Riccardo Gualino, la mostra ai Musei Reali di Torino

Daniele Bottallo

Torino, 06/06/2019.

È una storia che si può definire «straordinaria» quella di Riccardo Gualino. Biellese, nato nel 1879, imprenditore e mecenate, ma soprattutto grande collezionista di capolavori d’arte. Apre domani, a Palazzo Chiablese, la mostra I mondi di Riccardo Gualino, che i Musei Reali dedicano alla sua ricchissima collezione, con più di 300 opere in mostra fino al 3 novembre 2019. Si tratta di dipinti in arrivo dall’importante nucleo conservato alla Galleria Sabauda – ma anche una parte alla Banca d’Italia a Roma – con alcuni prestiti da musei e istituzioni. Ci sono, però, anche scrulture, arredi e fotografie.

Dal percorso di visita, curato da Annamaria Bava e Giorgina Bertolino, emerge la figura dell’uomo e del collezionista attraverso la sua passione per l’arte. Come lui stesso ha sostenuto nella sua autobiografia, pubblicata nel 1931, c’è un intreccio tra l’arte e la vita artistica, sul quale si basa anche questa mostra. E si segue così l’intero arco della vita di Gualino, nei diciotto ambienti delle Sale Chiablese, con accostamenti tra opere e fonti storiche. L’apice della sua vita imprenditoriale e anche della sua collezione fu raggiunto probabilmente negli anni Venti, quando i Gualino si fecere ritrarre da Felice Casorati nelle pose auliche tipiche dei signori rinascimentali.

Sono gli anni del successo di aziende come Snia Viscosa e Unica, ma anche di acquisizionie come la Madonna in trono di Duccio da Buoninsegna, la Venere di Sandro Botticelli, oppure Venere e Marte di Paolo Veronese. Fino ad arrivare a Négresse di Edouard Manet o il Paesaggio campestre di Claude Monet. Sono, questi, solo alcuni dei capolavori visibili in mostra, un progetto che i Musei Reali hanno reallizzato con la Banca d’Italia e con la collaborazione dell’Archivio Centrale dello Stato.

Non ci sono solo le opere, ma ci sono anche i «mondi» di Gualino. Perché gli spazi in cui è allestita la mostra costituiscono un rimando agli spazi originali in cui quadri e dipinti erano conservati. Ad esempio le sale del Castello di Cereseto Monferrato, prima residenza di Gualino, in stile neogotico, oppure la palazzina di via Galliari a Torino. Ma anche l’ufficio all’ultimo piano di corso Vittorio Emanuele II. Le fotografie raccontano anche tutto ciò che ruotava attorno alla collezione, documentando la vita di Riccardo Gualino e di sua moglie Cesarina Gurgo Salice. Il «milieu» cosmopolita che hanno frequentato, il clima dell’epoca, quegli anni Venti che sono iniziati nello splendore dello sviluppo industriale per concludersi nella crisi economica mondiale e nell’ascesa del regime fascista in Italia. Ci sono anche alcune immagini degli stabilimenti che Gualino ha fondato nel settore del legname, del cemento, della seta artificiale e del cioccolato.

Una stagione eccellente che si è conclusa con il crack finanziario, l’arresto e la condanna dell’imprenditore al confino, per volere di Benito Mussolini in persona, era il 1931. Dopo aver scontato la pena, però, Gualino iniziò una nuova vita a Roma, alla Rumianca e alla Lux Film, casa di produzione di Riso amaro di De Santis e di Senso di Visconti. Il dialogo tra passato e presente si salda, infine, con la giovane Clelia dipinta da Felice Casorati nel 1937, in dialogo conla scultura Santa Caterina del Maestro della Santa Caterina Gualino, una delle opere disperse e da poco riscoperta.

Informazioni e orari di visita sul sito dei Musei Reali di Torino.

Di Paolo Morelli

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