L'Archivio storico fotografico digitale del Museo Egizio si arricchisce di nuove collezioni fotografiche - Torino

L'Archivio storico fotografico digitale del Museo Egizio si arricchisce di nuove collezioni fotografiche

Mostre Torino Martedì 19 settembre 2023

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Torino - L'Archivio storico fotografico digitale del Museo Egizio, a quasi due anni dal debutto online, si arricchisce di una parte delle collezioni fotografiche dell'Archivio di Stato di Torino, del Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino e del Centro di Egittologia Francesco Ballerini di Como.

Si tratta di circa un migliaio di scatti di inizio Novecento che documentano l’attività di scavo archeologico del Museo in Egitto. Un’acquisizione che ha l’obiettivo di sistematizzare e raccogliere in un unico spazio, digitale e accessibile gratuitamente, tutti i documenti storici e i materiali fotografici che riguardano il Museo Egizio, che si appresta a celebrare il bicentenario nel 2024. Un progetto di digitalizzazione e pubblicazione online che è in costante aggiornamento ed è a portata di click, visitando il sito http://archiviofotografico.museoegizio.it.

I curatori Beppe Moiso e Tommaso Montonati hanno ricostruito un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, fino al momento esatto in cui i reperti archeologici della collezione sono stati portati alla luce a inizio Novecento in Egitto. È una miniera di storie inedite l’Archivio Fotografico del Museo Egizio, che custodisce 45mila documenti, di cui ora sono fruibili online circa 3mila fotografie tra la fine dell'Ottocento e i primi trent’anni del Novecento.

Un racconto per immagini delle Missioni Archeologiche Italiane in 14 località in Egitto dal 1903 al 1937, che portarono a Torino oltre 30mila reperti

La documentazione fotografica dei reperti e degli scavi archeologici si deve in primis a Ernesto Schiaparelli (1856-1928), fondatore delle Missioni Archeologiche Italiane, nonché direttore del Museo Egizio all’inizio del secolo scorso, che ebbe l’intuizione di introdurre la fotografia al museo e di documentare tramite le immagini il lavoro della sua squadra in Egitto. 

Correva l’anno 1903 quando Schiaparelli partì da Torino, portando con sé alcuni fotografi e istituendo poi un’abitudine che fu raccolta anche dai suoi successori, come Giulio Farina. Furono così immortalati per la prima volta reperti che oggi sono a Torino e vengono studiati in tutto il mondo. Per oltre un secolo quegli scatti sono stati custoditi con cura, senza però essere fruibili al grande pubblico. Oggi grazie alla digitalizzazione e alla libera pubblicazione in rete si guadagnano la ribalta internazionale e vengono messi a disposizione gratuitamente della comunità scientifica e degli appassionati dell’antico Egitto, con testi in italiano e in inglese.

Dall’Archivio di Stato provengono oltre 350 fotografie, databili per lo più tra fine Ottocento e inizio Novecento. Tali fotografie integravano in origine, come allegati, la ricca documentazione scritta sulle campagne di scavo presente all’interno del fondo archivistico del Museo Egizio, conservato dall’Archivio torinese.

All’interno del fondo sono presenti i documenti utili alla ricostruzione della storia del Museo Egizio, dalle origini alla nascita della Fondazione. Proprio in questi mesi è in corso un’operazione di riordino dei documenti del fondo archivistico, finalizzata a ricondurre all’interno di una struttura descrittiva unitaria i documenti, attualmente distribuiti in maniera disaggregata all’interno dei tre versamenti che si sono succeduti nel corso degli anni.

"Nessuna istituzione può farcela da sola. A noi è sembrato utile mettere mano a questo patrimonio per poter renderlo più comprensibile e accessibile a tutti - afferma Dott. Stefano Benedetto, direttore dell’Archivio di Stato di Torino - Le potenzialità del digitale sono formidabili e per la prima volta nella storia possiamo riunificare gli archivi".

Al Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, per esempio, appartengono le fotografie dell’antropologo Giovanni Marro, collaboratore stretto dell’allora direttore del Museo Egizio Ernesto Schiaparelli, che ebbe fin da subito l’idea di far dialogare l’Egittologia con altre discipline come l’Antropologia. E così prima Virginio Rosa, poi Giovanni Marro, portarono lo sguardo dell’antropologo nelle campagne di scavo, occupandosi in particolare dei resti umani, ma non solo.

"Per Marro l'Egitto era il campo di studio prediletto per l'antropologia - afferma la Prof.essa Cecilia Pannacini, direttrice del Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino e Docente di Antropologia Culturale presso l'Ateneo torinese - ed è importante la restituzione digitale per una condivisione scientifica per imparare e scoprire cose nuove".

Il fondo Francesco Ballerini, collaboratore della prima ora di Schiaparelli, è costituito da circa 100 fotografie appartenute alla famiglia. L'intero archivio, fotografie comprese, è stato donato al Professor Angelo Sesana nel 1994 dal nipote Franco Ballerini affinché ne facesse uso allo scopo di riportare alla luce la figura del nonno "Franz", per lungo tempo rimasta nell'ombra.

"È materiale straordinario quello che possediamo - afferma il curatore Beppe Moiso - e il vasto pubblico è a conoscenza del tesoro che conserviamo, dovuto all'arguzia di Ernesto Schiaparelli che fece sì che le campagne di scavo in Egitto fossero accompagnate dai fotografi. Il significato della riunione degli archivi fotografici è da concentrarsi sul dialogo tra le istituzioni, portando all'arricchimento pertinente degli archivi stessi".

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