Il Mao di Torino compie 10 anni: il programma degli eventi dal 4 al 9 dicembre

Ida Bassi

Torino, 04/12/2018.

2008-2018: dieci candeline per il Mao di Torino, il Museo di Arte Orientale di via San Domenico, che per l’occasione ha allestito un calendario di incontri, convegni e approfondimenti in programma dal 4 al 9 dicembre.  Un decennio che equivale a un viaggio, come ha ribadito il presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario, un percorso intessuto di fascino alla scoperta delle meraviglie dell’arte orientale. Per questo, in dieci anni, il Mao ha saputo trasformarsi nel luogo di incontro di culture millenarie in dialogo.

Quasi interamente gratuite, le iniziative per festeggiare il decennale includeranno due importanti convegni con conferenze in collaborazione con istituzioni del territorio e professionisti, ma anche concerti, visite guidate, reading musicali, danze indiane, degustazioni di tè e cerimonia del tè, esibizioni di arti marziali; senza dimenticare i  laboratori gratuiti a cura dei servizi educativi e un cocktail a tema offerto da cinque locali dell’Associazione Quadrilatero Romano. Il tutto fino ad arrivare a sabato 8 dicembre, data della Notte magica dei Musei, ma soprattutto occasione per una festa che coinvolgerà il museo e l'intero quartiere del Quadrilatero che lo ospita, che si tingerà dei colori e del fascino del Museo. Qui il programma completo.

Un compleanno significa però anche guardare al futuro del MAO di Torino, come ha ribadito il neodirettore Marco Guglielminotti Trivel: «Ho lavorato per il MAO da prima ancora che aprisse al pubblico – ha infatti spiegato - Ho partecipato alla sua nascita e alla sua crescita nell'arco di 10 anni insieme al primo direttore e a tutti i colleghi. Sento il privilegio di aver contribuito ad aprire e “plasmare” un museo nuovo, incrementando con nuove acquisizioni le collezioni preesistenti. Poter celebrare il decennale del MAO in veste di direttore mi riempie quindi di gioia e di orgoglio».

Sfide, novità, presupposti per una crescita ulteriore, queste le linee guida del programma che si svilupperà in un ipotetico quinquennio che parte da oggi. Innanzitutto c’è l’idea di allargare sempre più il pubblico, coinvolgendo persone e interessi diversi, in continuità con quanto fatto finora e in un incessante relazione da una parte con il territorio, dall’altra con il tessuto internazionale sviluppato intorno al Mao di Torino. Tra le eccellenze a livello nazionale per qualità della collezione e traguardi, il Museo di Arte Orientale ha infatti affrontato con successo la sfida che l’ultimo decennio ha imposto ai musei, quella cioè di mutare in relazione a un diverso pubblico e a un nuovo approccio. «Si è trattato di una piccola rivoluzione – ha proseguito il direttore – abbiamo faticato perché siamo un museo particolare dove è difficile avere grandi numeri. Ma abbiamo mantenuti costanti collegamenti con il territorio, dapprima cercando di inserirci nel panorama locale, e poi con molte mostre e attività che hanno sfruttato il nuovo spazio per le mostre temporanee». Sotto la guida diGuglielminotti Trivel, il Mao vuole ora mantenere i lati positivi delle precedenti gestioni, senza rompere col passato, ma anche rivalorizzando la collezione permanente del Museo. In programma per il futuro ci sono l’apertura a nuove aree dell’Oriente, ma anche il ripristino di alcuni mezzi multimediali come il touchscreen e un’attenzione all’accessibilità per la fruizione delle collezioni.

«Dal 2008 abbiamo incrementato poco il patrimonio del Museo – ha concluso il direttore – lavoreremo su questo aspetto attraverso il crowdfunding e con possibili donatori, concentrando l’attenzione sulle collezioni e gli stakeholder». Chiare le idee diGuglielminotti Trivel, che ha ribadito anche la volontà di occuparsi di conservazione e restauro delle opere, accennando alla possibilità di presentare al pubblico molto presto un prezioso dragone del 18esimo secolo lungo oltre 4 metri. «I miei orizzonti come direttore sono limitati – ha aggiunto – ma penso di proseguire con le mostre, una fotografica, estiva, una di medio pubblico e una trainante per ogni anno. Si tratterà di mostre internazionali di grande respiro, come quella che il prossimo anno si occuperà di riflettere su arte islamica e acqua. Sarà una mostra di significato politico importante e dal taglio originale, sulla quale puntiamo per attirare l’attenzione di interlocutori all’estero nella prospettiva che possa approdare ad altri musei nel mondo». Per il 2020 si parla invece di una mostra dedicata alla Corea, anche questa già pensata e progettata in un’ottica di vendita, così da dare respiro alla sostenibilità del MAO.

Soddisfatte le istituzioni, dalla sindaca Chiara Appendino all’assessore regionale alla cultura Antonella Parigi, che ha ricordato la particolarità del MAO e il suo cammino vincente a confronto con le sfide dell’accessibilità e del patrimonio culturale come ambasciatore di pace e dialogo: «voi musei eravate lo scrigno del sapere – ha sottolineato la Parigi – oggi siete partner nelle istituzioni in un dialogo costruttivo che è uno degli aspetti migliori della globalizzazione». E intanto, a proposito di globalizzazione, il piccolo MAO di Torino segna un altro importante risultato, finendo su un’importante rivista internazionale con base a Londra proprio per celebrare i suoi primi dieci anni.

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