Torino, 23/04/2019.
Martedì 30 aprile 2019, alle ore 20.45, alle Fonderie Limone di Moncalieri debutta in prima nazionale Amleto di William Shakespeare, con la traduzione di Cesare Garboli, la consulenza drammaturgica di Fausto Paravidino, per la regia di Valerio Binasco, una nuova produzione del Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale.
Valerio Binasco dirige per la prima volta Amleto, calandosi nel groviglio di tormenti e sentimenti del Principe di Danimarca con una personalissima, sincera, empatica lettura della tragedia shakespeariana. Dopo aver interpretato il ruolo di Amleto con la regia di Carlo Cecchi, che gli valse il premio Ubu nel 1998, il direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, con questa nuova messa in scena dell’iconica tragedia shakespeariana, tiene a battesimo una compagnia stabile di attori che farà base alle Fonderie Limone di Moncalieri: la Lemon Ensemble. Nel suo percorso di regista in cui ha alternato titoli contemporanei a grandi classici fa dunque irruzione Amleto con le sue tormentose domande, i suoi dèmoni e la sua feroce malinconia: «una trappola - dice il regista - per catturare l’anima».
«Una tragedia che sembra ci sia stata donata apposta per
risvegliare qualcosa di sopito a morte dentro di noi»,
continua Binasco. Che fa della tempesta nel cuore del giovane
Principe una tragedia universale e privata, attraverso la quale dar
voce al proprio, personale groviglio di sentimenti e paure: «non so
trovar di meglio che tentare, ancora una volta, di andare a
prendere uno per uno tutti quei sentimenti (fantasmi?) che ci fanno
la voce grossa dentro e ci costringono ogni giorno, e per più d’una
volta al giorno, a recitare un "essere o non essere" che
non arriva mai da nessuna parte». Come quello, iconico, di Amleto,
terribile sequenza di punti interrogativi, ritorti e arcigni, più
spaventosi di qualsiasi diavolo.
«Sotto la dura e pesante scorza di un dramma
notturno di ambiente Monarchico, Cortigiano, Guerriero…,
con tanto di Fantasma del castello, Amleto per me è un
dramma famigliare. Una famiglia primaria, a immagine e somiglianza
della famiglia moderna, tutta protesa a ricreare l’Eden (commovente
progetto di ogni uomo e donna, condannati a riscoprire ogni volta,
e chissà ancora per quanti millenni, che la parola Eden se ne porta
sempre accanto un’altra, un aggettivo, ed è ‘perduto’)».
Su questo tema Cesare Garboli, di cui per
questa messa in scena viene utilizzata la “leggendaria” traduzione
pubblicata da Einaudi nel 2009, scriveva: «Ma Amleto è un
personaggio prigioniero di un elemento più primordiale dell’acqua e
fuoco: la famiglia. La sua appartenenza a un sistema famigliare
corrotto gli regala tutta l’ambiguità e la negatività necessaria a
farcelo apparire fraterno. Il suo paradosso è lo scontro di una
natura intellettuale e mentale col sistema barbarico che può solo
rifiutarla. Amleto pensa, ed è questa la sua debolezza e il suo
errore. A fare la debolezza di Amleto è dunque la sua
modernità. E questa modernità è inseparabile dai rapporti
di odi et amo, dal rapporto conflittuale coi valori
famigliari».
«Fare Amleto - scrive ancora Binasco nelle sue note allo
spettacolo - è come scendere in guerra contro il buio,
contro il silenzio, contro il disamore. E perdere. Buio,
silenzio e disamore sono tra i molti soprannomi della morte. Chi
sia destinato a vincere, in guerra contro la morte, si sa. Ma si
combatte lo stesso. Mi trovo immerso come tutti in un groviglio di
sentimenti. E ne ho paura….Tutti gli stati d’animo sono utili,
quando si comincia una impresa artistica, anche l’odio, la paura e
il disamore. Ci sono opere che chiedono, anzi, di essere conosciute
per primi dai nostri sentimenti oscuri…».
Valerio Binasco dal 2018 è il Direttore artistico
del Teatro Stabile di Torino. Le sue scelte registiche si sono
spesso orientate verso il teatro contemporaneo, con lavori da
Pinter, Fosse, Paravidino, McPherson, senza dimenticare i grandi
classici, fra questi citiamo le ultime produzioni del Teatro
Stabile di Torino: il Don Giovanni di Molière e
Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni.
In qualità di regista e attore si è aggiudicato 5 Premi
Ubu e due Premi dell’Associazione Nazionale dei
Critici di Teatro. La giuria del Premio “Le Maschere del Teatro
Italiano 2018” gli ha conferito il premio per la migliore regia per
lo spettacolo La Cucina di Arnold Wesker. Nella sua
carriera è stato diretto dai più importanti registi italiani
(Martone, Comencini, Giordana, Ozpetek), nel 2016 Binasco è stato
nominato per il David di Donatello come miglior attore non
protagonista per il film Alaska di Claudio Cupellini.
Lo spettacolo è interpretato da (in ordine alfabetico): Fausto Cabra (Laerte), Vittorio Camarota (Marcello/Guildenstern), Fabrizio Contri (Spettro/Attore), Christian di Filippo (Orazio), Michele Di Mauro (Re), Mariangela Granelli (Regina), Giulia Mazzarino (Ofelia), Nicola Pannelli (Polonio/Becchino), Mario Pirrello (Francisco/Osric), Gabriele Portoghese (Amleto), Franco Ravera (Becchino), Michele Schiano Di Cola (Rosencrantz/Bernardo). E con gli allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino: Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Cristina Parku, Davide Pascarella.
Le scene e le luci di questo nuovo allestimento sono di Nicolas Bovey, i costumi di Michela Pagano, il suono di Claudio Tortorici. Regista assistente Simone Luglio. Assistente ai costumi Silvia Brero. AMLETO, che è inserito nella Stagione in Abbonamento del Teatro Stabile di Torino, sarà replicato alle Fonderie Limone fino a domenica 19 maggio.