Superman, a fumetti la storia dei suoi creatori: eroi del quotidiano con il dono di saper far sognare

Magazine, 27/07/2018.

Quando il Superman con Christopher Reeve arrivò nelle sale cinematografiche era il 1978. Il cinecomic non era un genere e l’approdo dei supereroi al cinema era soprattutto esplorazione. Richard Donner, che avrebbe riempito la fantasia di una generazione con i Goonies, Ladyhawk e diretto Arma Letale, portava in sala il kriptoniano Kal-El in una grande produzione, regalando agli appassionati di fumetti il sogno di vedere Superman in carne, ossa e mutandoni (è una bomba quel vestito, VOLA! cit Superman).

La S di Superman era già allora il marchio più conosciuto al mondo grazie al fumetto, stabilmente nelle edicole e nelle case americane da 40 anni. Riavvolgendo il film, però, e tornando alle origini del personaggio, si scopre che alle spalle di un eroe leggendario c’è una storia fatta di sogni e frustrazioni, di rabbia e sconfitte lunghe 40 anni; perché accanto a un personaggio, personificazione del sogno americano, Truth&Justice, scorre la storia di Jerry Siegel e Joe Shuster, i due ragazzi che nel 1938 non hanno solo inventato Superman, ma un vero e proprio genere, dando il via alla costruzione di un olimpo di meraviglie che ancora oggi incantano milioni di lettori in tutto il mondo.

Prima di Superman i supereroi, semplicemente, non c’erano.

In Joe Shuster – La storia degli uomini che crearono Superman (ed Bao Publishing, 184 pp, 21 euro) Julian Voloj e Thomas Campi usano il fumetto per costruire una novel sospesa tra biografia e necessità di fare giustizia, nella quale mettono al centro i due creatori, sceneggiatore e disegnatore.

Due talenti che si sono completati non appena si sono conosciuti, amici per la vita, protagonisti della creazione di un personaggio che a pieno diritto siede accanto a Tarzan, Sherlock Holmes, Zorro o il Capitano Nemo. Protagonista indiscusso della fantasia di ragazzi di ogni età 

Il libro è un lungo racconto fatto da un Joe Shuster vecchio e stanco, che in una tavola calda, davanti a una fetta di torta, solo e sconfitto, racconta la sua storia ad un poliziotto. Malinconia e memoria si rincorrono grazie a una scrittura dettagliata e appassionata, elevata dall’ottima scelta grafica fatta dagli autori. Il volume si snoda infatti con un’impaginazione classica, quasi a riprendere la narrazione a strisce delle origini del personaggio, riempita da colori caldi che restituiscono al lettore un racconto che sembra arrivato incontaminato dagli anni trenta.

Un documento al quale non manca una ricchissima appendice bibliografica, ma che è soprattutto testimonianza di una delle più grandi ingiustizie della storia della letteratura di genere e non. Leggendo il fumetto impariamo a conoscere Joe e Jerry, la loro storia, le loro passioni e le loro debolezze, ma soprattutto la rabbia e la frustrazione nel vedere che altri, editori pirati, raccoglievano i frutti del loro ingegno lasciando i due in perenne precarietà. Le loro vite viaggiano parallele a una parte fondamentale della storia del fumetto americano e non solo. La pagina nella quale Joe, ebreo americano, festeggia accanto al padre morente la nascita di Israele restituisce intatta l’emozione di quel momento, chiusura di un incubo lunghissimo per un popolo che si ritrovava dopo l’Olocausto.

Ricca l’aneddotica. Interessante, ad esempio, quanto raccontato su Bon Kane, il creatore di Batman, non propriamente un esempio di correttezza e solidarietà, al punto di non essersi mai speso perché il creatore grafico del Cavaliere Oscuro, Bill Finger, ricevesse il giusto riconoscimento. Colpisce poi la testimonianza sulle difficoltà attraversate dai comics durante quella caccia alle streghe tutta americana che fu il Maccartismo.

Per quantità di documenti, perizia di ricostruzione e affetto mostrato verso i padri di Superman, quello di Voloj e Campi non è solo un volume per appassionati, ma è una finestra aperta sulla storia americana filtrata dagli occhi stanchi e disillusi di un fumettista, tanto consapevole del suo ruolo per l’immaginario collettivo, quanto amareggiato, assieme al suo socio, per i riconoscenti non ricevuti.

Un racconto che mostra anche quanto siano importanti tenacia e sacrificio e di come Superman, all’alba del 1978, abbia salvato il suoi genitori; solo all’uscita del primo film infatti i due videro riconosciuto il valore del proprio lavoro grazie alla Warner Bross, solo da allora le S di Siegel e Shuster accompagnano con pieno diritto quella di Superman.

  • ma quella S vuol dire..
  • nel mio mondo significa Speranza [cit Man of Steel]

Un lettura non banale, che colpisce con maggiore forza perché consumata nei giorni in cui si è appresa della scomparsa di un altro grande della storia del fumetto americano come Steve Dickto, l’artista che ha contribuito alla nascita supereroi come Spiderman, Doctor Strange, Hulk e Iron Man, ritrovato morto a casa propria lo scorso 27 giugno.

La sua vicenda, come quella dei creatori di Superman, oltre a valorizzare ulteriormente l’ottimo lavoro di Voloj e Campi, sottolinea come dietro ai supereroi che siamo abituati a leggere o ammirare al cinema – nel frattempo i cinecomics sono diventati una vero e proprio genere di successo con decine di produzioni all’anno – ci siano persone che hanno sognato, scritto e spesso avuto vite tormentate, fatte di sconfitte e conti da far quadrare.

Eroi del quotidiano con il dono di saper far sognare.

Di Francesco Cascione

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