Ricami di carta: al MAO di Torino la mostra per il Capodanno Cinese

Torino, 31/01/2019.

In Occidente è chiamata «Capodanno cinese», ma in Cina, invece, è meglio nota coma la «Festa di primavera». È proprio al «Chunjie», che quest’anno cadrà il 5 febbraio, che il Mao dedica una mostra. Si tratta di Ricami di carta, aperta dal 31 gennaio al 17 marzo, curata dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino con la East China Normal University of Shanghai. Al centro c’è l’arte delle carte ritagliate, con un percorso espositivo che ruota intorno alle figure di Xi Xiaoqin e Chu Chunzhi, grazie ai loro lavori.

La Cina accoglie l’anno del maiale, considerato protettivo, affettuoso, generoso e onesto, ma anche possessivo, ingenuo e infantile. Sotto questo simbolo, dodicesimo segno dello zodiaco cinese, i visitatori della mostra seguiranno un percorso tra le diverse regioni dell’ex «Celeste impero», osservando anche le differenze tra gli artisti. Mentre Xi Xiaoqin opera a Shanghai, Chu Chunzhi si sposta principalmente nel «freddo» nord-est. Le due artiste saranno a Torino sabato 2 febbraio alle 11, per un workshop nel quale illustreranno le peculiarità della loro straordinaria arte. E i partecipanti potranno creare la propria «opera» di carta ritagliata.

Ma cosa sono queste «carte»? Si tratta di intagli, una forma di artigianato tipico della società cinese che si muove lungo credenze apotropaiche. Ma sono, più semplicemente, decorazioni, pensate all’origine per le case «dei ricchi» che, secondo alcuni studi, sarebbero state inizialmente realizzate su seta, che all’origine era quasi indistinguibile dalla carta. La tradizione, infatti, è talmente antica che quando se ne ipotizza la nascita – oltre 1500 anni fa, ma potrebbe essere più antica – la carta come la conosciamo oggi non esisteva ancora.

Ne ha parlato Tian Zhaoyuan, docente dell’università di Shanghai, durante la conferenza di apertura che ha anticipato l’inaugurazione della mostra. Se, all’inizio, soprattutto i letterati cinesi consideravamo questa forma artistica come una tradizione di poco conto, nel corso del tempo è stata rivalutata fino a essere inserita, il 20 maggio 2006, tra le forme di arte popolare diventate «patrimonio immateriale dell’umanità». Ed è stato proprio il professor Zhaoyuan a curare l’organizzazione di Ricami di carta, insieme a Hu ting e a Liu Yunqiu, direttrice di parte cinese dell’Istituto Confucio di Torino. Mentre la cura scientifica e l’apparato didattico sono stati realizzati da Stefania Stafutti, docente di Letteratura cinese all’Università di Torino e direttrice di parte italiana del Confucio.

Intanto, stando ad alcune ricerche che emergono dal percorso espositivo allestito al Mao, l’arte dell’intaglio potrebbe essere talmente antica da non essere nata su carta, ma sulle foglie degli alberi. Parliamo del IV secolo a.C., sebbene non ci siano ancora evidenze storiche tali per cui si possa confermare un’ipotesi del genere. Quel che è certo è il legame tra questa arte e la «Festa di primavera», che sarebbe stato sancito già durante l’epoca Tang (618-907 d.C.), quando agli imperatori, in occasione di questa ricorrenza, facevano visita diversi cortigiani con bandiere di seta ed emblemi d’argento ritagliati a forma di ideogrammi e fiori. Dato che, come abbiamo accennato in precedenza, la carta e la seta, all’epoca, non erano ben distinte, alcuni ricercatori hanno pensato che le prime carte intagliate fossero, in realtà, quelle di seta portate dai cortigiani.

I Ricami di carta esprimono vigore, gioia di vivere, ed essendo un’arte considerata «popolare» sono stati tramandati soprattutto dalle contadine illetterate. Ma sono per questo dei lavori più netti, più vivi, più forti rispetto alla raffinata pittura cinese, che pure con gli intagli di carta condivide dei tratti comuni, soprattutto nelle forme e nel linguaggio.

Di Paolo Morelli

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