Luoghi del Cuore Fai: ecco quali sono i più votati in Piemonte

Torino, 17/02/2023.

Sono stati presentati i risultati dell'11esima edizione del censimento nazionale I Luoghi del Cuore del Fai (Fondo Ambiente Italiano Ets). Il censimento è la più importante campagna di sensibilizzazione italiana dei cittadini sul valore del patrimonio e sulla necessità di proteggerlo e valorizzarlo. 

I primi luoghi in classifica nazionale sono: al 1° posto la Chiesetta di San Pietro dei Samari a Gallipoli (LE), piccolo edificio medievale immerso nella campagna salentina a meno di un chilometro dal mare, oggi a rischio di crollo, votato da 51.443 persone, più del doppio degli abitanti della cittadina pugliese; al 2° posto, con 32.271 voti, il Museo dei Misteri di Campobasso, che per la prima volta nella storia del censimento porta il Molise sul podio con 32.271 voti, e  dove si conservano gli “ingegni” su cui vengono issati i bambini vestiti da personaggi sacri durante l’annuale processione del Corpus Domini, dal Settecento ancora viva e sentita; al 3° posto la Chiesa di San Giacomo della Vittoria ad Alessandria, colma di ex voto che testimoniano un’affezione storica della comunit à, ma ormai officiata solo saltuariamente e bisognosa di restauri. Sul podio ci sono dunque tre luoghi di culto e di devozione popolare, e ben 45 beni religiosi sono nelle prime 100 posizioni, a conferma del ruolo di fulcri della comunità che le chiese ancora rivestono nell’Italia “dei mille campanili”, ma anche campanello d’allarme per la tutela di un patrimonio, ingente e diffuso, di valore storico e artistico, oltre che sociale.

Continuando a scorrere le prime dieci posizioni (classifica completa su www.iluoghidelcuore.it), si incontra al 4° posto la Via Vandelli, tra Emilia-Romagna e Toscana, una delle prime strade carrozzabili realizzate in Europa nelXVIII secolo, di cui ancora si conservano tratti integri nell’Appennino Tosco-Emiliano, votata da 26.261 persone perché venga valorizzata come Cammino, seguita al 5° posto dalla Casa del Mutilato di Alessandria, con 25.350 voti, rilevante edificio degli anni '40 del Novecento in abbandono, destinato però a diventare sede della sezione locale di Confindustria. E ancora, al 6° posto con 22.890 voti la Basilica dei Fieschi a Cogorno (GE), uno dei monumenti meglio conservati tra romanico e gotico della Liguria, al 7° posto la Chiesa di Santa Maria di Castello, anch’essa ad Alessandria, che ha raccolto 22.574 voti grazie a una mobilitazione nata a novembre scorso dopo un crollo che l’ha danneggiata, mentre all’8° posto si trova, con 20.194 voti, il vincitore della classifica speciale dedicata nel 2022 a “I Borghi e i loro luoghi”: il borgo medievale di Cremolino, nell’alto Monferrato, in cima a una collina circondata dai vigneti e affacciata sulle Alpi, in cerca di rilancio e valorizzazione. In coda, al 9° posto con 19.001 segnalazioni il Villaggio operaio di Crespi d’Adda a Capriate San Gervasio (BG), sorto a partire dal 1878 e inserito nel 1995 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale per la sua eccezionale integrità, che necessita però di interventi conservativi, e al 10° posto Villa Mirabellino nel Parco della Reggia di Monza, edificata nel 1776 dall'architetto Giulio Galliori per il cardinale Angelo Maria Durini, da decenni in totale abbandono e votata da 17.933 persone per sollecitarne il restauro.

Per quanto riguarda il Piemonte sono numerosi i Luoghi Fai in classifica. Andiamo a vederli con ordine.

