Plaza de los lectores: il Consorzio librai indipendenti di Torino al Salone del libro

Paolo Morelli

Torino, 11/05/2019.

È il primo grande spazio che si incontra entrando all’Oval, il grande padiglione guadagnato quest’anno dal Salone del Libro al posto del vecchio padiglione 5. Parliamo di Plaza de los lectores, l’area dedicata allo spagnolo, lingua ospite di questa edizione, che oltre ad avere un consistente programma di incontri con autori ispanofoni ha anche una libreria condivisa. A gestirla è ColTi, il consorzio dei librai indipendenti torinesi che, per adesso, raccoglie 21 librerie.

«Avevamo un po’ di paura – racconta Davide Ferraris, membro del direttivo di Colti e co-titolare della Libreria Therese – perché siamo passati dai 400 mq dello scorso anno a 120, ma sta andando meglio di come avevamo immaginato». A pagare, per ora, è sia la posizione, sia l’atmosfera che si respira all’Oval, che appare come uno spazio meno caotico, pur comunque piuttosto frequentato, e decisamente più vivibile del resto del Salone del Libro. Una componente legata alla «decompressione», fondamentale per godere appieno dell’esperienza di fiera.

«Per noi – aggiunge Ferraris – era importante comunicare che sono le persone che fanno i posti, le librerie sopravvivono per questo, perché costruiscono la comunità». Ed è quello che sta succedendo intorno alla Plaza de los lectores, dove arriva un flusso costante di visitatori che sembrano prediligere, differenza rispetto al passato, i libri in lingua straniera. Spagnola ma non solo. E tra i banchi della libreria fanno capolino gli scrittori, come i torinesi Fabio Geda e Enrico Pandiani (ma anche altri), oppure il cubano Leonardo Padura, passato da queste parti durante il primo giorno di Salone.

«Stiamo vendendo un po’ meno rispetto al 2018 – ammette Davide Ferraris – ma tutti i librai dicono che lo accettano volentieri, pur di vivere ore di qualità. E poi, ad esempio, io non ero abituato a vedere il cielo al Salone». Invece grazie alle ampie vetrate dell’Oval qui è quasi come stare fuori, ma ben riparati. C’è poi un altro dato. Se le vendite diminuiscono, anche se le librerie indipendenti non vengono certo per vendere più libri, aumenta lo «scontrino medio». Vuol dire che ogni acquirente va via, tendenzialmente, con più titoli rispetto al passato. Si tratta di lettori forti.

L’occasione è importante anche per lanciare un’altra iniziativa. «Stiamo provando a coinvolgere gli illustratori – conclude il libraio – come Ilaria Urbinati e Davide Bonazzi, ma il sogno è portare qui Zerocalcare». C’è una parete completamente bianca che è stata incorniciata da Nadia Leo, per ricavare uno spazio in cui disegnare, che ora si sta man mano riempiendo di illustrazioni. Non è ancora chiaro cosa ne sarà al termine del Salone, ma non è escluso che diventi una vera e propria opera di street art. E c’è poi un’altra idea che bolle in pentola: una volta riempita la parete a sufficienza, anche i visitatori «normali» potranno contribuire, scegliendo una parola da scrivere sul muro. Allora è vero che, come dice Ferraris, sono le persone a fare la libreria, anche dal punto di vista estetico.

Di Paolo Morelli

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