spesso. C'è anche una riflessione sul tempo e su come il suo trascorrere offra una prospettiva distorta del passato. Il tempo a volte sembra contrarsi. Io, ad esempio, ho perso tante persone per strada, anche persone importanti», spiega Morchio.

Più che un classico Giallo, questo libro è una sfida che Bruno Morchio ha affrontato con entusiasmo: «Da due anni rifletto su un genere, quello Giallo, che è diventato onnivoro: si è mangiato un po' tutti i generi letterari. Mi sono messo alla prova: nei miei romanzi ho sempre cercato di entrare in alcuni meccanismi strutturali e narrativi del Giallo per vedere cosa succede se li si scardina, bloccando l'ingranaggio. Credo che sia necessario rompere lo schema, altrimenti finiremo per far scrivere i libri dall'intelligenza artificiale».

Il genere crime è una forma di letteratura popolare nuova in Italia: «Non abbiamo mai avuto fenomeni come il feuilleton francese, ad esempio. Gli autori oggi spesso attingono le loro storie più dalla tv che dalla realtà. Il rischio è quello di costruire dei cliché. Per rompere la gabbia del genere devi mettere elementi di verità in quello che scrivi. Riuscire a raccontare qualcosa che fa parte della mia esperienza è fondamentale per me; io ho la fortuna di aver lavorato come psicologo per trent'anni in una struttura pubblica, quindi ho imparato ad osservare le storie da vicino. E quante ne ho viste. Spesso ho lavorato in quartiere tosti, dove il degrado sociale e culturale era alto».

Se si dice Bacci Pagano si dice caruggi: «Il centro storico di Genova andrebbe studiato antropologicamente. La grande immigrazione ha toccato in cuore della città ma, ad un certo punto, anche la classe colta ha riscoperto il centro storico. Una vera integrazione, però, non c'è stata e difficilmente ci sarà. Il centro storico, pur nei problemi che ci sono, ha una forte vitalità, come accade sempre dove vivono gli immigrati».

Pensando alle storie passate che hanno visto Bacci protagonista, Bruno Morchio ricorda: «In questi anni Bacci è cambiato molto; il primo libro che lo vede protagonista risale al 2004. La storia che ha segnato una svolta dentro di lui è Rosso amaro, libro che vede Bacci alle prese con se stesso e con la propria storia personale. Bacci smette di essere quel protagonista dall'io ingombrante che conoscevamo e inizia ad ascoltare di più, diventa testimone degli eventi. In Nel tempo sbagliato Bacci Pagano è un detective che non vede la verità che ha davanti agli occhi perché è troppo dolorosa: sarò una donna a guidarlo. In Un piede in due scarpe, romanzo che affronta il tema del terrorismo, Bacci si chiede se dire o meno la verità ad una persona che ne verrebbe ferita. In quel caso mi sono interrogato sul ruolo della verità: cosa ce ne facciamo?».

Oggi, in Le ombre della sera, ritroviamo un Bacci Pagano invecchiato: «Non è stanco, però, e nemmeno nostalgico. Lui rifugge la nostalgia. Il problema è il futuro, non il passato. Come scrive Jean-Claude Izzo: Senza futuro il presente è solo disordine». Bacci Pagano è un uomo che sente i propri anni sulle spalle, ma che è ancora appassionato del proprio lavoro e della propria città.

Alcuni mesi fa Morchio ha pubblicato un romanzo, La fine è ignota, che vede protagonista un nuovo e giovane antieroe, Mariolino Migliaccio: «Ma non volevo certo accantonare Bacci, che per me rappresenta una comfort zone: la sua voce è la mia. Con Migliaccio, invece, sono entrato nella pelle di un trentenne; volevo provare a raccontare una generazione che non ha avuto le possibilità che abbiamo avuto noi. Cosa accomuna Pagano e Migliaccio? I gusti musicali, quelli letterari: nei miei libri metto sempre qualcosa di me».

E Bruno Morchio come è cambiato in questi anni? «Come uomo sono invecchiato anche io, e forse per questo faccio meno danni; come scrittore sono forse più consapevole. Ma sono cambiati anche i miei lettori: io parlavo a una generazione che oggi va sparendo. I giovani amanti della lettura ci sono, ma alle presentazioni non ne vedo tantissimi, soprattutto sotto i trent'anni».

Bruno Morchio oggi sta già scrivendo un nuovo libro: «Non riesco a stare fermo! Sto scrivendo un Giallo per Mondadori. Per questa nuova storia mi sono ispirato a Italo Calvino: ho fatto un'operazione simile a quella che ha fatto Calvino ne I sentieri dei nidi di ragno, che è il suo libro che ho apprezzato di più. Faccio raccontare una storia crime a un ragazzino di 12 anni che ne è coinvolto. Sarà il protagonista più giovane su cui abbia mai scritto una storia. La storia si svolgerà in Liguria, ma non a Genova: è un racconto di paese. Come sto entrando nella testa di un ragazzino? Da psicologo ne ho visti tanti, poi cerco anche di ricordare come ero io e come erano i miei figli».

Intanto Le ombre della sera è uno dei cinque libri finalisti del Premio Scerbanenco 2023. La finale e la premiazione è previst a il prossimo 2 dicembre a Milano.

Di Francesca Baroncelli

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