I Luoghi Fai in classifica in Piemonte

Chiesa di San Giacomo della Vittoria, Alessandria

La costruzione della Chiesa di San Giacomo della Vittoria, nel centro di Alessandria, è legata a un fatto d’arme glorioso: la vittoria riportata il 25 luglio 1391 - giorno di San Giacomo - dagli alessandrini e dalle truppe di Gian Galeazzo Visconti guidate da Jacopo dal Verme contro la lega antiviscontea condotta da Giovanni III d'Armagnac alle porte della città. L’edificio originario, fondato nello stesso 1391, subì profondi rimaneggiamenti nei secoli successivi e fu destinato anche a utilizzi diversi e impropri (caserma, magazzino, ospedale). Oggi si presenta ad aula unica con volta a botte, ricca di motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni '50 e '60 dell'Ottocento. Restano pochi elementi della costruzione originaria, tra cui un affresco di fine Trecento con la Madonna del Latte. La chiesa conserva, inoltre, numerosissimi ex voto e ha un valore devozionale importante per gli alessandrini. Sono tre i comitati attivi nella promozione di questo luogo di culto, appoggiati anche dalla Delegazione FAI di Alessandria, sempre molto attiva attraverso il censimento a favore del patrimonio culturale locale: “Associazione Spazioidea”, “Insieme per Alessandria” e “Per San Giacomo”. L’obiettivo principale della raccolta voti è sensibilizzare la collettività sugli urgenti lavori di manutenzione, pulitura e restauro degli affreschi della volta, di cui la chiesa, officiata ormai solo saltuariamente, necessita.

Casa del Mutilato, Alessandria

Promossa dalla Sezione locale dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra già dalla metà degli anni Trenta, la Casa del Mutilato fu costruita nel 1938-40 per dare una sede moderna e decorosa all’associazione e alle altre organizzazioni minori del settore. Il progetto fu affidato all’ingegner Venanzio Guerci, tra i protagonisti dell’urbanistica alessandrina del periodo. Pur volendo realizzare un palazzo che si distinguesse “per modernità, proporzioni e forma” dalla case private, Guerci creò un edificio in bilico tra il razionalismo tipico dell’epoca e i canoni di inizio Novecento. Tra gli elementi di spicco troviamo la grande balconata per dare lustro agli oratori, il corpo sporgente finestrato per potenziare la luminosità e, all’interno, la concentrazione degli spazi comuni al pianterreno e nel seminterrato, per agevolare la frequentazione da parte di persone gravemente ferite in guerra. A decorare la nuova costruzione furono chiamati i maggiori artisti della provincia, tra cui Alberto Caffassi, autore del grande dipinto murale nel salone delle adunanze sul piano rialzato, con il quale si voleva celebrare il “Sacrificio del Reduce” e la vittoria italiana nella Grande Guerra. A gennaio 2022 Confindustria Alessandria ha annunciato che proprio nella Casa del Mutilato avrà la sua nuova “casa”, ponendosi l’obiettivo, dopo anni di abbandono, di ridare accessibilità all'edificio e aprire anche al pubblico gli spazi e gli ambienti. Il comitato “Insieme per Alessandria”, che riunisce tante associazioni di volontari del territorio, si è attivato per la raccolta voti all’11° censimento “I Luoghi del Cuore”, per mantenere alta l’attenzione su questo luogo a lungo in degrado.

Chiesa di Santa Maria di Castello, Alessandria

La Chiesa di Santa Maria di Castello nasce in epoca medievale come chiesa “infra castrum”, in posizione centrale nella città. Non vi sono però testimonianze dirette della posa della prima pietra dell’edificio, né del lungo cantiere aperto dal 1486 al 1545, anno della consacrazione della chiesa in una forma vicina a quella che oggi conosciamo. In seguito alla soppressione del 1798 e alla separazione dell’annesso monastero dalla chiesa, inizia un periodo di grave decadenza del complesso; a seguito di una scossa di terremoto avvenuta nel 1820, il monumento subì rilevanti lavori negli anni 1842-43. I primi cinquant’anni dell’Ottocento coincidono però anche con la ripresa di possesso della chiesa da parte della città, dopo i secoli in cui Santa Maria di Castello era stata un corpo a sé, cuore dell’insediamento canonicale più che edificio di culto urbano. Gli anni che vanno dal 1886 al 1932 vedono Santa Maria al centro di tre campagne di restauro. Elemento di continuità all’interno di questo periodo è la figura di Francesco Gasparolo (1858-1930) per la vastità e la metodicità delle ricerche. Si eseguono alcune prove di scavo che attestano per la prima volta le origini antiche del monumento. Una nuova campagna di scavi negli anni 1970-73 porta alla luce la zona archeologica con i resti di una chiesa preromanica ad aula con una grande abside risalente al secolo VIII e una seconda con impianto romanico triabsidato del X-XI secolo, studiati solo a partire dalla metà degli anni Ottanta. Sono quattro i comitati che si sono mobilitati al censimento, a fine novembre, a seguito del crollo di una porzione del cornicione sul fianco destro della chiesa, con l’obiettivo di ottenere i fondi per il recupero dell’edificio.

