Torino, 16/12/2019.
Valter Malosti torna sul palco del Teatro Astra di Torino per il periodo delle festività natalizie con Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello. Un testo che nelle sue mani rivela il suo lato espressionista, tragicomico, a tratti furioso. Malosti è impegnato nella doppia veste di regista e di interprete nei panni di Ciampa, uno degli affascinanti «buffoni tragici» della sua galleria.
Il berretto a sonagli sarà in scena al
Teatro Astra per la Stagione TPE dal
17 al 31 dicembre 2019, esclusi i
lunedì e i giorni dal 23 al 26 dicembre. Si tratta
di una produzione TPE che riprende l’allestimento
del Teatro di Dioniso proposto con grande successo nel 2015.
Accanto a Malosti un cast di alto livello.
Beatrice Fiorica è interpretata da un’attrice molto amata e
popolare anche presso il pubblico televisivo: Roberta
Caronia, che tornerà in chiusura della Stagione
TPE 19.20 come protagonista di Giulietta
di Federico Fellini; Paola Pace dà vita con grande
versatilità al doppio ruolo di Donna Assunta La Bella e
dell’ambigua Saracena; Vito Di Bella è Fifì La
Bella; Paolo Giangrasso è il delegato di polizia
Alfio Spanò; Maria Lombardo la domestica Fana e
Roberta Crivelli Sarina Ciampa.
Con Il berretto a sonagli
Malosti affronta per la prima volta
Pirandello. Si confronta con uno dei testi più
popolari del grande drammaturgo siciliano cercando di strapparlo
allo stereotipo per restituirgli la forza eversiva originaria di
quei «corpi in rivolta» posti al centro di una
scena che è anche labirinto: una feroce macchina /
trappola. Un testo che diventa vivissimo grazie alla
violenza beffarda della lingua, una sorta di musica
espressionista e tragicomica, molto evidente nel testo
scritto in dialetto siciliano che è alla base del lavoro originale
di drammaturgia condotto dal regista torinese.
Qualche nota sulla genesi del Berretto
aiuta a capire il peculiare lavoro condotto da
Malosti sul testo. La commedia viene scritta in
origine nell’agosto 1916 in lingua siciliana con il titolo A
birritta cu’ i ciancianeddi per l’attore comico
dialettale Angelo Musco, che la mette in scena al Teatro Nazionale
di Roma il 27 giugno 1917. Il testo va in scena con i pesanti tagli
apportati da Musco che oltretutto smarrisce il manoscritto
originale. Quando l’autore prepara la versione in italiano è
costretto a partire dal copione tagliato e rimaneggiato. Ed è in
questa veste che la commedia viene rappresentata il 15
dicembre 1923 al teatro Morgana di Roma e in tutte le riprese
successive.
La prima stesura de Il berretto a
sonagli viene ritrovata soltanto nel 1965 e
pubblicata nel 1988. È una scoperta sorprendente. Si tratta di un
testo più duro, politicamente
scorretto, a tratti ferocemente
antimaschilista nelle battute sia di Beatrice sia
dell’equivoco personaggio della Saracena. Presenta varianti
significative che riguardano tutti i ruoli, e in particolare una
scena totalmente espunta nella versione italiana posta nel
manoscritto all’inizio del secondo atto.
L’originale siciliano può così diventare un mare linguistico in cui
re-immergere il testo italiano, oltre che un prezioso
corto-circuito dal punto di vista dei contenuti. Questa
prima versione, infatti, ha offerto materia a Malosti per un lavoro
di riscoperta e rilettura non solo linguistica, ma di
ridefinizione di caratteri e ruoli affioranti dal
recupero dei tagli capocomicali di Musco, mai ripristinati
dall’autore nell’edizione italiana. Anzitutto la perdita di una
possibile co-protagonista della commedia, accanto a Ciampa, in
Beatrice Fiorìca, la moglie tradita.
Ne emerge una versione più schietta, dura, non «ripulita» del
testo pirandelliano, affidata sia al dialetto della prima stesura
sia a un italiano derivato da questa, che assume in sé elementi
dialettali per permettere di affidare agli attori una partitura più
ritmica e musicale e recuperare anche una
dimensione più autenticamente popolare. Senza dimenticare un certo
sapore da teatro di varietà e da Opera dei
Pupi, che non tradisce però la «vita».
Lo spettacolo si inserisce nel solco delle rivisitazioni
«d’autore» di Malosti, inaugurate dal
felice lavoro tratto da La scuola delle mogli di Molière,
per tre anni in tournée nei teatri italiani e con il recente
Molière / Il Misantropo. Afferma Malosti:
«Colgo nella pièce un carattere visionario come in Molière, e un
andamento da farsa nera. Ciampa è per me un anello di quella catena
di “buffoni tragici”, cui appartengono il Nietzsche di Ecce
homo, l’Arnolphe de La scuola delle mogli e l’Alceste
del Misantropo»