Pier Luigi Pasino: «Enrico Poët è un rivoluzionario che ha il coraggio di cambiare». La serie su Netflix

Magazine, 23/02/2023.

Una giovane avvocata che si batte per i propri diritti in un tempo in cui troppe cose ancora erano precluse alle donne: è questo l'ingrediente base della trama di una serie Netflix che inserisce elementi di finzione in una vicenda realmente accaduta. Si tratta de Le legge di Lidia Poët che, con un po' di fantasia linguistica, si può definire un law period drama, sicuramente un grande (e meritato) successo di pubblico.

La protagonista è Lidia Poët, la prima donna ad essere iscritta nell'Albo degli Avvocati in Italia, interpretata da Matilda De Angelis. Al suo fianco un fratello burbero, ma allo stesso tempo complice e amico, Enrico Poët, interpretato dall'attore Pier Luigi Pasino. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua versione e il suo punto di vista su La legge di Lidia Poët.

«Come Lidia anche Enrico è un avvocato, molto rigido e conformista, praticamente l'opposto della sorella, con cui si ritrova dopo un lungo periodo di silenzi, causati da rancori di famiglia, svelati pian piano nel corso della serie. Lidia porta la freschezza, rappresenta la rivoluzione del suo tempo, mentre Enrico rimane ancorato a quelle che sono le sue certezze, finché la storia prende un'altra direzione e il loro rapporto cambia, insieme alle convinzioni di Enrico e al suo modo di intendere la Legge e l'avvocatura... però non voglio spoilerare!», sorride Pier Luigi Pasino.

Enrico è solo all'apparenza un uomo chiuso, perché dopo le prime titubanze affianca Lidia nelle sue battaglie, che si possono considerare come delle vere e proprie battaglie femministe. Enrico si può definire come un lungimirante, abbottonato solo per consuetudini e mode dell'epoca. «Enrico è intelligente, quindi, sebbene non metta in discussione le autorità, siano queste la legge o la famiglia, è una persona capace di cambiamento, è un coraggioso che mette in discussione le sue convinzioni», afferma Pasino: «credo che questa sia una delle scelte più rivoluzionarie che si possano mettere in pratica».

L'epoca in cui si svolge la vicenda, ossia i primi anni Ottanta dell'Ottocento, è caratterizzata da vestiti di foggia particolarmente sontuosa che, anche nella finzione, si possono ammirare nella loro bellezza e accuratezza, dando ancora più carattere ai personaggi. «Ovviamente quando hai dei costumi così importanti, cambi anche il modo di relazionarti con il tuo corpo e con lo spazio attorno a te. Come attore hai un grandissimo vantaggio. Insieme ad altri aspetti è indubbio che i costumi siano stati i primi tasselli che mi hanno aiutato a entrare in contatto con Enrico. Lui è il contrario di me, io sono più morbido negli atteggiamenti e devo dire che i costumi, con questi colletti super abbottonati, i cilindri, i cappotti sono stati un notevole supporto per calarmi nel ruolo. Dal punto di vista caratteriale, poi, ho cercato di sottolineare l'ironia di Enrico, sottile e acuta. Mi faceva già ridere in fase di lettura del copione».

Pier Luigi Pasino è nativo di Alessandria; la Legge di Lidia Poët è girato a Torino, ma è indubbio che anche Genova faccia parte della vita di Pasino, che qui ha frequentato la Scuola di recitazione del Teatro Stabile. «Genova per me è una seconda casa, ho passato qui la metà esatta della mia vita, dopo aver lasciato Alessandria. Sono arrivato a ventun'anni, dopo alcune esperienze universitarie non proprio di successo. Fortunatamente mi si è accesa la luce della recitazione e dopo due anni di Dams sono entrato allo Stabile di Genova. Qui ho incontrato Massimo Mesciulam, che mi ha aperto la porta al teatro. In realtà fino a quell'epoca non ero sicurissimo di voler fare l'attore, ma ho capito che recitare mi dava la possibilità di incanalare le mie energie. Questo derivava dal fatto che, essendo nato in provincia, mi sono sempre trovato nella condizione di dovermi inventare qualcosa. Se da un lato può sembrare difficoltoso, e lo è, dall'altro ti spinge a cercare». 

A proposito di teatro, in questo periodo Pier Luigi sta calcando le scene con lo spettacolo Thanks for Vaselina, in cui interpreta un personaggio totalmente diverso da quello di Enrico Poët. «Sì, effettivamente siamo al polo opposto. Il mio personaggio è un padre che, in seguito a una forte depressione, va via di casa, cambia sesso e si unisce ad una setta cattolica. Quando torna, ritrova una moglie ludopatica, un figlio che coltiva marijuana in salotto e una ragazza con problemi alimentari. A questo punto si forma una super famiglia disfunzionale all'ennesima potenza, che crea un'energia esplosiva. Si tratta di una commedia, ma come in tutti gli spettacoli di Carrozzeria Orfeo, si passa dalla comicità alla tragedia in un battito di ciglia».

Teatro, film e serie per Pier Luigi Pasino, che quindi passa da un ambiente all'altro, un po' come ci si adatta ai differenti personaggi. «Io dico sempre che è lo stesso mestiere, si recita e si raccontano storie, ma cambia il mezzo e di conseguenza cambiano le dinamiche. In teatro non posso parlare come al cinema, la mia energia deve essere dosata e non posso permettermi quelle piccolezze che sono tipiche invece del lavoro davanti alla macchina da presa. Sicuramente è necessario non essere cani (ride, ndr). Ci vogliono tante ore di prove, con la possibilità di poter stare tanto sul palco o davanti alla macchina da presa».

Parlando di personaggi, vista la serialità, c'è la possibilità di rimanere imbrigliato in qualche ruolo, come ad esempio quello di Enrico? «Questa è la mia prima serie televisiva, in realtà spero che abbia un seguito. Il rischio c'è, ma solo in produzioni che vanno avanti per numerosissime stagioni, e attualmente non è un problema che mi si presenta. La legge di Lidia Poët è un progetto nuovo, non sappiamo che esito abbia, per ora mi godo la fortuna di aver avuto la possibilità di raccontare una storia che andava raccontata, in più su di una piattaforma che raggiunge così tante persone».

Concludiamo la chiacchierata parlando di musica, l'altra passione di Pier Luigi, che ha militato nella band Luke and the Lion e ha all'attivo un progetto solista, Pasino: «Sono partito dalla musica, quando ero al Liceo ad Alessandria. Lì suonavo punk, nei locali e nei centri sociali e mi sono formato a livello di gusto artistico. Il punk era il metodo più immediato per poter esprimere la mia energia, senza essere dei virtuosi degli strumenti, perché conta più l'attitudine che la tecnica. Questo è sempre stato il mio approccio alla musica, molto istintivo. Sono autodidatta, ma la musica è la mia valvola di sfogo. Ultimamente ho fatto uscire quattro singoli e anche prima, con i Luke and the Lion, ho sempre avuto un approccio un po' naif ma molto sentito e onesto».

Di Paola Popa

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