Valerio Pellegrini a Wild Mazzini con Minerva: un'indagine su Kant in data visualization

Torino, 09/07/2018.

Chiunque si sia imbattuto almeno una volta negli scritti di Kant sa che non è possibile entrare nel pensiero del filosofo tedesco senza confrontarsi con parole come “noumeno”, “fenomeno”, “imperativo categorico” o “schematismo trascendentale”. Ma cosa accadrebbe se invece di partire da alcuni termini chiave iniziassimo a lavorare utilizzando tutte le parole, di tutti i suoitesti ?

È quanto ha potuto sperimentare Valerio Pellegrini attraverso il progetto Minerva, il cui nome si riferisce alla celebre metafora hegeliana della “Nottola di Minerva” citata nell’ultimo capoverso della Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto. La serie di tavole Minerva, esposte da Wild Mazzini data art gallery dal 12 luglio al 4 agosto, è l’ultima mostra della prima stagione Prospettiva italia che ha portatoal grande pubblico quattro percorsi esemplari della creatività italiana nell’information design.

Il designer ha lavorato sul progetto quasi due anni, coinvolgendo diverse realtà accademiche e figure professionali, tra cui i designer del Density Design Lab del Politecnico di Milano, gli informatici dell’Università di Duisburg-Essen e un team di storiografi della filosofia dell’Università degli Studi di Milano, con l’obiettivo di rappresentare l’intera evoluzione del lessico kantiano: dalla frequenza dei termini alla loro reciproca gerarchia.

«La scelta di concentrarmi sugli scritti kantiani è dipesa da due ragioni, entrambe accidentali -spiega Pellegrini. La prima è che il progetto è nato chiacchierando davanti a un caffè con un amico profondamente appassionato di Kant. La seconda è che, nel 2012, il corpus kantiano era l’unico disponibile in formato digitale e strutturato, grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori sponsorizzati dall’Università di Duisburg-Essen. Inoltre, esiste una radicata tradizione di storiografia filosofica e filologica intorno al lavoro di Kant, il che avrebbe assicurato una buona ricezione e utilizzo dello strumenti da parte della comunità scientifica.»

Minerva è un sistema di analisi comparata che non si limita a rintracciare a calcolare la frequenza dei lemmi, accelerando e semplificando il processo di ricerca, bensì visualizza l’evoluzione del lessico, favorendo un nuovo tipo di dialogo con i testi. Il concetto stesso di lettura assume la forma di un processo interattivo e dinamico che si muove tra l'accesso diretto e ravvicinato al testo e la visione a distanza fornita dalle visualizzazioni, generando nuovi possibili percorsi di indagine.

Il valore aggiunto della visualizzazione è duplice: da un lato consente di ordinare la complessità delle informazioni, manifestando in un solo colpo d’occhio il rapporto che sussiste tra le singole parole (e, quindi, tra i concetti); dall’altro permette di lavorare direttamente sul testo accedendo a diversi livelli di lettura, ricercando i lemmi d’interesse ed editando note e appunti correlatIdinamicamente al testo strutturato.

La visualizzazione ha confermato modelli già noti per la storiografia, ma ha anche evidenziato interessanti sorprese che hanno portato a ulteriori approfondimenti. Un esempio significativo del secondo casosi trova nel brumoso territorio della filosofia della religione kantiana, in particolare con il termine Schwarmerei (fanatismo, conformismo): il concetto è fluido ed eccezionalmente polisemantico sia nel tedesco del diciottesimo secolo, sia nella filosofia kantiana. Ciononostante, il dato rappresentato da Minerva ha mostrato come il concetto di Schwarmerei e di religione conoscano in Kant uno sviluppo armonicamente parallelo. Questa semplice osservazione ha suggerito che nella mente di Kant l'architettura della filosofia religiosa sia sorta dalle lunghe ombre che il fanatismo aveva proiettato del pensiero del filosofo. Viene così suggerita l’idea che lo studio del significato del termine Schwarmerei in Kant possa essere una condizione di necessità per un'autentica comprensione della sua filosofia della religione.

«Questo è in realtà un esempio tra tanti - precisa Pellegrini - Abbiamo ottenuto risultati notevoli analizzando termini come Simbolo, Buono, Legge, Bibbia, Regno dei fini e così via. Va comunque ricordato che per quanto lo strumento sia potente, rimane valida le legge che governa qualsiasi tipo di indagine. Vi si trova molto poco se non si sa cosa cercare. Come per ogni altra opera umana, il suo significato riposa nell’occhio di chi l’osserva. Non posso dirvi cosa dovreste vederci voi o chiunque altro. Posso dirvi però cosa ci abbiamo visto noi. Una mappa. Una mappa labirintica che si è erta a simbolo di un viaggio nella mente di un genio che i nostri tempi stanno ancora faticando a comprendere. Un labirinto in cui ci è possibile passeggiare, riposare e correre, sfocando ad ogni passo la differenza tra la mappa e il territorio. Tra rappresentazione e realtà. Tra la mente del genio e la nostra».

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