Hamelin è il nome di una cittadina al nord della Germania dove leggenda e realtà si son fuse centinaia di anni fa, dove diverse ipotesi non hanno mai risolto il mistero della sparizione di 130 bambini, come riportato nella targa affissa sulla cosiddetta casa dell’accalappia topi. Un fatto di cronaca traslato via via in fiaba, nella tradizione orale prima, e nella raccolta Saghe germaniche dei Fratelli Grimm poi. Ad Hamelin vige ancora il divieto assoluto di suonare musica nella via Senzatamburi, dove anche i cortei in festa che vi arrivano cessano immediatamente ogni suono. Ma cosa è successo ai bambini di Hamelin? Dove finisce la realtà e dove inizia la finzione? Le affinità col tempo buio che stiamo vivendo trovano un’eco stupefacente nel buio che la cittadina di Hamelin stava attraversando a causa del morbo portato dai topi. Lo spettacolo proverà a raccontare e ripercorrere l’origine di questo mistero giocando su diversi piani.
Lo spettacolo racconta e ripercorre l’origine di questo mistero
giocando su diversi piani: quello temporale diviso tra l’oggi e
quello della storia e, infine, il piano della percezione perché
adulti e bambini potranno seguirlo attraverso un punto di vista
diverso utilizzando un apposito dispositivo che porta i corpi di
chi guarda a entrare nella scena in maniera interattiva. Ci siamo
chiesti in cosa possa consistere oggi la libertà restituita dal
pifferaio e possiamo dire che il pifferaio come artista porta una
visione diversa da quella degli adulti, in cui c’è spazio per la
sorpresa e per il rapimento della bellezza (cose che appartengono
all’infanzia). È una figura che cambia di segno, perché il suo
rapimento attraverso la musica è uno strappare i bambini ai
divieti, alle restrizioni e alla troppa protezione che non li fa
crescere. Allo stesso tempo questo personaggio che col suo carretto
sembra un reperto dell’antico teatro viaggiante, innesca una
profonda riflessione sul ruolo dell’artista nella società oggi.
Dai 5 anni