Grom chiude: anche a Torino addio alla storica gelateria

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Torino, 23/01/2020.

Città della pasticceria sabauda, del cioccolato, e del gelato. Dove, se non a Torino, poteva nascere un’idea come quella di Grom, il cosiddetto “gelato come una volta”? Oggi quel sogno, nato dall’idea di Federico Grom e Guido Martinetti, traballa sotto il peso di una multinazionale. La notizia è ormai su tutti i medi: Grom chiuderà molte delle sue gelaterie, e l’insegna intanto è già scomparsa dalla sede storica a Torino, quella di via Cernaia.

Quella di Torino non è la prima gelateria Grom a chiudere i battenti: giù la serranda anche a Modena, Mestre, Varese, Alessandria. Conseguenza di una scelta aziendale, da parte non più dei fondatori storici, cui l’azienda non appartiene dal 2015, ma di Uniliver, la multinazionale anglo-olandese che possiede il marchio.

Ma cosa c’è nel futuro della storica azienda di qualità nata a Torino? La grande distribuzione, così pare, sotto forma di gelato confezionato da trovare nei frigoriferi di supermercati e di bar. Niente più coni e coppette, né lunghe code fuori dalle gelaterie nei centri delle città, ma la spesa, con un gelato che manterrebbe la sua qualità.

La storia di Grom

La storia di Grom racconta di un gelato fatto con materie prime di qualità, di origine naturale, senza aromi, coloranti ed emulsionanti. Un’idea che prende forma il 17 agosto 2002 e prende vita nel maggio 2003, quando inaugura il primo negozio Grom a Torino, una gelateria piccola, nel centro città. «L’idea – si legge sulla storia dell’azienda - è quella di fare gelato come una volta, puro, autentico, senza scorciatoie, in un panorama in cui coloranti e aromi vanno per la maggiore. Il successo è immediato: code di 15-20 metri ci incoraggiano a fare ancora meglio».

Frutta certificata, latte fresco di qualità e uova da galline allevate a terra, acqua e zucchero. Tutte miscele preparate là dove il sogno è nato, a Torino, dal laboratorio da cui partono per raggiungere le varie gelaterie e dove arrivano le materie prime selezionate con attenzione.

Ma Guido e Federico non si fermano: aprono una loro azienda agricola tra Langhe e Monferrato nel 2007, sperimentando cultivar di frutta su varietà diverse e biologiche. Grom intanto cresce, e arriva nello stesso anno nella Grande Mela, apertura annunciata dal New York Times. Il gelato come una volta arriva davvero in tutto il mondo, fino a diventare una storia, raccontata in un libro: Grom. Storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori.

Il futuro nel frigorifero

Grom come Algida e Magnum? Sembrerebbe di sì, a giudicare dalla scelta dell’azienda che, al contrario di quanto inteso nella filosofia iniziale degli ideatori di Grom, potrebbe portare il famoso gelato made in Torino in barattolo.

Come spiega l’azienda al Sole 24 ore, che ha lanciato la notizia delle 4 chiusure che apriranno il 2020, «Negli ultimi anni c’è stata un'evoluzione del modello di business e una visione proiettata sul medio e lungo periodo, che tiene conto di nuove opportunità, di nuovi canali e di nuovi modelli di acquisto e consumo: alle gelaterie, Grom affianca il canale on the go con chioschi o biciclette gelato, la grande distribuzione, i bar e il canale direct to consumer, con una strategia multicanale a supporto del piano di crescita del brand. Abbiamo ristrutturato alcune gelaterie in Italia e stiamo valutando una nuova apertura sul territorio».

«Da sempre la nostra missione è portare nella vita di più persone, in tutto il mondo, il puro e autentico gelato italiano - fa sapere Grom sempre sulle pagine del Sole 24 ore - perseguire questa missione ha richiesto, negli ultimi anni, un’evoluzione del modello di business e una visione proiettata sul medio e lungo periodo, che tenga conto di nuove opportunità, nuovi canali e nuove attitudini di acquisto. Tutto questo si traduce anche in un’analisi della rete di vendita e nella scelta di chiudere alcuni negozi, mantenendo tuttavia il ruolo del retail come hub dell’esperienza e Dna di Grom: anche il gelato confezionato nasce dal desiderio di mettere la nostra gelateria in barattolo».

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