FacceEmozioni, al Museo del Cinema di Torino in mostra le espressioni del volto

FacceEmozioni, al Museo del Cinema di Torino in mostra le espressioni del volto

Mostre Torino Martedì 16 luglio 2019

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© Michele D'Ottavio

Torino - Le espressioni umane, fulcro di ogni forma di comunicazione visiva: se oggi riassiumiamo virtualmente il nostro stato d’animo digitando una faccetta che ride con le lacrime agli occhi o rossa in volto, è sin dal 1500 che si cerca di scavare nell’animo umano attraverso il viso. Ed è sempre il viso il veicolo fondamentale dell’espressività umana veicolata dalle arti visive e performative come la fotografia, il teatro, il cinema. È questo il filo conduttore di #FacceEmozioni, l’interessante mostra che inaugura mercoledì 17 luglio al Museo del cinema e che sarà visitabile fino all'8 gennaio 2010. Il 17 luglio è anche il World Emoji Day, la giornata mondiale degli emoji: per l’occasione il Museo del cinema propone l’open day con l’ingresso speciale a 1 euro e attività per adulti e bambini.

#FacceEmozioni è una mostra unica nel suo genere e trasversale: collega la scienza e l’arte, il teatro e il cinema, l’animazione e la musica, tessendo le fila di un discorso che ci interessa sin dall’antichità, quello di trovare nei tratti del volto le emozioni e il carattere delle persone. Salendo per la scala elicoidale del Museo del cinema, si passa da una riflessione sulle emojii (che con un tratto sintetizzano le emozioni e che sono ormai parte integrante del nostro modo di comunicare) agli studi di fisiognomica iniziati nel 1500, passando dalle “maschere di carne” del grande teatro mimico di Petrolini, Totò e Dario Fo fino al cinema muto, dalle tecniche di morphing cinematografico a quelle di animazione e quelle di face tracking e video mapping del volto umano.  

In mostra sono esposte 180 opere, tra cui 82 riproduzioni fotografiche, 55 opere originali (dagli elmi e volumi del ‘500 alle installazioni di artisti contemporanei, e pure due romanzi classici come Pinocchio e Moby Dick tradotti integralmente in emojii), 43 tavole tratte dalla collezione di fisiognomica del museo, 42 montaggi, 4 app con cui i visitatori possono interagire e 8 installazioni.

È un progetto ambizioso che lega il Museo del cinema ad altre due realtà museali torinesi e a due progetti che vanno a completarne il discorso: la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dove dal 17 luglio al 29 settembre 2019, si tiene la mostra personale Paolo Cirio. Exposed (che include tre importanti cicli di lavori dedicati al tema del volto, spazio simbolico in cui si gioca la dinamica conflittuale tra privato e pubblico, individuale e generale, libertà e sorveglianza) e l’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino: dal suo archivio arriverà una selezione di fotografie mai esposte prima che andranno  a comporre la mostra I 1000 volti di Lombroso, ripercorrendone le tappe delle sue ricerche, che verrà ospitata al Museo del cinema nel piano dedicato all’Archeologia del cinema dal 25 settembre 2019 al 6 gennaio 2020.

Questa «mostra anomala per il museo del cinema», come l’ha definita in conferenza stampa la curatrice Donata Presenti Compagnoni, nasce anzitutto da un suo speciale archivio: «Il nostro è l’unico museo al mondo che possiede una collezione di fisiognomica. La possiede perché l’idea di museo che aveva la sua fondatrice, Maria Adriana Prolo, era quello di un luogo dalla visione estremamente allargata che connettesse discipline diverse e dialogava tra secoli e ambiti differenti, che andasse al di là anche di una teologia del cinema più scontata. La fisiognomica fa vedere come ci siano dei fortissimi legami tra arti figurative e della rappresentazione del cinema».

Il secondo elemento che ha dato il via alla mostra è una riflessione su quei simboli pittografici che fanno parte della nostra quotidianità, ha aggiunto Presenti Compagnoni: «Il constatare, nell’analisi di questa collezione della fisiognomica, come gli emoji e gli emoticon di fatto abbiano una linea di continuità con gli schemi pittorici e scultorei adottati dal ‘600 in avanti, passando poi a tutta l’arte della recitazione». L’emoticon è l’estrema sintesi di un volto: due punti, una linea e una parentesi, con le variazioni a seconda dei sentimenti: «Gli schemi sono gli stessi» di quanto indicato dal pittore fisiognomicista francese Charles Le Brun, “il pittore del Re Sole”. «La manualistica della recitazione del teatro ottocentesco come quella del cinema si rifà agli stessi canoni pittorici, c’è una linea di continuità, che si ritrova nelle caratterizzazioni del cinema di animazione», ha aggiunto la curatrice.

Dopo l’intuizione del dialogo tra fisiognomica e le arti, è arrivata quella della connessione con le nuove tecnologie e i media. Simone Arcagni, l’altro curatore di #FacceEmozioni, ha ricordato anzitutto gli studi di computer grafica e i primi modelli sintetici animati di volti ad opera della Pixar, finché la computer graphic è diventata «anche un serbatoio di conoscenze fisiognomiche per dare un volto a delle animazioni digitali, per fare in modo che personaggi come macchine, giocattoli o animali potessero esprimere emozioni». Arcagni ha poi sottolineato che nel discorso non rientra solo il mondo tecnologico che “disegna”, ma anche quello che si occupa del riconoscimento facciale, «La disciplina della computer vision che magari non tutti conoscono ma che in molti subiscono» e che ha le applicazioni più svariate, con avanzamenti tecnologici che ci toccano nel quotidiano, dalla face recnognition che permette lo sblocco del cellulare grazie al riconoscimento facciale, all’uso di droni, alla sorveglianza. «È tutto un mondo di tecnologie che va a prendere a piene mani nell’enorme database della fisiognomica in quanto pratiche e conoscenze da mettere all’opera nel campo dell’intelligenza artificiale – ha aggiunto Arcagni – tutti questi saperi che attraverso 500 anni ritornano nelle tecnologie più sofisticate».

Tutte le informazioni sulla mostra, gli accessi e i biglietti sono sul sito del Museo Nazionale del Cinema di Torino.

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