Castello e borgo medievale, Cremolino (AL)

Borgo di origine medievale dell’Alto Monferrato, Cremolino ha rivestito nella storia piemontese un ruolo importante, sia perché zona di confine con la Repubblica di Genova, sia perché i Malaspina - signori di Cremolino per oltre due secoli dal 1240 - erano vicari imperiali del marchese del Monferrato, con giurisdizione sui diversi castelli e territori a loro assoggettati (Bandita, Morbello, Rocca Grimalda, Morsasco). Il castello che corona il borgo sorge su una collina circondata da vigneti che domina le due valli dell’Orba (Ovada) e della Bormida (Acqui Terme), balcone naturale che si affaccia sulle Alpi, con il Monviso che svetta sullo sfondo. Nato come punto di avvistamento e difesa, il maniero ha conservato l’aspetto della sua struttura originaria trecentesca: un quadrilatero irregolare con quattro torri poste ai lati, la cinta muraria e il ponte levatoio. All’interno del borgo sono ancora oggi visibili pozzi e cisterne per la raccolta dell’acqua, elemento indispensabile in particolare in caso di assedi. Per valorizzare e promuovere la conoscenza del borgo, il cui sentiero panoramico necessita di manutenzione straordinaria, il comitato “Cremolino è orgoglio, l'orgoglio è Cremolino” ha promosso la raccolta voti al censimento del FAI 2022.

Il castello e borgo di Cremolino è il luogo vincitore della classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Antica Fonderia di campane Achille Mazzola 1403, Valduggia (VC)

L’antica Fonderia di campane Achille Mazzola è situata nel borgo medievale di Valduggia, nella bassa Valsesia. La fabbricazione di campane della Fonderia Mazzola è stata effettuata in maniera artigianale dagli inizi del Quattrocento fino a pochi anni fa. Tutti i passaggi per la preparazione delle campane, compresa la fusione in bronzo, fino alla fine dell'Ottocento venivano realizzati direttamente di fronte alle chiese per le quali venivano prodotte. La prima testimonianza della produzione Mazzola è l'antica campana della Chiesa di Luzzogno nel Verbano Cusio Ossola, su cui è incisa la data “1475” sormontata dal marchio della Fonderia. I segreti della produzione artigianale hanno continuato a essere tramandati di padre in figlio, fino a Roberto Mazzola, che ha chiuso l’attività nel 2004. Il comitato “Gruppo Raccolta Voti Fonderia Achille Mazzola 1403" ha promosso la candidatura del bene in occasione dell’undicesimo censimento “I Luoghi del Cuore”, con il desiderio di tramandare la memoria di quel passato che ha anche rappresentato la scintilla per l’avvio di un polo industriale metallurgico ancora oggi fiorente nel territorio.

L’antica Fonderia Mazzola rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Castelli Tapparelli d’Azeglio, Lagnasco (CN)

La costruzione dei Castelli Tapparelli d’Azeglio ebbe inizio nell’XI secolo per opera dei Marchesi di Busca, che realizzarono un fortilizio difensivo, corrispondente all’attuale corpo centrale. Nella prima metà del Trecento, in un’epoca di lotte territoriali, il primo nucleo venne ampliato e riorganizzato da Manfredo IV di Saluzzo. Dalla seconda metà del secolo, i castelli divennero dimora ufficiale della signoria dei Tapparelli, che nel Cinquecento, con Benedetto I, figura eclettica e raffinata, conobbero il periodo di maggior rinnovamento architettonico e artistico. Ulteriori interventi si protrassero fino al Settecento, quando il complesso assunse la composizione attuale, che vede inglobati tre edifici distinti. L’ultimo discendente della famiglia, Emanuele Tapparelli d’Azeglio, diede disposizione che alla propria morte, avvenuta nel 1890, il castello venisse aperto alla comunità. Nel 1998 iniziarono lavori di riqualificazione che durarono fino al 2008 e riportarono alla luce solo una piccola parte dei 5.000 metri quadrati affrescati, dalle cantine al piano nobile, secondo gli storici una delle principali espressioni del Rinascimento piemontese. Nel 2020, in mancanza di un piano di prevenzione incendi adeguato alle recenti normative, il percorso museale è stato chiuso al pubblico. Il piccolo Comune di Lagnasco, proprietario del complesso dal 2010, è in attesa di reperire le risorse per i necessari adeguamenti e ha partecipato al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 per stimolare la conoscenza del luogo e dei suoi ingenti bisogni.
I Castelli Tapparelli d’Azeglio rientrano nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Rocciamelone: scrigno di arte, natura, cultura e devozione, Mompantero (TO)

