Antonio Rezza e Flavia Mastrella a Torino tra laboratori e spettacoli. L'intervista

Torino, 12/02/2020.

«Bisogna essere piccoli, infanti, laddove uno regredisce fa arte». Antonio Rezza ha le idee chiare, il suo lavoro insieme a Flavia Mastrella, con la loro compagnia RezzaMastrella, sta animando in questi giorni il Polo del ‘900 con 22 bambini di quarta elementare (Istituto Comprensivo Sibilla Aleramo di Campagna) per il workshop Sculture in tasca. L’iniziativa fa parte di Super (Scuola Ultratosta per Esseri Ribelli), percorso formativo ideato dall’assocazione +vicino e rivolto a ragazzi fra i 6 e i 10 anni. «Qui ci si allena al cambiamento – racconta Ewa Gleisner, cofondatrice di +vicino – dando competenze come creatività, collaborazione alla pari tra donne e uomini, intelligenza emotiva, pensiero critico, negoziazione e consapevolezza civica». Sono le cosiddette «soft skills», competenze che integrano le discipline scolastiche e che, tuttavia, sono fondamentali per condurre una vita sostenibile nel solco del senso civico.

Il progetto di +vicino ha vinto il bando Civica di Compagnia di San Paolo, ma il laboratorio condotto da RezzaMastrella è solto un tassello di questo percorso. A novembre c’è stato l’illustratore Fernando Cobelo, sotto la guida della stessa Ewa Gleisner (che è anche fotografa). A marzo, invece, toccherà al workshop Creature digitali jr con il collettivo 7-8 chili. Sarà realizzato un cortometraggio poi proiettato alla serata di premiazione del Sottodiciotto Film Festival. A maggio, infine, un’altra partnership, con il Festival dello Sviluppo Sostenibile, durante il quale Gigi Piana (socio di Ewa Gleisner nell’associazione +vicino) condurrà un workshop nelle vesti di artista visivo insieme ad Alice Zannoni, critica d’arte. «La cosa importante – aggiunge Ewa Gleisner – è che ci troviamo sempre in due, una donna e un uomo, per dare l’esempio ai bambini».

Un aspetto che si ritrova anche nel modo di lavorare di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, un tutt’uno piuttosto che un collettivo. «I bambini apprendono anche senza volerlo – spiega Mastrella – e non possiamo sapere cosa lasceremo nella loro mente. Sicuramente delle altre possibilità rispetto alle discipline a scuola. Noi nella nostra forma creativa usiamo il metodo dei bambini, regrediamo e torniamo alla dinamica creativa, siamo al loro stesso livello e loro lo sentono». Tra le varie attività c’è la caccia al tesoro con i giocattoli all’interno del Polo del ‘900, che vengono poi ricomposti, per creare nuovi giochi e personaggi. Il messaggio è il superamento degli stereotipi, di genere soprattutto, affinché l’espressione creativa non abbia limiti né pregiudizi. «Un bambino – rivela Mastrella – ha imbastito una donna a tre gambe, questo capovolge il senso del femminile e del maschile». Tutte opere che saranno messe in mostra al Polo in questi giorni.

E proprio in questi giorni, Rezza e Mastrella saranno a Torino anche per un altro motivo, perché l’11 e il 12 febbraio, al Teatro Colosseo, andrà in scena Anelante. Anche questo è un lavoro corale, prodotto dal Tpe (e inaugura anche una collaborazione fra le due realtà teatrali) ed è la prima volta che accade. «Lo spettacolo è lo stesso di qualche anno fa – racconta Flavia Mastrella – ma cambia il disegno di luci, anche l’esperienza che vivono gli attori». «Questa è una cosa diversa – aggiunge Antonio Rezza –. È vero che non faccio più spettacoli da solo dal 1998, ma nel corso del tempo la collaborazione si è ampliata e il metodo si è diversificato». Gli attori non sono soltanto delle fugaci figure che compaiono sul palco, ma contribuiscono alla costruzione dello spettacolo attraverso la parola. Un matematico che «scrive a voce alta», poi un «lettore che parla mentre legge e non capisce ciò che legge ma solo ciò che dice». Sono alcuni dei personaggi che fanno la loro comparsa in Anelante. «Non sappiamo se il teatro sarà pieno – conclude Rezza – ma noi non siamo stipendiati dallo Stato, la nostra sfrontatezza è integrale. Abbiamo la gente che ci segue, senza di loro perderemmo molto».

Di Paolo Morelli

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