Nel 2086, uno degli ultimi uomini sopravvissuti alla catastrofe climatica si chiama Shakespeare. Sulla terra non nascono più bambini da dieci anni, ma una comunità pacifica vive ancora tra i templi di Atene. Il cibo esiste ancora solo in scatola. Socialità e cultura sono azzerati, fino a quando dalle macerie spunta la pellicola di un vecchio film. Interpretato da Nick Nolte, Charlotte Rampling, Satellan Skarsgård, Alba Rohrwacher, Silvia Calderoni e Kalipha Touray, il film Last Words, nella serata di giovedì 27 luglio 2023 (ore 21), al cinema Sivori (salita S. Caterina 54 r., Genova), è presentato dal regista Jonathan Nossiter, in un incontro moderato da Francesca Savino del Gruppo Ligure Critici Cinematografici. La proiezione è preceduta alle 20.30, nel cortile del Bistrot, dalla degustazione di vini Triple A (Agricoltori Artigiani Artisti) offerti dall’azienda genovese Velier. Il film aderisce a Cinema Revolution: biglietto a 3.50 tutto compreso.
Cinema e vino sono due fra gli interessi di Jonathan Nossiter, regista ed enologo che, dopo avere girato “Mondovino” (2004) e “Resistenza naturale” (2014), ha approfondito la conoscenza di particolari coltivazioni in Italia e in Europa tanto da avere fondato lui stesso un’azienda agricola nell’Orvietano e di considerare “Last Words” il suo ultimo film, prima di dedicarsi esclusivamente alla produzione di vino e del recupero di antiche coltivazioni locali, tra cui un’antica qualità di pomodori.
Selezionato in concorso al Festival di Cannes 73, “Last Words” è tratto dal romanzo “Mes derniers mots” di Santiago Amigorena. Prodotto da Stemal Entertainment con Rai Cinema, in coproduzione con le francesi Paprika Films, Les Films D’Ici e Les Films Du Rat, è distribuito in Italia dalla Cineteca di Bologna. È un film profetico che immagina la fine dell’umanità, la cui memoria rimane affidata al cinema. L’azione si sposta da una visione desolata e aliena di Parigi nel 2085, a paesaggi europei simili a quelli lunari (filmati in Marocco), per raggiungere i sotterranei di Bologna, passando per i paesaggi devastati d’Italia, Croazia e Grecia per infine arrivare alla visione utopica di un’Acropoli parzialmente ricostruita (filmata a Paestum). Le scene finali sono state girate nell’isola greca di Patmos.
Nel 2086, all’indomani delle grandi alluvioni, il pianeta che conosciamo non esiste più e tra i pochi reperti sopravvissuti alla catastrofe si trova un archivio di film in pellicola. La tecnologia analogica, appartenente a un altro secolo diventa visibile - con modalità piuttosto ingegnose - anche in un mondo post-apocalittico e la magia del cinema mantiene il suo fascino di ricordi, documentazione, emozioni attraverso estemporanee proiezioni di classici della storia del cinema.
«”Last Words” - dice il regista Jonathan Nossiter - si confronta con il potere distruttivo delle catastrofi ecologiche senza perdere il coraggio della tenerezza e la gioia dello stare insieme per raccontare delle storie. Urgenti. Come l’ultimo uomo sulla Terra nel 2086: un giovane africano, l’ultimo africano. Impersonato dal non attore Kalipha Touray, un rifugiato gambiano che a sedici anni ha già assistito alla fine del mondo nella vita reale. Insieme al mitico attore Nick Nolte - che interpreta un regista d’altri tempi -, nel film riscoprirà il cinema. E dunque il senso della vita: il piacere di stare insieme (dopo un lungo periodo di isolamento), l’amore per la cultura (dopo anni di barbarie), per la bellezza (dopo tanto orrore). Soprattutto riscoprono l’importanza di mantenere viva la memoria. Perché, alla fine del mondo, tutto diventa importante».
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