Il Monte Rocciamelone è una delle montagne più conosciute delle Alpi, anche grazie ai molti itinerari escursionistici che permettono di raggiungerne la vetta (3.538 metri s.l.m.). Si trova nel contesto delle Alpi Graie, al confine tra Val di Susa e Val di Viù. Lungo le sue pendici si alternano bellezze culturali e naturalistiche, sopravvissute all’incendio che nell’autunno del 2017 ha distrutto vasta parte del territorio: un esempio è la Cappella del Castagneretto, minuscola chiesa affrescata, unico edificio sopravvissuto della borgata di cui faceva parte. Nei piccoli villaggi è conservato un ricco patrimonio artistico e religioso costituito da piloni, affreschi e cappelle votive, risalenti a periodi compresi tra il XV e il XVII secolo. Tra i luoghi di culto, particolarmente interessante la Cappella della Braida, con i suoi affreschi seicenteschi di pregio. Sul Rocciamelone si sono scritte pagine importanti della Resistenza al nazifascismo e sulla sua vetta si ergono il santuario più alto d’Europa e la statua della Madonna delle Nevi, cuore pulsante del culto mariano valligiano e meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli. La raccolta voti al censimento del FAI 2022 è stata promossa dal comitato “Rocciamelone, scrigno di arte, natura, cultura e devozione” con l’obiettivo di reperire le risorse necessarie per interventi di messa in sicurezza, restauro e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale alle pendici del monte.

Il Monte Rocciamelone rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Chiesa di Santa Limbania, Rocca Grimalda (AL)

La Chiesa si trova nell'area di Castelvero, all'estremità sud-orientale di Rocca Grimalda, su un imponente sperone roccioso che domina il corso del fiume Orba ed è dedicata a Santa Limbania, una monaca cipriota molto venerata nell’area genovese. Secondo alcune fonti furono i feudatari della Rocca, la famiglia Grimaldi, a intitolarle l’edificio, già presente nel territorio da due secoli prima. Gli scavi archeologici, realizzati in zona, hanno rivelato la sua origine medievale, ascrivibile fra i secoli XVI e XVII. L’interno, a navata unica, ospita un interessante ciclo di affreschi raffigurante l'Assunzione della Vergine con al centro in alto il Padre Eterno, attribuiti a Luchino Ferrari, pittore del primo Cinquecento. La raccolta voti in occasione de “I Luoghi del Cuore” 2022 è stata promossa dal Comitato “Limbania” dopo la collaborazione con i volontari FAI di Ovada alle Giornate FAI d’Autunno 2021.

La Chiesa di Santa Limbania rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Santuario di San Vito, Nole (TO)

Nole è situato nel basso Canavese, ai piedi delle Valli di Lanzo, a nord-ovest di Torino, da cui dista circa 25 chilometri, ed è citato per la prima volta in un documento del 1209 come "Novolis". La tradizione locale vuole che il nome “Nole” sia derivato proprio dal verbo latino “nolle” (non voler sottostare), a simboleggiare la perenne protesta attuata dagli abitanti nei confronti di Ciriè. Il Santuario di San Vito martire si trova nella parte più a sud del paese, in aperta campagna, all’incrocio delle strade percorse un tempo dai carri che andavano dal centro di Nole al torrente Stura e di là dal torrente stesso fino a Grange di Nole. L'edificio fu eretto nella seconda metà del Cinquecento. Vi si conservano oltre 500 quadretti ex voto, uno splendido altare ligneo del Settecento e pregevoli affreschi seicenteschi. L'uso e l'affluenza dei fedeli al Santuario nei secoli passati, era tale da richiedere la presenza di una persona che si occupasse dell'apertura e delle pulizie. Si fecero allora costruire due stanze per ospitare un “eremita” o “romito” così detto perché viveva in questo luogo lontano dal centro abitato. Il comitato “Abbadia di San Vito Nole”, che da quasi 150 anni si occupa della manutenzione e promozione del bene, desidera recuperarel'antica casa del romito per la realizzazione di uno spazio museale.

Castello Chianocco, Chianocco (TO)

Nel cuore della Val di Susa si trova, nell’omonimo borgo, il Castello Chianocco, una costruzione nata in epoca medievale come domus munita, ovvero “residenza fortificata”, della nobile famiglia piemontese dei Bertrandi. Questo castello si dice sia stato residenza estiva della marchesa Adelaide di Susa e del casato dei Biancamano, dai quali ebbe origine con Umberto I la casata Savoia, come documentato dai resti degli affreschi ancora visibili nella grande sala baronale, che si affaccia sulla valle. L’architettura del maniero è stata modificata nei secoli, ma dell’antica residenza è ancora riconoscibile il mastio che domina gli altri edifici della struttura. In un’ala è oggi allestito il Museo dei Vecchi Mestieri, una fedele riproduzione animata in miniatura dei mestieri esercitati in Val di Susa nei primi del Novecento, realizzata nel 1996 da due artigiani locali. Il comitato “Antichi Mestieri”, nato dall’Associazione "Amici dei Vecchi Mestieri" che gestisce le sale occasionalmente aperte al pubblico per fiere o manifestazioni, ha promosso la raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 con l’obiettivo di restaurare gli affreschi e recuperare alcune sale per la realizzazione di un piccolo museo etnografico legato alla vita rurale e contadina di fine Ottocento.

Il Castello Chianocco rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Cripta della Cattedrale di San Giusto, Susa (TO)

Rinvenuta all’inizio di quest’anno durante la campagna di restauro per la messa a nuovo del coro ligneo, avviata nel 2021, la Cripta della Cattedrale di San Giusto è stata una vera sorpresa per Susa: in nessuna fonte storica si faceva infatti riferimento alla presenza di un ambiente sotto l’abside, tanto che i sondaggi archeologici avviati avevano come obiettivo quello di indagare la consistenza del substrato al di sotto del pavimento. Da un primo studio la stanza ipogea risalirebbe alla fondazione della cattedrale avvenuta nell’XI secolo per volere del marchese di Torino Olderico Manfredi, che qui fondò anche il monastero benedettino maschile. La Basilica venne consacrata nel 1027 ed è divenuta cattedrale della Diocesi di Susa nel 1772. La cripta non si è ancora totalmente svelata, ma è perfettamente conservata: verosimilmente la via d’accesso era attraverso una scala ad anfiteatro che apriva ad un ambiente ricco di stucchi di animali e scandito da almeno sei colonne in pietra, disposte a intervalli regolari, prive di capitelli. Il comitato “Cripta di San Giulio”, nato con l’avvio della campagna di restauro, ha promosso la raccolta voti in occasione de “I Luoghi del Cuore” 2022 con lo scopo di supportare, attraverso attività di valorizzazione e conoscenza, la prosecuzione dell'attività di scavo, così da giungere alla completa fruizione della struttura.

Parco della Burcina, Pollone (BI)

Il Parco della Burcina è un giardino storico, sito sull'omonimo "Brik Burcina", una dolce collina a ridosso delle Alpi Biellesi, che a metà Ottocento aveva subito deforestazione e degrado. Il parco è noto soprattutto per la conca dei rododendri: oltre 1.200 esemplari, appartenenti a più di 500 varietà (in gran parte originarie del Caucaso e dell’Himalaya), che raggiungono spesso un’altezza di 12-15 metri e che in primavera danno luogo a una spettacolare fioritura. Fu ideato e realizzato, a partire dal 1850, da quattro generazioni della famiglia Piacenza, industriali lanieri dal Settecento e appassionati botanici, e si estende oggi per 57 ettari. Se Giovanni Piacenza (1811-1883) fu colui che acquistò i primi terreni, il figlio Felice (1843-1938) per quasi 50 anni lavorò giorno dopo giorno per ampliare il parco, tracciare strade e sentieri e piantare alberi. Ideò inoltre la spettacolare valle dei rododendri. Felice non si avvalse di architetti nella composizione del paesaggio, ma ne fu lui stesso l'artefice. Enzo, figlio di Felice, (1892-1968) nel 1950 donò il nuovo ingresso progettato dal paesaggista fiorentino Pietro Porcinai (1910-1986), come da volere del padre. Nei suoi ultimi 15 anni invitò al parco i più famosi botanici europei e, pochi mesi prima di morire, ne ripiantò varie zone distrutte dal tremendo vento föhn che si abbatté sulla zona nel febbraio 1967. Nel 1935 il parco è divenuto proprietà del Comune di Biella; nel 1980, con la legge regionale n° 29, è stata istituita la Riserva Naturale del Parco Burcina "Felice Piacenza".Il comitato “Parco Felice Piacenza” è nato a sostegno dell'attività di valorizzazione e manutenzione del giardino: risulta oggi necessario pianificare interventi di manutenzione, ricerca e sostituzione di alcune piante, anche in relazione ai cambiamenti climatici.

Strada Franca del Monferrato, Alessandria

La Strada Franca del Monferrato era un’antica via di scambi commerciali tra il Basso e l'Alto Monferrato. Nel 1454, dopo la Pace di Lodi, i due nuclei del marchesato del Monferrato tornarono a poter comunicare e collegare nuovamente la Liguria ai mercati di Felizzano, astigiano e vercellese, come documentato in diverse mappe catastali dell'epoca. Oggi i 10 Comuni che ne facevano parte hanno scelto di ricreare un sentiero escursionistico di 55 km che ripercorre l’antica via, con partenza da Cassine e arrivo ad Altavilla Monferrato, unendo i Comuni di Gamalero, Carentino, Bergamasco, Oviglio, Masio, Quattordio, Felizzano e Fubine Monferrato. La nuova Strada Franca è stata inaugurata nell’autunno 2022. Il comitato “Camminovigliese” e il gruppo “Strada Franca di Bergamasco”, insieme alla Delegazione FAI di Alessandria, dopo il successo della riapertura desiderano ora realizzare una nuova segnaletica che guidi i turisti e i passanti lungo il percorso.

La Strada Franca del Monferrato rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Pieve romanica di Santa Maria, Viguzzolo (AL)

La Pieve romanica di Viguzzolo, dedicata a Santa Maria Assunta, fu costruita con molta probabilità nell’XI secolo all'esterno dell'antico abitato, anche se un documento del 893 attesta che già allora esisteva nella zona un edificio di culto. Alcuni elementi architettonici anteriori convalidano l'ipotesi che sia stata costruita nell’anno Mille. Dopo un periodo di sviluppo fra XII e XIII secolo a cui fu annessa una canonica con un arciprete, la pieve cominciò a essere emarginata: alla fine del XIII secolo Viguzzolo era già Comune e l'Oratorio di San Bartolomeo, posto al centro dell'abitato divenne il nuovo luogo di culto del paese. La Pieve di Viguzzolo è stata così abbandonata e anno dopo anno è caduta in uno stato di totale degrado. Dal 1905, grazie al supporto del Comune sono stati realizzati interventi di recupero del pavimento e del paramento murario esterno e interno. Il comitato “Associazione Culturale Viguzzolese”, nato nel 2004 a Viguzzolo per valorizzare e sviluppare il contesto della Pieve, ha promosso la raccolta voti durante il censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 per sensibilizzare sulle preoccupanti condizioni in cui versa l’edificio e la necessità di un intervento di restauro.

La Pieve romanica di Santa Maria a Viguzzolo rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Santuario Madonna della Guardia, Ornavasso (VB)

Edificata tra il 1674 e il 1772, la Chiesa della Madonna della Guardia prende il nome dal promontorio omonimo su cui sorge, così chiamato ancora oggi per la presenza di un’antica torre medievale di segnalazione, risalente ai primi anni del XIV secolo, voluta dalla famiglia dei Barbavara d'Ornavasso, feudatari di tutta la Val d'Ossola. La chiesa - caratterizzata, secondo progetto dell’architetto milanese Attilio Arrigoni, da una forma ottagonale e da una costruzione in marmo di Ornavasso - è stata costruita dove esisteva, fino al Seicento, una cappelletta dedicata alla Beata Vergine (da cui la dedica ufficiale all’Immacolata Concezione di Maria Vergine). La tradizione popolare dice che una ragazzina obbligata dalla matrigna ad andare tutti i giorni a pascolare le pecore, a volte senza i necessari alimenti, trovasse davanti alla sacra immagine la quantità di pane sufficiente per la giornata. Questo evento portò così il popolo di Ornavasso a voler erigere quello che è l’attuale santuario. Nel corso degli ultimi decenni, la Madonna della Guardia è stata oggetto di importanti lavori di restauro, ma necessita oggi di altri interventi per poter migliorare la sua fruibilità, sia per le celebrazioni nel corso dell’anno sia per varie iniziative culturali che vedono attivi molti volontari del territorio. Con questo proposito il comitato “Amici del Boden”, costituito alcuni anni fa, ha supportato la raccolta voti per il censimento “I Luoghi del Cuore” 2022.

Il Santuario della Madonna della Guardia rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

Basilica di San Gaudenzio: mosaico del Cardinal Cacciapiatti, Novara

All’interno della Basilica di San Gaudenzio a Novara, edificata tra il 1577 e il 1590 su probabile disegno del pittore e architetto comasco Pellegrino Tibaldi, si trova il pregevole mosaico fatto realizzare nel 1839 dal Cardinale Cacciapiatti a Pelagio Palagi, noto scultore vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. L'opera si trova proprio al centro del transetto, sotto la cupola, elemento che maggiormente caratterizza la BasilicadiSan Gaudenzio, progettata dal celebre e geniale architetto Alessandro Antonelli. Per oltre trent'anni il mosaico, che raffigura lo stemma del Cardinale Cacciapiatti e della sua famiglia, è rimasto nascosto al di sotto di un gigantesco tappeto, ora rimosso. Il comitato “Gaudenziano”, in collaborazione con i volontari FAI di Novara e con la Fabbrica Lapidea della Basilica - costituita nel 1552 per realizzare la ricostruzione del Tempio Gaudenziano e che ne ha ininterrottamente curato la manutenzione, diretto gli ampliamenti e gli abbellimenti, tutt’oggi attiva - ne hanno promosso la raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022. L’obiettivo era quello di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni di Novara sull'importanza di questa fragile opera tardo cinquecentesca, che per via del continuo distacco delle tessere ha bisogno di un urgente intervento di restauro.

Castello di Frinco, Frinco (AT)

Frinco è un paese dell’astigiano di neanche 800 abitanti che ha origini probabilmente nell’IX secolo, a seguito dell'invasione dei Franchi, ma è documentato solo dal 1117. Il castello, che domina l’antico abitato e occupa circa 3.800 mq di superficie, presenta diversi corpi di fabbrica che si fondono in un massiccio edificio quadrilatero con corte interna, dotato sul versante ovest di un’imponente torre circolare. Nel 1193 fu sancita proprio qui la pace fra Asti e il marchese Bonifacio I del Monferrato, mentre nel 1227 nei suoi saloni Bonifacio II di Monferrato firmò l’alleanza con Asti. Appartenne a importanti famiglie nobiliari: i Pelletta (1277), i Turco (1342), i Mazzetti (1442, prima con il titolo di conti e dal 1733 di marchesi, i quali ottennero ed esercitarono per molto tempo il diritto di Zecca) e degli Incisa di Camerana (1829).Più tardi la proprietà passò ai padri Giuseppini. Intorno al 1960 iniziò il degrado della struttura e il castello venne acquistato da un'azienda agricola che vi impiantò un allevamento di pollame. In seguito al suo fallimento, il bene venne sequestrato e posto all'asta, acquistato da privati nel 1992. È iniziato così un periodo travagliato che ha portato a forti ritardi sugli urgenti e fondamentali interventi, tanto che nel 2011 una frana ha messo a rischio la sicurezza del castello e delle case sottostanti. Il 5 febbraio 2014 si è verificato il crollo di una porzione significativa dell'edificio che è precipitata sull'abitato, lambendo le case, travolgendo la piazza della chiesa e la strada comunale. Dal 2019 il bene è di proprietà del Comune, che nel 2021 ha portato a compimento i lavori di consolidamento nella rocca. La partecipazione al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 aveva l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sulla necessità di valorizzare e promuovere il Castello.

Il Castello di Frinco rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.

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