Treni in Piemonte: linee pendolari e metro 2 di Torino nel report di Legambiente

Torino, 12/12/2018.

Come ogni anno, all’entrata in vigore dell’orario invernale, Legambiente lancia la campagna Pendolaria presentando una prima analisi dei dati più rilevanti che riguardano la situazione del trasporto ferroviario regionale in Italia

Sono quattro le questioni più rilevanti che si possono evidenziare rispetto alla situazione che vive ogni giorno chi si muove (o vorrebbe muoversi) sui treni pendolari. L’assenza di investimenti, i tagli al servizio regionale ferroviario, l’età del materiale circolante e l’aggiornamento sulle 10 peggiori linee ferroviarie individuate nel 2017.

A essere sottolineato, in giorni in cui è tornato a farsi vivo il dibattito sulla Tav, è il ritardo e l’assenza di investimenti in cui si trovano tante infrastrutture che renderebbero più veloci e comodi i viaggi di milioni di persone che ogni giorno si spostano per ragioni di lavoro o di studio. Quando si parla di incompiute in Italia ci si concentra sempre sulle grandi opere, dice infatti Legambiente, senza guardare a quelle più urgenti secondo la domanda di trasporto

Il report ha individuato 26 opere il cui completamento è di evidente enorme utilità per i pendolari, perché interessano un bacino di utenza complessivo che coinvolge oltre 12 milioni di persone. Il problema è che mancano le risorse per completarle. Si parla di interventi distribuiti in tutta Italia che comporterebbero una spesa limitata, rispetto alle grandi opere, ma che sembrano condannate a non vedere mai la luce visto che per la loro realizzazione mancano risorse pari a quasi 10,8 miliardi di euro.

In particolare, per il Piemonte, sono stati individuati due punti cardine: il ripristino delle linee soppresse in tutta la regione e l’attivazione della Linea 2 della metro nell’area metropolitana di Torino. Si legge infatti che in Piemonte si è tornati quasi ai livelli di servizio del 2010. Tra il 2011 ed il 2012 in Piemonte sono state soppresse 12 linee ferroviarie al servizio passeggeri, a cui si sono aggiunte ulteriori 2 linee negli anni successivi. La riapertura delle tratte in tempi certi deve diventare la priorità della Regione Piemonte secondo Legambiente. Si tratta infatti di oltre 483 chilometri di linee in un bacino che conta quasi un decimo della popolazione regionale e dove risiedono circa 420mila abitanti (su 4,4 milioni residenti in Piemonte). La sola linea Santhià-Arona serviva un territorio con un bacino d’utenza di oltre100.000 abitanti. Prima della chiusura, a causa di scarsi investimenti ed insufficiente offerta del servizio, l’afflusso di passeggeri su queste linee si era ridotto a circa 14mila passeggeri al giorno, ma il mercato potenziale è di 60/80mila passeggeri quotidiani.

Nello specifico per le linee Asti-Alba, Asti-Casale e Castagnole-Alessandria, gli importanti lavori di consolidamento fondamentali per la riapertura sono ancora in fase di progettazione e si prevede una durata di circa 3 anni dal momento dell’assegnazioni dei fondi, circa 15 milioni di euro, su cui però la Regione non ha dato tempi certi, inoltre, secondo uno studio dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese, comprenderanno sono una minima parte dei costi necessari. Legambiente identifica i costi per questo ripristino in 143 milioni di euro per le riaperture al servizio delle linee e segnala la necessità di 55 milioni di euro per ripristinare e potenziare il servizio. Solo 15 milioni sono invece attualmente disponibili.

Altra urgenza infrastrutturale è la metro 2 di Torino, di cui è recentemente stato reso noto il tracciato, di circa 26km di lunghezza. Saranno 33 fermate tra le stazioni Anselmetti e Rebaudengo, con il tracciato che arriverà a sud ovest fino a Orbassano mentre, a nordest, raggiungerà San Mauro, con una deviazione da via Bologna.  Si stima che nel 2030, quindi con l’intera rete completata, la nuova linea raccoglierà circa300mila spostamenti giornalieri, dei quali 170mila sottratti all’utilizzo dell’auto privata, consentendo di ridurre le emissione di CO2 nella misura di 30mila tonnellate annue. Di fronte a un bacino d’utenza di 300.000 passeggeri al giorno, i costi potrebbero quindi aggirarsi sui 2 miliardi di euro.

La Giunta Comunale di Torino ha approvato proprio in dicembre l’erogazione a GTT di un contributo aggiuntivo di 2 milioni e 500mila euro per il finanziamento del servizio della metropolitana, un provvedimento frutto dell’accordo siglato tra Comune, Regione, GTT e l’Agenzia per la Mobilità Piemonte lo scorso 28 aprile e valido per gli anni dal 2018 e fino al 2021. In particolare, per la metropolitana, Regione e Comune si sono impegnate a reperire e mettere a disposizione nuove risorse, così da evitare il ripetersi dei disallineamenti creatisi negli anni precedenti tra la somma dei contributi erogati e i costi d’esercizio effettivi. Nella stessa riunione di Giunta - nell’ambito degli impegni assunti lo scorso aprile con Regione Piemonte e Agenzia per la Mobilità, collegati al piano finanziario di GTT - è stato dato il via libera all’acquisizione, da parte di Palazzo Civico, di parte delle quote societarie di 5T srl pari al 21% (per un valore di 528mila euro), oggi detenute dal Gruppo Torinese Trasporti spa.

Ma non è tutto per il report Pendolaria 2018, che prende in esame anche un aggiornamento della situazione che vivono i pendolari delle 10 linee peggiori d'Italia individuate lo scorso anno. Tra queste, al posto numero 7, la Settimo Torinese-Pont Canavese, linea di 40 km, gestita da GTT e parte della linea 1 del Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino. I pendolari lamentano disagi provocati da treni cancellati senza preavviso con frequenze inadeguate. L’età dei convogli sfiora i 30 anni; la loro composizione in molti casi risulta del tutto inadeguata. I ritardi, ormai cronici, nelle ore di punta, non scendono quasi mai sotto i venti minuti e con molti treni che si fermano a Rivarolo, costringendo chi continua per Pont Canavese a dover prendere un autobus con ulteriore perdita di tempo. Addirittura in questo caso si nota un peggioramento rispetto allo scorso anno perchè i convogli al momento devono viaggiare tra Settimo Torinese e Rivarolo Canavese alla velocità massima di 50 km/h a causa della mancanza dei nuovi sistemi di sicurezza.

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