Accabadora: il best-seller di Michela Murgia a teatro con Anna della Rosa

Torino, 30/10/2019.

Arriva al Teatro Astra di Torino dal 5 al 10 novembre, ed è già un successo di pubblico Accabadora, lo spettacolo della stagione TPE tratto dauno dei più noti romanzi di Michela Murgia, tra i libri più letti in Italia negli ultimi anni e vincitore, nel 2010, del Premio Campiello. La regista Veronica Cruciani ha chiesto a Carlotta Corradi di ricavare dal romanzo un testo teatrale: un monologo che parte dal punto di vista di Maria, la figlia di Bonaria Urrai, l’accabadora dell’immaginario paese sardo di Soreni. Lo spettacolo, interpretato da Anna Della Rosa, è una nuova produzione TPE – Teatro Piemonte Europa realizzata assieme a Compagnia Veronica Cruciani, Teatro Donizetti di Bergamo e CrAnPi.

Michela Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, all’età di sei anni, viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa «finire», «uccidere». Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione per questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato: ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della Tzia.

Qui dove finisce il romanzo inizia lo spettacolo. L’accudimento finale è uno dei doveri dell’essere figlia d’anima, una forma di adozione concordata tra il genitore naturale e il genitore adottivo. Sulla scena entra una Maria che crede di essere diventata una donna ma il confronto con la Tzia mette in dubbio tutte le sue certezze, riporta a galla vecchi ricordi e genera nuovi sentimenti, ricostruendo quasi da capo il rapporto madre-figlia delle due donne. Solo ora Maria può decidere se fare il grande passo: da figlia diventare «madre».

Per la prima volta Michela Murgia ha deciso di appoggiare e accompagnare la nascita di uno spettacolo nato dal suo romanzo. Spiega infatti: «Carlotta Corradi ha fatto un lavoro di tessitura, utilizzando tutte parole mie, ma in un modo in cui io non le ho usate. C'è un'originalità anche autoriale in questo testo. Chiamarlo riduzione non va bene: è un ampliamento. Una visione che io non ho assunto perché la mia attenzione era sulla vecchia, non sulla bambina. È un pezzo di Maria che mancava, sono felice che siano state altre donne a vederlo. Probabilmente dieci anni fa, quando ho scritto il romanzo, non ero in grado di vedere la Maria adulta. Ora è un piacere leggerla nelle parole, negli occhi, nel gesto artistico di altre professioniste. Pur non avendo scritto una parola, potrei controfirmarla, la sento molto mia, molto somigliante all'intenzione letteraria che c'era nel romanzo».
 
Ecco come commenta lo spettacolo Veronica Cruciani: «Una bambina non accettata dalla madre ha una seconda possibilità di sentirsi amata da Tzia Bonaria, la madre adottiva, che la cresce e la educa. Accabadora propone un modello diverso di famiglia, dove la madre non è quella biologica ma adottiva, che ci conduce verso l’Idea di una società più aperta. Tuttavia la stessa madre adottiva, in punto di morte, chiederà a Maria di compiere un gesto estremo, contro la sua volontà. Gesto che lei, l’accabadora, ha compiuto più volte nella vita e che Maria non riesce ancora a perdonarle. Da subito ho immaginato il dialogo tra Maria e Tzia Bonaria come un dialogo tra sé e una parte di sé, tra una figlia e il suo genitore interiore. Per questo ho voluto realizzare uno spazio astratto, mentale, nel quale Maria cerca di rielaborare la morte della madre adottiva. Ciò darà origine ad un conflitto tra due aspetti di Maria: la parte rimasta bambina e la parte che deve diventare adulta. Il video mi ha permesso di rendere visibile le dinamiche emotive e relazionali tra queste due parti. La pedana sospesa crea una divisione tra l’attrice e il pubblico, è la gabbia mentale in cui Maria è intrappolata e di cui riuscirà a liberarsi soltanto alla fine, compiendo il fatidico gesto richiesto dalla madre. O meglio, ripetendolo davanti alla sua coscienza – e a noi pubblico – che la assolverà. Lo spettacolo, visto come una rêverie che si ripete ogni giorno uguale a se stessa, troverà in questa sofferta ripetizione del gesto la sua risoluzione, permettendo a Maria di uscire dall’ossessione e di andare in una nuova direzione di vita».

Ed ecco anche le parole di Carlotta Corradi sullo spettacolo tratto dal libro di Michela Murgia:
«Sebbene il romanzo sia spesso ricordato per due temi estremamente attuali quali eutanasia e adozione, nella mia percezione è stato fin da subito un’indimenticabile storia d’amore. In questo caso, tra una figlia e una madre. In questo caso, non la madre naturale. Ma l’altra madre. Un amore costruito giorno dopo giorno, per questo simile a un legame sentimentale, fondato sulla scelta. E come ogni rapporto madre-figlia è destinato a uno strappo, a un momento in cui la bambina diventa donna, fino a diventare madre della madre. Per me, il passaggio più difficile, e ancora incomprensibile, della vita. Nella storia di Maria e Tzia Bonaria lo strappo è talmente forte che Maria, anziché crescere, decide di fuggire nel continente. Quando torna, nonostante siano passati gli anni, Maria è rimasta adolescente. Per questo ho scelto come punto di partenza della mia drammaturgia la fine del romanzo: il momento in cui una Maria intrappolata nel suo essere figlia si ritrova a dover essere madre. Tutta l’intensità di quest’ultimo tempo accanto alla Tzia è dato dai passaggi non compiuti, dalle cose non dette, le accuse non fatte, l’amore non richiesto. Una volta affrontate le negazioni, Maria è pronta a esplodere in un gesto finale che è un ultimo ed essenziale atto d’amore che la figlia d’anima compie verso sua madre, e che la farà diventare una donna».

I biglietti per Accabadora al Teatro Astra di Torino sono acquistabili online.

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