14 settembre, in Liguria si torna a scuola. In Svezia intanto si abbandona la tecnologia per libri, carta e penna. Ecco perché

Genova, 14/09/2023.

Stupore e meraviglia. Mentre oggi in Liguria suona la prima campanella per 165 mila studenti in tutte le scuole di ogni ordine e grado, primo atto del nuovo anno scolastico che terminerà l’8 giugno 2024, dalla Svezia giungono notizie sbalorditive: i bambini fino ai sei anni, al ritorno in classe, hanno trovato carta, penna e libri di testo al posto dei consueti strumenti digitali.

Il Paese dei Laghi suona insomma la rivolta d’antan: cambiare tutto per non cambiare niente, mentre nel resto del mondo si fa a gara per insufflare nella testa dei giovanissimi discenti e dei loro genitori l’idea che scuola e tecnologia sia un connubio inscindibile.

Una decisione di cotanto clamore poteva essere presa solo in presenza di dati allarmanti e di una buona dose di coraggio. Secondo lo studio internazionale Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS) condotto dall'IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), un'organizzazione indipendente senza scopo di lucro che si occupa di ricerche in campo educativo, i bambini svedesi avrebbero perso negli ultimi cinque anni diversi punti nell’abilità di lettura rispetto allo studio precedente. Nello specifico, 544 punti contro i 555 del 2016. Un settimo posto nella graduatoria mondiale insieme a Taiwan, in una speciale classifica guidata dal Singapore e che vede l’italica patria stabilizzarsi su un punteggio di 537, comunque meglio (e di molto) rispetto a Francia, Germania e Spagna.

Come spiegare dunque un simile riflusso tra gli infanti svedesi? Per il ministro dell'Istruzione Carlotta Edholm non v’è alcun dubbio: «servono più libri e meno computer». Apriti cielo. E benché il PIRLS venga effettuato sui bambini perlopiù tra i 9 e 10 anni, in Svezia i tablet erano previsti già dalla scuola dell’infanzia. Ma è tempo di cambiare o, meglio, tornare alle antiche abitudini. «Ci sono chiare prove scientifiche che gli strumenti digitali compromettono piuttosto che migliorare l'apprendimento degli studenti» ha tuonato la Edholm, citando gli esiti di uno studio condotto dal Karolinska Institutet, una delle università di medicina più prestigiose al mondo, che per intenderci è quella che ogni anno assegna il premio Nobel.

E se i bambini non trovassero affatto divertenti carta e penna? E se si annoiassero oltremodo? E se la colpa del peggioramento nella capacità di lettura non fosse da imputare alla tecnologia, ma a tutt'altro? Le argomentazioni dei detrattori sono arrivate, puntuali. E via con le polemiche. Ma la Svezia tira dritto, mostrando un rigore che a noi pare lontanissimo. Chissà, forse anche alle nostre latitudini qualcuno si era già accorto che fantasia, riflessione e concentrazione nei bambini piccolissimi mal si coniugano con touchscreen e ambienti virtuali; e magari che la centralità del docente e del rapporto con la classe a quell’età non dovrebbe essere troppo sbrigativamente sostituita da una macchina. Ma si sa, la tecnologia è irrefrenabile. E chi siamo noi per opporci al progresso?

Di Enrico Pietra

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter