Cinema e teatri chiusi con il nuovo Dcpm: appelli e proteste del mondo della cultura. Da Riccardo Muti a Nanni Moretti e Paolo Rossi

Magazine, 26/10/2020.

Giù il sipario. Di nuovo. Sembra un film già visto, ma non al cinema perché anche quello purtroppo ha le serrande abbassate. Il nuovo Dcpm del 25 ottobre chiude per un mese, fino a martedì 24 novembre, teatri, cinema e sale da concerto. Un colpo durissimo per tutto il mondo della cultura e dello spettacolo, già in sofferenza dopo il lockdown della primavera e appena in fase di ripresa grazie all'estate e agli spettacoli all'aperto.

Lo spettacolo dal vivo è indubbiamente uno dei comparti più danneggiati dalla chiusure in chiave anticovid e anche le tante misure adottate, distanziamento, mascherine, sanificazioni, non sono bastate per scongiurare l'ipotesi peggiore, un mese di stop. Che significa sospensione degli spettacoli, cassa integrazione e attesa dei fondi o assenza di stipendio per molti dei lavoratori, biglietti non emessi, voucher, slittamenti, ma anche e soprattutto impoverimento culturale per tutto il paese, perché la cultura - va ricordato - è un diritto, sancito anche dalla nostra Costituzione. 

«Un dolore la chiusura di teatri e cinema - ha dichiarato su Twitter il Ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini - Ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura».

Intanto sono numerose le voci che si stanno levando dal mondo dello spettacolo, tra attori, registi, direttori artistici e non solo che hanno firmato un appello su Cultura Italiae per la riapertura dei teatri e delle sale, raccogliendo oltre 60.000 firme. Tra loro anche Claudia Gerini, Lella Costa, Cristina Comencini, Gherardo Colombo. Nella accorata lettera, oltre ad esporre come le misure adottate siano state efficienti e come le sale siano posti sicuri, i firmatari ricordano che: «Il teatro e il cinema non possono fermarsi perché sono la riserva invisibile di senso, per la vita pubblica e individuale dei nostri concittadini».

Anche il mondo del cinema si è mobilitato con una lettera. Tra i firmatari 100 Autori, Afic, Anac, Casa del Cinema di Roma, Fice, Sngci, Sncci, Gianni Amelio, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Francesco Bruni, Massimiliano Bruno, Nanni Moretti, Giuliano Montaldo, Paolo Taviani, Enrico Vanzina, Paolo Virzì. Nell'appello si legge:

«Nell’attuale situazione sanitaria, di cui siamo ben consapevoli come cittadini e operatori del nostro settore, capiamo che la salute è un bene primario da tutelare ad ogni costo. Sappiamo però altrettanto bene che la cultura è un bene altrettanto primario e che azzerarne oggi una parte fondamentale come quella dello spettacolo è un’azione a nostro avviso priva di logica e utilità. È comprovato infatti che tra le attività di socializzazione, grazie proprio ai severi protocolli sanitari che dallo scorso maggio regolano le proiezioni e gli spettacoli, Cinema e Teatri sono i luoghi più sicuri, dove non si sono registrati casi di contagio. Lo testimoniano i dati forniti ancora di recente dall’Agis, le centinaia di proiezioni svoltesi in sicurezza alla Mostra del cinema di Venezia e ancora, proprio in questi giorni, che hanno coinciso con una preoccupante crescita di nuovi contagi, alla Festa del Cinema di Roma dove non sono stati registrati focolai. Addirittura la chiusura sarà a nostro parere controproducente perché l'eliminazione degli unici presidi di socialità sicuri, alternativi alla movida di strada e alla convivialità dei locali di ristorazione, comporterebbe il disorientamento di quella parte della popolazione che è meglio sta reagendo alla crisi pandemica. Tutto ciò dimostra - si legge ancora nella lettera aperta - che, grazie al controllo della temperatura all’ingresso, l’uso della mascherina, la drastica riduzione della capienza che garantisce il necessario distanziamento, l’immobilità degli spettatori durante le proiezioni e gli spettacoli, le ampie volumetrie dei locali, la sanificazione al termine di ogni spettacolo, i cinema, i teatri, le sale da concerto sono ad oggi i luoghi più sicuri e protetti della vita sociale».

Tra le testimonianze anche quella di Riccardo Muti che scrive un appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicato sul Corriere della sera per la riapertura delle sale in sicurezza: «Chiudere le sale da concerto e i teatri è decisione grave. L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo. Definire, come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come «superflua» l’attività teatrale e musicale è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità». 

Anche gli assessori alla cultura di 11 importanti città italiane chiedono la riapertura di cinema e teatri: «opportuna e necessaria una revisione di questa disposizione, al più presto, affinché teatri, cinema e sale da concerto possano riaprire prima del termine di efficacia del Decreto (valido fino al 24 novembre 2020, ndr), soprattutto se le analisi di tracciamento del contagio delle ultime due settimane confermeranno la bassa, o nulla, incidenza dei luoghi dello spettacolo nella diffusione epidemica».

Nella serata di domenica 25 ottobre, inoltre, a Milano, davanti al Teatro Strehler, è andata in scena una manifestazione di protesta, guidata dall'attore Paolo Rossi con i lavoratori del settore. I manifestanti hanno esposto diversi cartelli che richiamavano alcuni articoli della Costituzione, in particolare il 9 e il 33, sulla promozione dello «sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica» ricordando che «l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento».

Di Chiara Pieri

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