The Art of the Brick: in mostra a Torino le opere d'arte fatte di mattoncini Lego

Robin Kim

Torino, 10/11/2018.

Questa volta ce l’ha fatta. Nathan Sawaya, 45 anni, statunitense, è riuscito finalmente a portare a Torino le sue creazioni fatte di Lego, dopo che a marzo furono bloccate alla dogana del Brasile per così tanto tempo da costringere gli organizzatori a rinviare la mostra.

E ora, invece, The Art of the Brick® apre i battenti alla Società promotrice di Belle Arti di Torino, in viale Diego Balsamo Crivelli 11, dove tra il verde del Parco del Valentino trovano posto, all’interno dello spazio espositivo, le affascinanti opere costruite con i celebri mattoncini.

Gli organizzatori spiegano che la CNN ha nominato questa mostra fra le dieci «assolutamente da vedere», che ha già girato il mondo raccogliendo oltre cinque milioni di visitatori in cinquanta Paesi. A Torino sono esposte, in totale, 80 opere, visitabili fino al 24 febbraio 2019. Tra le cinque mostre itineranti realizzate da Sawaya, che stanno attraversando gli spazi espositivi di tutto il mondo, quella presentata a Torino arriva in Italia per la prima volta.

La capacità di Sawaya, ex avvocato poi dedicatosi totalmente alla sua passione per la scultura, è stata quella di ricostruire celebri opere d’arte utilizzando i mattoncini danesi. Ad esempio Der Küss (Il bacio) di Klimt, oppure L’urlo di Munch. Ma compaiono anche le riproduzioni della Gioconda di Leonardo da Vinci, della Ragazza col turbante di Jan Vermeer (anche nota come La ragazza con l’orecchino di perla, nome reso celebre al grande pubblico grazie al romanzo e al film che lo hanno scelto come titolo), oppure del David di Michelangelo e della Notte stellata di Vincent Van Gogh.

Ma ci sono anche delle novità, come la Testa Mohai, che riprende le celebri e misteriose sculture che costellano l’Isola di Pasqua, un’opera per la quale, ha spiegato Sawaya, «ci sono voluti mesi di lavoro e oltre 75.000 pezzi». Ma c’è anche l’enorme dinosauro, in realtà lo scheletro di un tirannosaurus rex. Tutte opere che arrivano da Seul. La capitale della Corea del Sud, infatti, ha ospitato l’ultima esposizione di Sawaya. L’arte, per l’autore, è la fonte di ispirazione dei suoi lavori.

Sawaya, infatti, non si è fermato alla «semplice» riproduzione di opere già esistenti, ma, come lui stesso ha spiegato, ha cercato anche di rivisitare quelle più celebri. È il caso di My Boy, che costruisce una Pietà di Michelangelo al contrario, dove è un uomo a tenere in brccio una donna morente. L’opera fa parte della sezione dedicata all’Anima, che raccoglie una serie di lavori frutto dell’immaginazione dell’autore. Qui si incontra forse l’opera più celebre, Yellow, che è anche protagonista della grafica di questa mostra.

Ma in questa sezione si trova anche una novità assoluta per l’Italia, l’installazione chiamata Division, dove tante mani emergono da un fiume rosso, protese verso un volo di corpi. Sull’interpretazione di quest’opera, l’artista non ha voluto sbilanciarsi. «Sarà il pubblico – ha detto – a trovare un significato». E proprio il pubblico sarà ancora una volta protagonista, perché potrà sbizzarrirsi all’interno di un’altra sezione. Uno spazio interattivo pieno di innumerevoli mattoncini, dove i visitatori potranno dare libero sfogo alla propria creatività. Un’area pensata per i bambini, certo, ma come spesso accade con i Lego, spesso va a finire che a divertirsi di più sono gli adulti.

Il biglietto intero costa 14 euro (ridotto 12), mentre per i bambini al di sotto di tre anni l’ingresso è gratuito. Esistono poi alcuni sconti per i gruppi e le scuole.

Di Paolo Morelli

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